L’impatto dei fitoregolatori e degli ormoni sulla coltivazione dell’olivo

Prodotti che possono contribuire ad ottimizzare la produttività della pianta
AIPO
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Lo sviluppo e la risposta agli stimoli ambientali dell’olivo, come peraltro per tutte le piante, sono regolati dall’influenza di ormoni, che sono presenti nei tessuti vegetali e che hanno bassissime concentrazioni: si parla di nanogrammi, ossia di miliardesimi di grammo su tessuti vegetali.

Ormoni e fitoregolatori

Quando si parla di ormoni s’inseriscono subito nel discorso anche i fitoregolatori, che trovano impiego nel controllo dei processi di fioritura e allegagione, così andiamo a chiarire la differenza tra i due prodotti.
I fitoregolatori sono una categoria di prodotti che include anche gli ormoni vegetali, o meglio, ne imitano l’azione degli ormoni naturali delle piante. Le sostanze ormonali sono delle specifiche molecole che sono prodotte dalle piante e agiscono come “messaggeri chimici” all’interno delle piante stesse, trasmettendo segnali alle cellule sul comportamento da tenere. È pure da considerare che un singolo ormone vegetale può avere più effetti all’interno delle piante, come la crescita, la fioritura e la formazione dei frutti.

Nei fitoregolatori e negli ormoni vegetali possiamo trovare l’Acido gibberellinico, che stimola la crescita dei germogli e la fioritura, è naturalmente presente nelle piante e può anche essere sintetizzato in laboratorio.

Gli ormoni principali

Tra gli ormoni troviamo la Citosinina, che promuove la divisione cellulare e la crescita dei germogli, è coinvolta nella regolazione della crescita laterale e dell’apertura delle gemme. Poi abbiamo la Citochinina che è coinvolta nella divisione cellulare, nella crescita dei germogli e nella differenziazione dei tessuti, aiuta a ritardare l’invecchiamento delle piante e a mantenere la vitalità cellulare.
È un ormone anche l’Acido indolacetico, che è coinvolto nella crescita delle radici e nella formazione dei frutti, regola anche la crescita dei germogli e la direzione delle radici. È ormone l’Acido abscissico, che è interessato, nella chiusura degli stomi e nella risposta allo stress ambientale, come pure l’Acido jasmonico svolge un ruolo chiave nella risposta di difesa delle piante contro funghi e insetti, così quando l’olivo percepisce la presenza di patogeni, è messo in azione questo fitormone, che contribuisce all’attivazione di proteine di difesa e al potenziamento dei meccanismi immunitari della pianta.

A questi più noti ormoni, si aggiungono anche altri di più recentemente scoperta, come i Brassinosteroidi, le Poliammine, i Giasmonati e l’Acido salicilico.

Fitoregolatori chimici e naturali

In commercio, però, si trovano principalmente i fitoregolatori, piuttosto che gli ormoni, e si suddividono in fitoregolatori chimici e fitoregolatori biologici. I fitoregolatori chimici possono essere applicati direttamente sulla pianta per controllare la crescita e la produzione, come l’Auxiger LG della Gobbi LG. I fitoregolatori biologici sono veri e propri organismi viventi, come batteri o funghi, che possono essere utilizzati per controllare la crescita e la produzione. Ad esempio tra i fitoregolari biologici abbiamo i funghi Micorrizici, esempio Biostar Top della Specialagri o Nutex Power della Sipcam, che formano una simbiosi con le radici delle piante aiutando nell’assorbimento dei nutrienti, poi i Batteri Promotori della Crescita, che migliorano la salute complessiva delle piante, il caso di NovaTec® Solub BS-Rhizo di Compo Expert.

L’importanza di clima, varietà, tipo di impianto, potatura

Una volta scelto il tipo di fitoregolatore, vanno considerate le condizioni climatiche della zona in cui si coltiva l’olivo. È importante scegliere un fitoregolatore che sia adatto alle condizioni climatiche della zona in cui si coltiva l’olivo. Da tener presente poi la varietà d’olivo e il sistema d’impianto, intensivo o superintensivo, la modalità di potatura, che possono influenzare gli ormoni vegetali e, di conseguenza, il comportamento fenologico e la produzione di fiori nell’olivo.

Alcuni esempi di utilizzo includono il Chitosano per aumentare la produttività, il miglioramento della qualità dei frutti, la riduzione degli effetti ambientali negativi, migliora le proprietà chimiche e fisiche dei frutti e dell’olio, aumenta la resistenza delle piante alla siccità e allo stress da temperatura. Altri fitoregolatori possono includere o l’Acido indolo-3-acetico, o l’Acido giberellico, o le Citochinine, che regolano la crescita e lo sviluppo, anche in combinazione alle auxine.

L’assorbimento del principio attivo dei fitormoni dipende dalle condizioni ambientali al momento del trattamento: ad esempio, la temperatura, l’umidità e la luce possono influenzare quanto fitormone è assorbito dalla pianta.

È ancora da osservare che gli ormoni vegetali possono avere effetti diversi a seconda della fase fenologiche in cui si trova l’olivo: ad esempio, lo stesso ormone potrebbe avere un ruolo diverso durante la fase di germogliamento rispetto a quella di fioritura o fruttificazione, quindi, valutare il momento specifico di sviluppo è fondamentale per comprendere come gli ormoni influenzano la pianta.

In conclusione, l’uso degli ormoni e dei fitoregolatori può contribuire a ottimizzare la coltivazione, ma deve essere integrato con una gestione oculata e una conoscenza specifica delle condizioni locali: è importante per questo crearsi un’esperienza specifica e locale per valutare l’efficacia di questi prodotti in un specifico ambiente.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: Aipo, Enzo Gambin, fitoregolatori, in evidenza, ormoni

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