Olio di oliva, così le fasi fenologiche del 2024 hanno influito sulla produzione

L'adattamento dell'olivo al cambiamento climatico si rivela complesso
AIPO
Views: 104

di

Analizziamo le fase fenologiche che ha avuto la pianta d’olivo in questa campagna produttiva che sta concludendosi.

Riposo vegetativo

Il riposo vegetativo dell’olivo è la fase in cui la pianta d’olivo ha una limitata attività vegetativa, presente in gennaio e febbraio. Gennaio ha avuto temperature miti, con massime di 14,6°C e minime di 4,2°C., precipitazioni di 84 mm e umidità minima del 75%.  Anche febbraio è stato mite, con massime di 17,1°C e minime di 7,2°C.; le precipitazioni sono state mediamente di 140 mm pioggia e con umidità minima dell’88%.

Queste condizioni climatiche hanno favorito una ripresa vegetativa graduale delle piante e una moderata perdita di riserve energetiche. Le piante accumulano riserve di energia, sotto forma di zuccheri, amidi, proteine per sopravvivere durante i periodi di bassa attività. Una ripresa graduale permette di usare queste riserve in modo calibrato, senza sprechi.

Ripresa vegetativa e inizio attività delle radici

La riprese vegetativa, già avviata a fine febbraio, ha trovato un mese di marzo con temperature in aumento, massime di 20,4°C e minime di 8,5°C. Le precipitazioni mediamente sono state di di 10 mm e umidità minima del 72%, tranne la Sicilia. Il successivo mese di aprile è stato caldo e secco, con massime di 28,2°C e minime di 8,8°C., scarse precipitazioni, mediamente non hanno raggiunto i 50 mm, e umidità minima del 77%. L’attività radicale è iniziata tra la fine di marzo e i primi giorni di aprile, quando le temperature del terreno a 35-40 cm di profondità hanno superato i 10°C, favorendo l’assorbimento di nutrienti.

Mignolatura

Dalla metà di aprile, circa, è iniziata la mignolatura, una fase fenologica importante nell’olivo, durante la quale si formano i germogli, che si raggruppano in infiorescenze a forma di grappolo, chiamate “mignole”, che, dopo due o tre settimane, si trasformeranno in fiori.

Fioritura

La fioritura è iniziata mediamente nella prima quindicina di maggio e si è protratta fino oltre la prima decade di giugno. Durante questo periodo, le temperature hanno raggiunto massime di 30-31°C, a volte riducendo la vitalità del polline e rendendo meno probabile la fecondazione dei fiori. Le precipitazioni tra maggio e giugno sono state abbondanti, e l’umidità relativa è stata elevata.

Allegagione

L’allegagione ha mostrato irregolarità dovute allo stress termico, pur mantenendo un sufficiente potenziale produttivo dell’oliveto. Le temperature superiori ai 30°C durante la fioritura hanno compromesso l’efficacia del polline, rendendo più difficile la fecondazione dei fiori. Tuttavia, grazie alle condizioni climatiche favorevoli nel complesso, come l’abbondante umidità e le precipitazioni regolari, l’oliveto ha potuto mantenere un buon livello di allegagione. Questo ha permesso di limitare l’impatto negativo delle alte temperature, garantendo comunque una discreta formazione di frutti.

Primo ingrossamento delle olive

Dalla seconda/terza decade di giugno si è osservato il primo ingrossamento delle drupe, seguito da una significativa cascola verde nella prima settimana di luglio. Giugno ha registrato ondate di calore che hanno raggiunto i 33°C., scarsità di precipitazioni, tranne al Nord che hanno raggiunto mediamente i 100 mm di pioggia e un’umidità minima del 76%.

Indurimento del nocciolo

L’indurimento del nocciolo è iniziato alla fine della seconda decade di luglio, protraendosi fino ai primi giorni di agosto. La ridotta disponibilità idrica ha rallentato questo processo fisiologico, aggravata da punte di calore che hanno raggiunto i 36°C.

