A fine anno è opportuno tornare a riflettere sulla Rogna dell’olivo, una malattia di grande rilevanza fitopatologica causata dal batterio Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi. Sebbene sia un argomento già ampiamente discusso, rimane estremamente attuale per i danni che provoca agli oliveti e per le sfide che pone alla sostenibilità della produzione olivicola.
Adattamento del batterio
Il Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi è una varietà di batterio specificamente adattata a infettare l’olivo, che nei millenni ha sviluppato geni specifici, che producono proteine e altri composti, che gli permettono di superare le difese naturali dell’olivo. Questo batterio ha prodotto un sofisticato sistema infettivo, chiamato sistema di secrezione di tipo III, che funziona come una micro-siringa, che inietta nelle cellule dell’olivo delle proteine, chiamate effettori proteici, che abbassano o annullano la capacità della pianta di autodifendersi. Queste proteine sono state “progettate” dal batterio per interferire con i meccanismi di difesa dell’olivo, bloccandoli o manipolandoli a proprio vantaggio.
È come se il batterio “ingannasse” l’olivo, rendendolo più vulnerabile all’infezione e favorendo la formazione dei caratteristici tubercoli della Rogna. Se il batterio ha affinato la sua capacità di superare le difese dell’olivo, anche questo ha sviluppato risposte di difesa specifiche, ma non sono sempre sufficienti a impedire l’infezione.
L’olivo, infatti, dispone di una corteccia e di tessuti protettivi che possono agire come una barriera fisica per impedire al batterio di penetrare nella pianta e, come altre piante, è in grado di attivare meccanismi di difesa chimica, producendo composti antimicrobici e segnali molecolari che aiutano a limitare l’infezione e a contenere i danni causati dal patogeno.
Però le ferite causate dalla potatura, dalla grandine o da danni meccanici rappresentano un punto d’ingresso ideale per il batterio e, questo, rende l’olivo particolarmente esposto, specialmente nei momenti di elevata umidità e temperature miti, che sono condizioni comuni nelle aree di coltivazione dell’olivo.
Non tutte le varietà di olivo rispondono allo stesso modo all’attacco del batterio, alcune sono più resistenti, altre sono altamente suscettibili alla Rogna. Ad ogni modo non esistono varietà completamente immuni, il che rende difficile prevenire la malattia senza interventi esterni.
Da considerare pure che il Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi è un batterio epifita, cioè vive principalmente sulla superficie delle foglie, dei rami e, in misura minore, può trovarsi anche nel terreno. Questo lo rende un patogeno costantemente presente negli oliveti, capace di approfittare delle condizioni favorevoli per moltiplicarsi e infettare la pianta.
La diffusione del batterio è particolarmente facilitata dalla pioggia, che lo trasporta sulle superfici vegetali e nelle ferite, permettendogli di penetrare nei tessuti.
La produzione delle galle o tumori
Uno volta che il Pseudomonas savastanoi infetta la pianta, penetrando attraverso ferite o aperture naturali, rilascia sostanze chimiche, tra cui l’acido indoloacetico, un tipo di ormone vegetale simile all’auxina, che promuove la crescita cellulare, spingendo le cellule dell’olivo a proliferare in modo anomalo, formando le galle.
Inizialmente, la pianta le forma come una reazione difensiva per cercare di isolare il batterio e limitare la sua diffusione, tuttavia, il batterio sfrutta questa risposta a suo vantaggio. Le galle diventano un ambiente protetto in cui il Pseudomonas savastanoi può proliferare, nutrirsi e diffondersi più facilmente.
Queste galle o tumori possono ostacolare il flusso di nutrienti e acqua all’interno della pianta, compromettendone la salute, possono anche causare debolezza nei rami, rendendoli più suscettibili alla rottura.
Utilizzo di prodotti rameici
Al momento, non ci sono studi approfonditi che identifichino specificamente tutti i batteri gregari che supportano direttamente l’azione di Pseudomonas savastanoi. Questo batterio è considerato un patogeno opportunista, poiché necessita di micro-ferite, come quelle provocate dalla potatura, da grandinate o da insetti, per entrare nella pianta e stabilirsi nei tessuti.
Tradizionalmente, la gestione della Rogna si è basata sull’uso di prodotti a base di rame, che agiscono come battericidi e batteriostatici, tuttavia, questa pratica presenta diverse limitazioni, come un’efficienza ridotta, soprattutto in condizioni di elevata pressione del patogeno, inoltre, ha un impatto ambientale negativo, con impoverimento della biodiversità microbica e accumulo di rame nel suolo.
Strategie di biodiversità con il Bacillus subtilis
Gli studi si sono rivolti allora nel creare un ambiente sfavorevole allo sviluppo del batterio creando nell’ambiente in cui vive una biodiversità microbico, ossia la presenza di altri batteri che occupassero spazio vitale al Pseudomonas savastanoi in modo che trovasse meno spazio da svilupparsi. In questo approccio di difesa promettente è stato utilizzato il Bacillus subtilis, in uso da decenni nella difesa fitosanitaria.
Il Bacillus subtilis è un batterio che vive in vari ambienti naturali, come il suolo e aiuta i nutrienti ad essere assorbiti dalle piante, può sopravvivere in condizioni ambientali difficili, ciò rende questo microrganismo molto versatile e diffuso. Circa venti anni fa è entrato in commercio il ceppo QST 713 del batterio, presente nel prodotto Serenade ASO, che ha dimostrato di ridurre l’incidenza della Rogna grazie alla produzione di composti antimicrobici e alla competizione con il patogeno per spazio e nutrienti.
Strategie combinate zinco, rame e distillato di legno
Tra le nuove opzioni disponibili, lo zinco si sta affermando come un alleato interessante nella gestione della Rogna dell’olivo, grazie alle sue proprietà antimicrobiche. Ad esempio, il prodotti con in soluzione contenente zinco e rame complessati con acidi organici, ha mostrato un’efficacia promettente contro Pseudomonas savastanoi.
Lo zinco agisce sul metabolismo batterico, inibendo specifici enzimi e alterando la permeabilità delle membrane cellulari, riducendo così la capacità del batterio di proliferare.
L’uso dello zinco, specialmente in combinazione con altre strategie biologiche e agronomiche, consente di ridurre la dipendenza dai trattamenti chimici tradizionali, promuovendo al contempo la sostenibilità ambientale.
Parallelamente, l’impiego di sostanze naturali come il Distillato di legno all’1% sta emergendo come complemento ideale; applicato in basse concentrazioni, migliora la fertilità del suolo e stimola la resistenza naturale delle piante.
L’uso combinato di Bacillus subtilis, distillato di legno e zinco potrebbe rappresentare una soluzione integrata per la gestione della Rogna dell’olivo.