La cascola fisiologica delle olive: cause e strategie agronomiche

Olivicoltura: le indicazioni per contrastare un fenomeno naturale influenzato da una complessa interazione tra fattori ambientali e bilanciamenti ormonali
AIPO
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Durante la fase di allegagione e sviluppo iniziale del frutto, l’olivo può andare incontro a un fenomeno naturale e ricorrente, la cascola fisiologica. Si tratta di una strategia della pianta per regolare il numero di frutti che è in grado di portare a maturazione, ottimizzando l’impiego delle proprie risorse idriche e nutrizionali. La cascola interessa in particolare i frutti meno vitali o derivanti da una fecondazione incompleta, e tende ad accentuarsi in presenza di condizioni ambientali sfavorevoli, come carenza idrica, venti caldi e sbalzi termici.

Alla base di questo processo vi è un complesso bilanciamento ormonale. Uno dei principali attori è l’acido abscissico, un fitormone prodotto in situazioni di ridotta disponibilità di acqua_ la sua concentrazione aumenta nelle foglie e nelle radici, fungendo da messaggero d’allarme. Questo regolare della crescita attiva enzimi come pectinasi, cellulasi, xilanasi, proteasi, che degradano i tessuti della zona di abscissione, situata tra il peduncolo del frutto e il ramo, provocandone il distacco della piccola oliva.

Oltre all’acido abscissico anche l’etilene gioca un ruolo rilevante come promotore della caduta, in quanto accelera la degradazione delle cellule nella zona di distacco, agendo in sinergia con l’ acido abscissico stesso.

Al contrario, all’interno della pianta dell’olivo, ci sono altri ormoni vegetali, come le auxine e le gibberelline, che tendono a limitarne la caduta, promuovendo la crescita cellulare e il mantenimento della drupa sull’albero. Una carenza di questi due ultimi ormoni o un loro sbilanciamento rispetto all’acido abscissico e all’etilene aumenta la probabilità della cascola.

Cone limitare la cascola naturale delle olive

La gestione agronomica può influenzare direttamente questi equilibri ormonali: tra le più efficaci vi è l’irrigazione di soccorso, quando necessario. Studi recenti indicano che in annate carenti di precipitazioni durante il primo ingrossamento delle olive, giugno/luglio, un apporto di 30–40 litri d’acqua per pianta distribuito ogni 7–10 giorni in funzione del tipo di suolo e delle condizioni climatiche, può contribuire a ridurre la produzione di acido abscissico, limitando così la caduta delle olive.

Sul fronte nutrizionale, invece, è fondamentale una fertilizzazione equilibrata. Qui entra in campo l’azoto, perché sostiene la produzione di auxine e gibberelline e favorisce lo sviluppo vegetativo, attenzione va però fatta alle dosi, se in eccesso possono accentuare la cascola.

Una integrazione con i microelementi quali il boro, che favorisce la stabilità del peduncolo, e lo zinco, che è coinvolto nella sintesi delle auxine, aiutano a mantener le olive sul ramo.

Biostimolanti e sostanze di supporto

Oltre ai microelementi, l’impiego di sostanze di supporto e biostimolanti può giocare un ruolo chiave nella gestione della cascola naturale dell’olivo. Prodotti come gli estratti di alghe, i composti fenolici e acidi organici con azione antiossidante e stimolante, tra cui il distillato di legno, aiutano la pianta a rafforzare i propri meccanismi di difesa, migliorando la resistenza agli stress abiotici come caldo e siccità.

Questi biostimolanti non agiscono direttamente come gli ormoni vegetali, ma favoriscono una risposta equilibrata della pianta agli stimoli esterni, contribuendo indirettamente a una maggiore stabilità del processo produttivo.

L’uso mirato di sostanze come acidi umici e fulvici, idrolizzati proteici e microrganismi benefici può migliorare la capacità della pianta di trattenere i frutti e ottimizzare la qualità della produzione.
Una gestione attenta dell’oliveto, supportata dall’impiego di biostimolanti e sostanze di supporto, può quindi ridurre la cascola e favorire una resa più costante nel tempo, garantendo frutti di qualità superiore.

Regolatori di crescita: potenzialità e limiti attuali

Negli ultimi anni, in relazione al contenimento della cascola, è cresciuto l’interesse anche per l’impiego di fitoregolatori, da utilizzarsi nelle prime fasi post-allegagione. Le molecole individuate riguardano soprattutto:

  • Gibberelline (GA₃ e GA₄+7): ormoni vegetali noti per il loro ruolo nel favorire l’allungamento cellulare e la crescita dei frutti. In alcune prove sperimentali su olivo, hanno mostrato un potenziale effetto positivo sulla ritenzione dei frutticini dopo l’allegagione. Tuttavia, la bibliografia è ancora limitata, i risultati non sono sempre coerenti e mancano protocolli operativi validati per le diverse cultivar e condizioni pedoclimatiche.
  • Acido naftalenacetico (NAA): auxina di sintesi utilizzata in frutticoltura per ridurre la cascola, ma il suo impiego sull’olivo rimane scarsamente documentato. Inoltre, presenta un elevato rischio di fitotossicità se non dosato correttamente, rendendone l’utilizzo particolarmente delicato.

L’utilizzo di questi fitoregolatori però non è ancora supportato da una solida sperimentazione e le attuali conoscenze non consentono di definire con sicurezza ne i dosaggi ne le epoche di intervento, poi non tutte le molecole sono autorizzate per l’olivo o lo sono solo in certi paesi.

Tecniche colturali complementari

Oltre all’irrigazione e alla nutrizione, anche altre pratiche colturali possono contribuire a una buona tenuta dei frutti, come una potatura ben calibrata, capace di equilibrare l’apparato vegetativo e fruttifero, evita sovraccarichi e migliora la distribuzione della luce e delle risorse.

Il contenimento delle infestanti negli oliveti a suolo nudo riduce la competizione per acqua e nutrienti, mentre la gestione corretta del cotico erboso negli oliveti inerbiti contribuisce a mantenere stabile il bilancio ormonale della pianta.

Una buona esposizione alla luce solare stimola la fotosintesi e la produzione endogena di auxine, rafforzando il peduncolo e contribuendo alla stabilità dei frutti.

Conclusione

La cascola fisiologica dell’olivo è un fenomeno naturale influenzato da una complessa interazione tra fattori ambientali, bilanciamenti ormonali e strategie agronomiche. Se da un lato è un meccanismo di autoregolazione della pianta, dall’altro una perdita eccessiva di frutti può compromettere la produzione.

L’adozione di pratiche agronomiche mirate, come l’irrigazione di soccorso e una fertilizzazione bilanciata, permette di gestire efficacemente questo processo, migliorando la stabilità produttiva.

L’integrazione di biostimolanti e microelementi, invece, contribuisce a rafforzare la resistenza della pianta agli stress abiotici e a sostenere la ritenzione del frutto.

Sebbene l’uso dei fitoregolatori sia promettente, sono necessarie ulteriori ricerche per definirne l’applicazione ottimale in olivicoltura.

Un approccio basato su una corretta gestione agronomica permette di ottimizzare la resa e garantire una produzione di olive di alta qualità.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: Aipo, cascola olive, in evidenza, Olive, oliveto, olivicoltura

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