Oliveto più produttivo ed ecoschema garantito con l’inerbimento temporaneo

Tecnica e Ricerca
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Mancano pochi giorni alla scadenza del 15 maggio, ultimo giorno in cui lasciare il terreno inerbito per beneficiare del contributo previsto dall’Ecoschema 2 della Pac (120 euro ad ettaro se nella domanda unica 2023 si è prevista l’adesione avviata lo scorso 15 settembre). L’Ecoschema, come noto, prevede di assicurare la presenza di copertura vegetale spontanea o seminata al di fuori della proiezione verticale della chioma dell’albero dal 15 settembre (2023) al 15 maggio (2024); non effettuare il diserbo chimico sull’interfilare (è invece possibile nel sottochioma); non effettuare lavorazioni del terreno durante il periodo di vincolo, ma gestire la copertura vegetale mediante operazioni meccaniche, ad esempio attraverso lo sfalcio o la trinciatura. Non tutti sono d’accordo sulla sostenibilità ambientale di tale misura come riportato da Olivonews in un recente articolo.

Inerbimento temporaneo o permanente

Ad ogni modo è questa l’occasione è utile per ricordare come proprio l’inerbimento temporaneo abbia dato risultati più significativi dell’inerbimento naturale permanente in uno studio condotto dai ricercatori del Crea in Calabria per un periodo di quattro anni su tre cultivar di olivo (Corolea, Cassanese e Rossanese), in terreno pianeggiante.

Nell’oliveto, con sesti di impianto 6×4, sono stati condotti i due trattamenti sperimentali distinti per modalità di gestione del cotico erboso e destinazione della biomassa: quello di inerbimento permanente ha comportato la trinciatura, in media tre volta all’anno, della vegetazione spontanea che è stata lasciata come pacciamatura sulla superficie del suolo; nel trattamento in inerbimento temporaneo la biomassa è stata invece trinciata e sovesciata due volte per anno con una lavorazione leggera mediante erpice a dischi.

Benché nel periodo della prova tutte e tre le cultivar abbiano manifestato in entrambi i casi notevole alternanza di produzioni, le risposte vegeto-produttive in relazione alla diversa gestione dell’inerbimento del suolo hanno mostrato differenze statisticamente significative nella differenzazione a fiore, a vantaggio dell’inerbimento temporaneo in tutte le cultivar.

Minore cascola, maggiore produttività

Nonostante il bilancio idrico decisamente negativo, i buoni livelli di carica hanno confermato l’efficacia della funzione di mulching del cotico erboso trinciato ma, nel confronto tra i due trattamenti, hanno evidenziato anche il miglior rendimento della metodica dell’inerbimento temporaneo nel contenimento della competizione idrica, come si è notato dalla minore cascola estiva e dalla maggiore produttività delle piante. Senza differenze di rilievo i parametri carpologici delle drupe delle due tesi (pesi delle drupe e rapporto polpa/nocciolo).

L’analisi dei dati raccolti nel quadriennio di rilievi ha denotato una sensibile influenza della diversa gestione del suolo sia sulle risposte vegeto-produttive delle piante, sia sull’evoluzione delle caratteristiche del terreno (incremento della frazione sabbiosa e riduzione delle percentuali di limo e argilla, che nel terreno non lavorato risultano di minore intensità). In particolare, il sovescio sistematico delle biomasse trinciate ha sensibilmente migliorato le disponibilità idriche per l’olivo e limitato lo stress estivo, con positivi effetti sulla produttività delle piante.

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Tags: ecoschema, in evidenza, inerbimento temporaneo

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