“Non possiamo competere a livello di qualità con gli oli italiani, ma i nostri sono molto meglio di quelli spagnoli e per questo sono apprezzati anche dall’Italia che è il nostro primo paese per l’export”. Nell’intervista rilasciata al settimanale lusitano Expresso, Pedro Lopes (nella foto), presidente dell’Associazione degli olivicoltori e frantoi del Portogallo “Olivum” mette in luce i progressi ottenuti dal settore olivicolo-oleario – poco meno di 400 mila ettari gli oliveti presenti gestiti da circa 110 mila aziende agricole – e individua gli scenari futuri.
“La prossima campagna 2023/24 – evidenzia – sebbene non straordinaria, sarà migliore della precedente. Stimiamo che la produzione nazionale possa essere di 140 mila tonnellate di olio d’oliva, rispetto alle 126 mila tonnellate della campagna precedente. Alcune forti e successive gelate che si sono avvertite a fine inverno e inizio primavera hanno condizionato il potenziale produttivo, impedendo all’annata di essere ancora migliore.
Oggi, stando ai dati ufficiali, le esportazioni del Portogallo assommano a circa 180mila tonnellate ed un consumo interno di 55mila tonnellate. “I principali mercati di vendita sfuso dei frantoi – sottolinea Lopes – sono senza dubbio l’Italia e la Spagna (se si parlasse di olio d’oliva confezionato sarebbe il Brasile). L’olio d’oliva italiano ha effettivamente una reputazione internazionale che gli consentirà di avere una maggiore differenza di prezzo, non solo rispetto all’olio d’oliva portoghese, ma anche rispetto a tutti gli altri oli. Va notato che la Spagna è il primo produttore mondiale di olio d’oliva, ma non può raggiungere la notorietà dell’olio d’oliva italiano e il conseguente apprezzamento. Per inciso, consideriamo che questa notorietà e apprezzamento dei prodotti italiani non sia qualcosa di esclusivo dell’olio di oliva, ma di tutti i prodotti alimentari in generale, dove il marchio “Italia” ha effettivamente un “plus” in termini di valore (pasta, vino, formaggio , ecc.)”.
Detto questo, per il presidente dell’Associazione degli olivicoltori e frantoi, valorizzare l’olio portoghese è una strada maestra. “Il nostro olio è molto buono, e questo è evidente quando guardiamo le classifiche ottenute dall’olio d’oliva portoghese nelle competizioni internazionali in tutto il mondo. Quello che è successo è che prima il Portogallo non produceva nemmeno per il consumo intyerno e quindi non era un paese esportatore. Ora che abbiamo raggiunto dimensioni importanti, soprattutto con le nuove piantagioni e l’ammodernamento degli oliveti in regioni come Alentejo (dove insiste oltre il 50% della produzione olivicola, sostenuta dall’irrigazione della diga di Alqueva, ndr), Ribatejo e persino Trás-os-Montes, le aspettative sono molto interessanti. Ed il fatto che oggi gli oli portoghesi, anche sfusi, siano più apprezzati degli oli spagnoli, spiega l’interesse che l’Italia ha per il nostro olio di oliva”.