Concimare l’oliveto con il boro? Sì, ora aiuta l’impollinazione

Elemento essenziale anche per la successiva allegagione
Tecnica e Ricerca
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Con il mese di maggio torna ad essere consigliato in oliveto il trattamento fogliare con il boro, elemento che migliora la fecondità dei fiori. Tema che ci piace approfondire con Enzo Gambin, direttore dell’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, punto di riferimento di OlivoNews in fatto di gestione agronomica dell’oliveto.

Enzo Gambin

Dottor Gambin, perché il boro è considerato così importante in oliveto?
“Il boro è uno di quegli elementi fertilizzanti che sono essenziali alla crescita e allo sviluppo delle piante. E nella fattispecie lo è per una serie di motivi: regola il metabolismo dei carboidrati, favorendone il trasporto dalle foglie ai punti vegetali che ne hanno necessità o nei siti di accumulo delle sostanze di riserva; gioca un ruolo importante nella gestione idrica, bilanciando i flussi quando è necessario richiamare l’acqua dalle radici e traslocare elementi nutritivi; a livello cellulare influenza la permeabilità della membrana, permettendo una ordinata divisione cellulare; partecipa alla sintesi dei grassi ed al loro metabolismo; influenza l’assorbimento e la traslocazione di calcio, potassio e fosforo; è determinante per la fertilità del polline; attiva sistemi enzimatici e funzioni ormonali. Ecco perché, in situazioni di carenza di boro tra maggio e giugno, la pianta manifesta una vistosa diminuzione della fioritura e dell’allegagione a cui segue una anomala cascola di olive”.

Essendo alla base della creazione di nuove cellule, diventa allora essenziale nel momento in cui si forma il fiore e per la fertilità del polline?
Esattamente. La funzione del boro per quanto concerne il polline si concentra nella sintesi delle sue pareti cellulari perché, una volta a contatto con lo stigma del fiore, deve emettere il tubo pollinico e questo deve allungarsi per entrare in contatto con gli ovuli. La punta del budello pollinico non si allunga per dilatazione delle cellule, ma producendo nuovo tessuto sino a raggiungere la base dell’ovario e attuare la fecondazione. La scarsa presenza di boro a livello dei tubi pollinici in crescita porta al suo arresto in brevissimo tempo dalla sua formazione. Il boro entra pure in gioco nella formazione delle cellule che formano il pistillo e gli ovuli e, questo, completa il quadro della sua necessaria presenza per attuare la corretta funzionalità dell’impollinazione e successiva allegagione”.

Quale modalità di intervento si sente di consigliare?
“Gli interventi fertilizzanti possono essere effettuati mediante distribuzione al suolo di sali di boro. In realtà, nei terreni raramente scarseggia il boro, il problema è l’assorbimento da parte delle radici. Questo dipende dal pH della soluzione circolante del terreno, perché se è sub alcalina o alcalina il suo trasferimento dal terreno all’interno delle radici diventa faticoso, dal momento che rimane legato alle particelle del terreno. Il boro diventa disponibile per la pianta solo quando il pH del suolo è compreso tra 5 a 7, oppure tra 8,8 e 10. Situazioni che sono limitanti per i terreni che accolgono olivi, la quasi totalità dei quali sono inseriti nella fascia di pH compresa tra 6,8 e 7,8, che è la più favorevole a questo tipo di pianta.  Diventa allora più efficace la concimazione fogliare. In questi casi il boro è legato a composti organici, come i polisaccaridi, zuccheri complessi costituiti dal legame di zuccheri semplici, o l’etanolammina, una molecola organica. Questi due composti favoriscono a livello fogliare un più rapido e uniforme assorbimento del boro da parte della pianta, rendendolo maggiormente fruibile. È importante che la pianta disponga della giusta dotazione di boro in pre e post fioritura, per cui si possono eseguire due interventi”.

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Tags: Allegagione, boro, Enzo Gambin, fioritura, in evidenza, oliveti, olivo

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