Alla vigilia di Expoliva, la principale fiera internazionale del settore olivicolo-oleario che si apre domani (10 maggio) a Jaén, in Andalusia, si leva forte un grido d’allarme per la perdurante siccità che rischia di danneggiare pesantemente il settore anche per la prossima campagna, dopo quella disastrosa appena conclusa.
Come se non bastassero le temperature record di aprile (con punte di 35°), è infatti attesa una nuova ondata di caldo nel paese iberico con la colonnina di mercurio destinata ad innalzarsi ancora di più. Ci si aggrappa alla speranza del passaggio di una perturbazione, attesa sabato prossimo, per restituire un po’ d’acqua a terreni totalmente asciutti.
“Praticamente non piove da gennaio” conferma Cristobal Cano, segretario generale dell’Unione dei piccoli agricoltori (Upa) dell’Andalusia che confessa di non aver mai visto un periodo così problematico. “Se il tempo non cambierà drasticamente nelle prossime settimane, sarà un disastro”, avverte. L’agenzia meteorologica spagnola ha comunicato che da ottobre ad oggi le precipitazioni sono diminuite del 25% rispetto alla norma e addirittura del 50% in gran parte dell’Andalusia, dove i serbatoi hanno appena un quarto delle risorse idriche disponibili.
Le elevate temperature, ricorda Rafael Pico, direttore dell’associazione dei produttori ed esportatori Asoliva “ha coinciso con la fioritura e senza fiori che rischiano di seccarsi non ci sono olive. E senza olive non c’è olio“.
Scesa da 1,5 milioni di tonnellate a 660 mila tonnellate la produzione olearia della precedente campagna, a cui si sta facendo fronte grazie a scorte dell’annata precedente, il rischio di bissare questo pessimo risultato è elevato.
“Date le previsioni del tempo, è quasi ovvio: ci avviamo verso un nuovo anno buio“, sentenzia Rafael Sanchez de Puerta, amministratore delegato di Dcoop, la principale cooperativa olivicola spagnola. Che aggiunge: “Un brutto anno, possiamo anche superarlo, fa parte dei capricci dell’agricoltura. Ma due anni di fila, sarà un disastro. Molte aziende sono già sull’orlo del baratro”.
“Per mantenere la loro attività gli agricoltori hanno bisogno di contanti”, insiste Rafael Pico, per il quale“l’intero settore ne soffrirà. In Spagna, l’olio d’oliva dà da vivere a molte persone”. Un dramma che si ripercuote anche nel consumatore finale. “Il prezzo mondiale dell’olio d’oliva dipende in gran parte da ciò che accade in Spagna“, ricorda Rafael Pico,, che aggiunge: “A metà aprile l’olio d’oliva si vendeva a 5.800 euro la tonnellata, mentre a gennaio 2023 era a 5.300 euro” e a “gennaio 2022 a 3.500 euro“, aggiunge Fanny de Gasquet, della società di intermediazione Intercor gag.
Una tendenza che probabilmente continuerà. In questo contesto, il governo spagnolo ha abbassato l’Iva sull’olio d’oliva dal 10% al 5% alla fine del 2022, nell’ambito di un piano anti-inflazione. Per sostenere gli agricoltori colpiti dalla siccità, ha anche ridotto del 25% l’imposta sul reddito per il settore. Misure ritenute insufficienti da più parti di fronte alla crisi incombente.
Siccità, la Spagna olivicola ora teme un’altra annata nera
Dopo il caldo record di aprile, anche maggio sarà infuocato
Economia
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