Xylella, più che per il nord della Puglia ora il timore è per la Calabria

Donato Boscia: "Mappe di rischio sull'idoneità climatica simili al Salento"
Tecnica e Ricerca
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“Fermare ad ogni costo l’avanzata ad ovest della Xylella. Perché dopo la tragedia del Salento, potrebbe correre un serio rischio la Calabria olivicola”.

L’allarme, pur con la prudenza che ne ha caratterizzato il ruolo in tutti questi anni, arriva da Donato Boscia, ricercatore emerito del Cnr, punto di riferimento del mondo scientifico sulla piaga che ha decimato milioni di olivi nel sud della Puglia. Un allarme che segue un ragionamento logico legato alle mappe di rischio basate sull’idoneità climatica dei territori per il batterio. Un batterio che ama le temperature miti, con le condizioni di maggiore sviluppo che si raggiungono con i 28 gradi.

Il parere scientifico pubblicato dall’Efsa

La mappa di idoneità climatica stimata per X. fastidiosa

Ebbene, come si può vedere scorrendo il corposo “Parere Scientifico sui rischi fitosanitari posti da Xylella fastidiosa” pubblicato da EFSA, queste condizioni, se fortunatamente si attenuano più si risale la Puglia – da qui anche una delle ragioni della più lenta diffusione del batterio – sono viceversa idonee in significative porzioni della Calabria dove, come se non bastasse, la varietà olivicola più diffusa, vale a dire la Carolea, è decisamente sensibile a Xylella.

“Risalendo la Puglia – chiarisce Boscia – il batterio trova un clima meno favorevole, in un territorio dove, ad esempio, le gelate invernali non sono infrequenti. Se vediamo i colori di alcune delle mappe del rischio su base climatica, infatti, notiamo che l’arancione, indicatore di un rischio elevato, del Salento colora anche ampie aree della Calabria, come pure della Sardegna, della Sicilia e di parte della costa tirrenica”.

La porta di Taranto

Donato Boscia

Ad oggi il batterio, oltre che alle porte di Bari, è arrivato anche a Taranto. Da qui la preoccupazione di Boscia. “Taranto – è il suo ragionamento condiviso con il Quotidiano Nazionale – significa che siamo all’ingresso del corridoio che potrebbe portare la Xylella verso Ovest, insomma verso la Basilicata. Ma se in questa regione, peraltro poco olivetata, il rischio su base climatica sembra essere relativamente limitato, il timore è in prospettiva: dobbiamo cercare di fare il possibile per prevenire l’approdo del batterio in Calabria, dove le condizioni sembrano molto favorevoli al batterio e la produzione di olio è sostenuta. Per questo non ci si può permettere di abbassare la guardia sottovalutando la sorveglianza”.

Il ricercatore emerito del Cnr chiarisce però un aspetto non secondario. “Per la comunità scientifica questa continua ad essere una sfida – osserva –. Oggi gli sforzi finanziari, a distanza di 11 anni da quando è partito il fenomeno, ci sono e sono notevoli. In questo momento sono in attività 15 consorzi di ricerca che stanno portando avanti altrettanti grossi progetti di ricerca con un budget totale di circa 55 milioni di euro, uno notevole supporto finanziario che, a mia conoscenza, non ha precedenti per un patogeno delle piante”.

La sottospecie “fastidiosa”

Raccomanda infine Boscia: “Xylella fastidiosa è un batterio che comprende diverse varianti genetiche, alcune delle quali, mi riferisco ad esempio alla sottospecie multiplex, sono fortunatamente poco aggressive ed evidentemente molto più diffuse di quanto si ipotizzasse 10 anni fa. Tuttavia tra esse ce ne sono purtroppo alcune molto dannose, lo abbiamo imparato a nostre spese con la “pauca” e l’olivo, , come pure non va sottovalutata la sottospecie “fastidiosa” scoperta lo scorso anno alle porte di Bari, che infetta vigneti, in cui non possiamo escludere il timore che possa causare la temuta malattia di Pierce”.

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Tags: Calabria, Donato Boscia, in evidenza, Xylella

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