La prima operazione colturale dell’anno è la potatura. Tagliare parti di chioma stimola la pianta a nuova vegetazione, dà forma all’albero, permette la produzione di rami a frutto. In passato la necessità di produrre legna asportando branche, suggerì all’uomo di procedere regolarmente ai tagli annuali per mantenere sempre giovane e produttiva la chioma.
Diverse sono le forme di allevamento utilizzate, ma quella più gettonata ad oggi è il vaso policonico, proposto in vari modelli, che nel tempo sono stati messi a punto da tecnici e studiosi del settore. Anche se ovunque si pota secondo tradizione, proponendo così stili diversi in base ai luoghi, la tendenza del momento è quella di impostare le piante a vaso a tre branche con una dominanza apicale affidata a una cima e con una inclinazione della parete esterna della chioma tale da formare un tronco di cono maggiormente sviluppato nella parte basale, per favorire la captazione della luce da parte di tutti i rami.
Spesso assistiamo a drastiche potature di riforma con eccessive riduzioni della superficie fogliare, che si rendono necessarie quando si vuole ricostituire lo scheletro interno, penalizzando la produzione dell’anno. La generosità di questa pianta consente anche ai profani di sbagliare, rispondendo sempre con una nuova vegetazione. Ma se il vaso policonico, più o meno corretto, è utilizzato nella quasi totalità degli oliveti italiani, esistono comunque altre forme di allevamento adottate da alcuni con successo: strutture colonnari o a cono per le varietà tradizionali e vigorose, mentre forme piatte a palmetta libera si eseguono per le varietà di nuova costituzione o tradizionali ad accrescimento contenuto, con bassa vigoria, adatte agli impianti ad alta densità.
La potatura manuale, se ben eseguita e contenuta, rimane quella più precisa e corretta, ma purtroppo richiede molte ore di manodopera, sempre meno disponibile e sempre più costosa. Esperienze ormai consolidate dimostrano come la potatura meccanica stia sempre più sostituendo quella manuale, soprattutto nei grandi impianti e dove le piante sono più vigorose in ambienti fortemente vocati. Una barra munita di organi di taglio, dischi o lame, esegue un taglio esterno di contenimento opportunamente inclinato. Questa può considerarsi una prepotatura, dove, se necessario, si può completare con un taglio manuale semplice e veloce volto a eliminare i succhioni che possono svilupparsi nella parte interna del vaso policonico e quelli orientati lungo il filare nel monocono.
Qualunque sia la tipologia di potatura le tre regole da rispettare sempre sono:
1) dare una forma esterna inclinata tale da permettere alla luce di colpire tutta la chioma;
2) tagliare il meno possibile, per evitare forti squilibri alla pianta;
3) lasciare una cima predominante per regolare bene lo scorrimento della linfa.
Un trattamento a base di rame si può eseguire subito dopo per disinfettare i tagli e per prevenire gli attacchi di occhio di pavone, un fungo sempre in agguato che diventa attivo e aggressivo quando si alzano le temperature accompagnate da umidità dell’aria.