“La situazione è drammatica. In Puglia prevediamo che non aprirà un frantoio su due” . Nell’assemblea dei soci dell’Associazione frantoiani della Puglia tenutasi ieri a Bari, il presidente Stefano Caroli (nella foto, insieme ai consiglieri rieletti nel rinnovo del consiglio), non ha usato mezzi termini: “Qui la stragrande maggioranza dei frantoi, che sono oltre un migliaio, lavora per l’olio sfuso.
Se non vi è certezza di ordinativi da parte dell’industria olearia, nessuno si assume il rischio, a questi costi energetici impazziti, di attivare le macchine. Del resto anche agli olivicoltori va riconosciuto un prezzo maggiore visto che hanno avuto costi importanti oltre ad una produzione nettamente inferiore rispetto allo scorso anno. Chi acquista olive pugliesi da altre regioni e riesce poi ad imbottigliare con marchio proprio a quotazioni significative, continuerà a farlo e per gli olivicoltori potrà essere una valvola di sicurezza. Ma chi le olive le ha sempre conferite ai frantoi del territorio, specialmente i frantoi che producono solo olio sfuso da rivendere ai grandi marchi nazionali, rischia di trovare chiuso. Perché tali frantoi sanno bene che, in assenza di ordinativi scritti, resteranno con i loro serbatoi pieni, in balìa di un mercato dei prezzi tutt’altro che sicuro. C’è la reale prospettiva che molte delle olive resteranno sulle piante, mettendo così in ginocchio l’intera filiera. Abbiamo già fatto presente all’assessore regionale all’agricoltura Donato Pentassuglia questa situazione disperata e lui si è impegnato a verificare se riesce a trovare risorse per sostenere i maggiori costi dei frantoi che, come noto, sono imprese fortemente energivore. Abbiamo anche richiamato l’attenzione della Cna sia nazionale che regionale. Qua se non si trova una soluzione, implode quello che è uno dei principali settori produttivi regionali”.