di Francesca Gambin e Roberta Ruggeri
Ufficio economico AIPO
Nel mese di maggio 2025, il prezzo medio dell’olio extra vergine di oliva in Italia ha mostrato un incremento del 2,3%, passando da 9,62 €/kg a 9,84 €/kg. Questo aumento è da riportare a una ridotta disponibilità di scorte, che si stimano inferiori del 10% rispetto allo stesso periodo del 2024 e addirittura del 34% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Tale scarsità contribuisce al mantenimento dei livelli di prezzo in un attuale contesto di debolezza della produzione mediterranea e di interesse internazionale verso l’olio extravergine di qualità.
Diverso è l’andamento nelle categorie inferiori, l’olio lampante è passato da 2,50 €/kg a inizio maggio a 2,30 €/kg a fine mese, -8%. Anche l’olio raffinato ha subito una riduzione, passando da 3,25 €/kg a 3,00 €/kg, -7,7%. Queste tipologie, più frequentemente utilizzate nella trasformazione industriale o come base per miscele, sembrano risentire di una minor tensione sulla domanda.
Per quanto riguarda l’olio vergine, categoria intermedia tra extra vergine e lampante, al momento non si registrano dati significativi per tutto il mese ha mantenuto quotazioni sui 6 €/kg come il mese precedente. È probabile che questo segmento continui a vivere una posizione marginale sia sul piano commerciale che mediatico.
Gli oli di semi
Il confronto con gli oli di semi mette ulteriormente in luce il posizionamento dell’olio extra vergine. Nel mese di maggio, le quotazioni degli oli di girasole si sono mantenute tra i 2,50 e i 3,00 €/kg, quelle della soia tra i 2,00 e i 2,80 €/kg, mentre l’olio di palma, generalmente più economico e soggetto a maggiori restrizioni ambientali, si è collocato tra 1,50 e 2,50 €/kg. La forbice di prezzo rispetto all’EVO è ampia e significativa, confermando la natura premium dell’extra vergine, il cui impiego resta largamente orientato all’uso gastronomico domestico e di qualità.
I consumi di olio extravergine
Dal punto di vista dei consumi, l’Italia si conferma un’anomalia positiva nel contesto europeo. I dati più recenti indicano un consumo pro capite annuo superiori a 7,5 kg di olio di oliva, di cui la maggior parte extra vergine, e circa 5 kg di oli di semi. In termini percentuali, l’olio extra vergine di oliva rappresenta circa il 52% dei consumi totali di oli alimentari, mentre gli altri oli di oliva, vergine, raffinato, sansa, incidono per un 10%, lasciando agli oli di semi il restante 38%.
In conclusione, il mese di maggio 2025 conferma un quadro di stabilità delle quotazioni dell’olio extra vergine di oliva italiano, sostenuto dalla scarsità di prodotto e da una domanda ancora forte, almeno nei segmenti più attenti alla qualità. Le categorie inferiori e gli oli di semi restano su livelli di prezzo più bassi e stabili, offrendo un’alternativa economica ma non qualitativamente comparabile.
Sarà interessante osservare nei prossimi mesi l’evoluzione delle scorte residue, l’andamento climatico e le prime previsioni per la campagna olearia 2025/2026. In un mercato sempre più esigente e competitivo, la qualità resta la leva principale per valorizzare il prodotto italiano, sia sul mercato interno che all’estero.