Maturazione

L’accumulo lipidico, inolizione, è iniziato lentamente, accelerando solo dalla fine di agosto. Le elevate temperature estive hanno creato difficoltà alla pianta nell’attuare la conversione degli zuccheri in grassi, soprattutto nelle regioni del Sud Italia e isole. Ad agosto, le temperature sono state ben al di sopra delle medie storiche, con scarse precipitazioni, con la conseguenza di creare problemi di accrescimento e cascola delle olive negli oliveti non irrigui. Dalla metà di agosto, sono arrivate piogge localizzate, anche di notevole entità, che hanno abbassato le temperature e idratato terreni e piante. Verso la fine di agosto, perturbazioni violente hanno portato grandinate e arrecato danni alle produzioni colpite.

Invaiatura

L’invaiatura è iniziata nella prima decade di settembre e, dopo la seconda decade, sono sopraggiunte abbondanti piogge e abbassamenti repentini delle temperature che hanno rallentato notevolmente l’inolizione finale.

Raccolta olive

La raccolta è iniziata nella seconda decade di ottobre, molti frantoi hanno concluso le moliture già nella prima decade di novembre.

Sintesi dei grassi e l’effetto delle alte temperature

Le temperature estive superiori ai 32-33°C hanno creato un ambiente sfavorevole per la sintesi lipidica nelle olive. Le alte temperature possono causare stress termico, che compromette la funzionalità degli enzimi coinvolti nella biosintesi dei lipidi. Questo processo è particolarmente critico durante le fasi di maturazione tra agosto e settembre, quando la formazione dell’olio dovrebbe essere al suo massimo. La sintesi dei lipidi coinvolge una serie di enzimi che lavorano insieme per convertire gli zuccheri in acidi grassi e, successivamente, in trigliceridi (lipidi).

Uno dei componenti centrali di questo processo è l’Acetil-Coenzima A (Acetil-CoA), è il punto di partenza per iniziare la costruzione della catena di acidi grassi. Pur tuttavia le elevate temperature possono causare la denaturazione delle proteine enzimatiche, ossia la perdita della loro struttura, riducendone l’efficacia e impedendo o limitando la formazione degli acidi grassi. Questo provoca una diminuzione della conversione degli zuccheri in lipidi, riducendo la produzione complessiva di olio nelle olive. Tra settembre e metà ottobre, l’elevato numero di giornate piovose ha causato una ritenzione idrica eccessiva nel terreno, influenzando negativamente i processi fisiologici delle piante. L’eccesso di acqua nel terreno potrebbe aver causato ipossia radicale, riducendo l’efficienza dell’assorbimento di nutrienti e limitando la respirazione delle radici. Questo stress idrico può portare a una diluizione dei succhi cellulari nelle olive, riducendo così la concentrazione di olio.

Le temperature elevate unite poi ad abbondanti piogge autunnali hanno alterato i processi fisiologici che contribuiscono alla produzione di olio.

Riposo vegetativo

Il riposo vegetativo è iniziato nella terza decade di novembre, quando le temperature del terreno a 30 cm di profondità sono scese sotto gli 8°C.

Conclusione

Il 2024 ha riproposto le sfide climatiche degli anni precedenti, influendo negativamente sulla produzione olivicola del centro-nord Italia. L’adattamento dell’olivo ai cambiamenti climatici si rivela complesso, con una crescente perdita di fertilità dei suoli che aggrava ulteriormente il problema, è una questione complessa che merita un’attenzione particolare per garantire la salute e la produttività degli oliveti. Estati eccessivamente caldo come quella dell’anno in corso possono determinare un impoverimento della sostanza organica per l’effetto dell’eremacausi, che è la decomposizione completa della materia organica in presenza di ossigeno, con la formazione di composti volatili come anidride carbonica, acqua e ammoniaca. Si verifica principalmente in climi aridi, dove le elevate temperature e la scarsità di umidità favoriscono le reazioni di ossidazione e la sostanza organica viene completamente distrutta, riducendo la fertilità del suolo e impoverendo i nutrienti disponibili per le piante.

Per rimanere sempre aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter qui!

Iscriviti alla nostra newsletter!

Tags: Aipo, Enzo Gambin, Fasi fenologiche, in evidenza

Potrebbe piacerti anche

Potatura meccanizzata in un oliveto tradizionale? Via alle prove!

Author

Potresti leggere