No alla proposta di istituzione di un marchio “Olio EVO di Alta Qualità” previsto dal Disegno di legge su “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività del settore olivicolo nazionale”. È corale, da parte dei Consorzi di Tutela delle Igp dell’olio di oliva (unitamente a quello della Dop Sardegna) a guida Unaprol – il braccio olivicolo della Coldiretti – il giudizio negativo rispetto a quella che viene considerata “una sovrapposizione normativa che rischia di sminuire il valore intrinseco e la riconoscibilità dei marchi a denominazione di origine”.
Lo hanno messo nero su bianco in una lettera inviata al sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, che, come noto, sta cercando di mettere d’accordo l’intera filiera sui punti cardine che dovranno costituire l’architettura del nuovo Piano olivicolo nazionale.

“L’introduzione del Sistema EVO Qualità (con connesso marchio Olio EVO di Alta Qualità, ndr) – si legge nella lettera firmata dai presidenti dei Consorzi di Tutela dell’Olio Igp della Toscana, della Sicilia, della Calabria, della Puglia, delle Marche, di Roma, oltre che da quello della Dop Sardegna – comporterebbe inevitabilmente la creazione di un ulteriore sistema di certificazione che rischia di apparire agli occhi del consumatore come una mera replica dei marchi Dop e Igp già esistenti. Inoltre, per ragioni strutturali, tale sistema aprirebbe alla certificazione con tale marchio anche i prodotti di origine non italiano.
Questo nuovo sistema – prosegue la missiva – rischierebbe di indebolire il percorso storico che ha portato il Sistema Italia a ottenere ben 42 riconoscimenti Dop e 8 Igp. Un percorso costruito sulla profonda convinzione del legame tra identità territoriale, varietà olivicole locali e qualità del prodotto. Riteniamo che le risorse e l’attenzione del Ministero debbano essere concentrate sul rafforzamento della tutela delle Dop e Igp dalla frode e piuttosto che sulla creazione di nuovi marchi interni. La massima tutela della produzione nazionale si realizza attraverso il potenziamento degli strumenti di promozione e tutela delle produzioni di qualità legate a specifiche indicazioni geografiche”.
Di qui l’invito a ritirare la proposta. Pronta la puntualizzazione del sottosegretario La Pietra.

“In merito alle iniziative legate alla creazione di un marchio Alta Qualità dell’olio extravergine di oliva italiano – ha dichiarato – è opportuno fare chiarezza, proprio nell’ottica del percorso di trasparenza che come Masaf, di concerto con gli operatori olivicoli, vogliamo che contraddistingua in modo sempre più efficace la produzione italiana d’eccellenza. Nei vari confronti avuti con i rappresentanti del comparto ho sempre registrato la volontà comune di assicurare ai cittadini la massima trasparenza rispetto al prodotto che trovano sugli scaffali e al contempo è del tutto evidente che oggi, con la dicitura olio extravergine di oliva, vengono offerti sul mercato prodotti molto vari, con differenze di prezzi e qualità che lasciano interdetti gli acquirenti al momento della scelta dell’olio da comprare. Spinti dall’esigenza di valorizzare al massimo la produzione italiana, io e il ministro Lollobrigida, abbiamo deciso di predisporre un Piano olivicolo nazionale, coinvolgendo tutti gli attori della filiera impegnati nei vari tavoli di lavoro e ci siamo sempre dimostrati disponibili ad accogliere e valutare le proposte che il mondo olivicolo intende adottare per dare sostegno a chi produce olio extravergine di oliva di qualità. Che sia l’adozione di un marchio di qualità o un altro strumento lo stabiliranno gli stessi soggetti interessati con i quali ci confronteremo.
Nessuno intende calare dall’alto decisioni, ma è altrettanto evidente che se il comparto manifesta la necessità di garantire chiarezza sulla qualità della produzione, ne consegue che delle azioni vadano intraprese. Sono certo che nel Piano olivicolo nazionale ci sarà ampia rappresentanza a questa istanza di garanzia per il nostro olio extravergine d’oliva, perché la sfida per far crescere la nostra produzione non passa solo dall’aumento della quantità prodotta, ma dalla massima valorizzazione della qualità. Non ho dubbi che su questo punto dirimente ci sia e ci sarà anche in futuro la massima convergenza di opinioni tra istituzioni e imprese”.


















