Che i controlli sull’olio di oliva in Italia siano ad un livello elevato da far invidia a tanti altri paesi europei (e non solo) è ormai una cosa nota. Dunque non stupisce che quando qualcuno prova a fare il furbo, puntuale arrivano le forze dell’ordine a ripristinare la legalità. Mettendo a nudo un sistema che riguarda sempre più commercianti, o presunti tali, del tutto estranei ad una filiera che prova a fare sistema in nome di qualità e sicurezza alimentare.
Avevamo parlato della Liguria qualche giorno fa, stavolta ci trasferiamo in Calabria. Qui la Guardia di Finanza, nel corso di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ha sequestrato 180 quintali di olio d’oliva, per un valore di oltre 200 mila euro, spacciato e venduto come extravergine, ma risultato di qualità inferiore.
Destinazione dell’olio era la Puglia, in particolare la provincia della Bat (Barletta – Andria – Trani). Gli uomini delle Fiamme Gialle, unitamente al personale della Repressione Frodi, hanno effettuato un controllo nell’azienda di partenza ed in quella di arrivo. In tutto tre cisterne, tra olio consegnato ed in partenza. Tutto catalogato come extravergine biologico, con tanto di compilazione nel registro telematico del Sian, ma nei fatti – completate le relative analisi – risultante essere olio vergine se non addirittura – per 45 dei 180 quintali complessivi – olio lampante e dunque non commestibile. L’eccesivo grado di acidità è risultato il parametro più evidente per smascherare la truffa. Il titolare della ditta individuale in cui era custodito l’olio sequestrato è stato denunciato per i reati di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine.