Olivicoltori indipendenti in crescita nel segno dell’innovazione

Alla fiera di Bologna si chiude oggi l'appuntamento della FIOI con i Vignaioli Indipendenti: un'alleanza che continua a crescere e rafforzarsi. Con tante novità
Economia
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di Erica Buzzi

FIOI, la prima associazione guidata da chi vive e lavora nell’extravergine, torna al Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti (BolognaFiere, 15–17 novembre 2025) portando anche quest’anno un percorso dedicato all’olio di alta qualità. Un’alleanza che continua a crescere e a rafforzarsi, parlando con sempre maggiore convinzione di etica, cultura e valore del prodotto agricolo.

Ed è proprio dentro questo contesto che emerge una delle storie più emblematiche dell’edizione 2025: quella dell’impresa Bianchini, giovane azienda olivicola di Tuscania, guidata da due ingegneri trentenni – Giorgio Iuculano e Rosa Bianchini – che hanno scelto l’olio come progetto di vita, anziché le carriere tradizionali per cui avevano studiato.

La nuova olivicoltura parla il linguaggio dell’innovazione

L’azienda Bianchini nasce negli anni ’30 in Calabria, si radica poi nel Lazio grazie al nonno di Rosa e oggi rinasce grazie alla decisione dei due giovani di “fare sul serio”: studiare, formarsi, capire il mercato e dotarsi di un’identità di brand. In soli tre anni, unendo competenze ingegneristiche, analisi dei dati, visione di marketing e rispetto per la tradizione, l’azienda è già in utile.

Il loro lavoro inizia in campo, con una gestione scientifica dell’oliveto: stazione meteo, sensori, agricoltura biologica e interventi solo quando necessari. Ma la vera discontinuità arriva dal modo in cui affrontano il problema più grande che l’olio incontra fuori dal frantoio: la conservazione.

Mentre il settore ha trovato soluzioni per proteggere da luce e ossigeno, nessuno aveva proposto un metodo efficace e immediato per segnalare al consumatore se l’olio è stato esposto al calore, nemico silenzioso che deteriora profumi e polifenoli delle nostre bottiglie che conserviamo. Così nasce l’idea che li ha resi un caso unico in Italia: la vernice termocromica applicata sull’etichetta, un thermocheck brevettato come modello di utilità. Una linea che corre lungo la bottiglia e che scompare oltre i 20°C: non un semplice abbellimento, ma un gesto di trasparenza e tutela del consumatore, finora mai introdotto da nessun produttore olivicolo italiano.

Parallelamente, la parte informatica trova la sua forma in Olivia, un chatbot addestrato da Rosa – ingegnere informatico – capace di rispondere alle domande dei clienti con precisione, cordialità e link diretti al prodotto. L’80% delle richieste si conclude con un ordine, liberando tempo per il lavoro agricolo e migliorando l’efficacia del sito. Una strategia digitale che unita alla possibilità di chiamare in azienda e parlare con chi produce davvero, unita al racconto visivo, ai social e alla cura del brand, ha reso l’azienda un riferimento per molti giovani olivicoltori.

La prospettiva di FIOI: qualità, etica e futuro

Foto di gruppo degli Olivicoltori indipendenti presenti in fiera

Nell’area FIOI del Mercato dei Vini, il presidente Filippo Legnaioli e il vicepresidente Tommaso Masciantonio raccontano una visione che si allinea perfettamente all’esempio dell’azienda Bianchini.

Il primo asse è la collaborazione con i vignaioli indipendenti: non un affiancamento casuale, ma una scelta strategica e culturale. «Vino e olio – spiegano – condividono un’etica produttiva, l’attenzione all’ambiente, alla filiera corta, alla qualità che nasce dal territorio e dalle persone».

Il secondo asse è la sostenibilità economica. Gran parte dell’olivicoltura italiana è frammentata, familiare, radicata in piccoli appezzamenti: una ricchezza di biodiversità che però rischia di sparire se non adeguatamente sostenuta. «La vendita diretta è il canale più efficace: azzera gli intermediari e crea un rapporto di fiducia tra produttore e consumatore». Ma serve anche educazione: spiegare perché una bottiglia può costare 15 o 20 euro, quali differenze esistono rispetto agli oli che troviamo a 6,7,8 euro, quali aromi e storie custodisce ogni cultivar.

Terzo asse: il rapporto con le istituzioni. «Bisogna far capire al decisore politico la ricchezza che ha tra le mani: la biodiversità olivicola italiana è la più grande al mondo. Se chiudono le piccole aziende, la perdiamo».

Una nuova generazione che si lega a quelle passate

Nel corridoio dedicato all’olio della FIVI, la sensazione condivisa è di fermento. Aumentano gli olivicoltori che chiedono di aderire a FIOI, cresce la curiosità del pubblico, si moltiplicano le occasioni formative: assaggi guidati, masterclass, interventi degli chef, cocktail all’olio.

E dentro questo movimento, l’esperienza dell’impresa Bianchini mostra una strada possibile: unire tradizione agricola e competenze digitali, innovare senza perdere radici, parlare ai consumatori con strumenti nuovi ma con la stessa passione dei nonni.

È il segno che l’olivicoltura italiana può davvero vivere una parabola simile a quella del vino: non solo produzione, ma cultura, qualità, narrazione. Un futuro che, in parte, è già iniziato.

All’Oilbar anche lo chef e il barman dell’olio

All’Oil Bar, nei primi due giorni della fiera, gli assaggiatori professionisti di Bologna guidano il pubblico nella degustazione degli oli delle aziende agricole presenti, spiegandone qualità, caratteristiche e mostrando la differenza tra un olio extravergine di alta qualità e come questi si differenziano dagli olio non extravergini o difettati. Accanto a loro opera lo chef Fabrizio Bertucci, che propone abbinamenti tra oli e cibi, valorizzando aromi, profumi e identità dei diversi extravergini.
Completa il percorso il barman dell’Oste Ostile di Bologna Vincenzo Dammiano, che prepara cocktail a base di olio, mostrando come l’EVO possa diventare protagonista anche nella Mixology.

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Tags: in evidenza, olio di oliva, olio extravergine di oliva, olivicoltori, Olivicoltori indipendenti

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