Niente da fare. I burocrati del Consiglio Oleicolo Internazionale bocciano ancora una volta la richiesta italiana di abbassare fin da subito il livello minimo di steroli (fissato a 1000 mg per Kg) consentire a tre cultivar d’eccellenza dell’olivicoltura italiana – Coratina, Nocellara del Belice e Biancolilla – che tale limite non lo raggiungono (ferma tra gli 800 e i 900 mg per Kg) di poter rientrare nei termini di legge per la classificazione di extravergine nella versione monovarietale.
Malgrado l’insistenza degli autorevoli ricercatori chimici designati dal Masaf, al vertice tecnico del Consiglio oleicolo internazionale è stato ribadito che non si può concedere alcuna deroga sul limite minimo degli steroli rispetto ai tre anni di studio e di indagine previsti da norme datate nel tempo. E dunque anche per accertare che si trattano di oli a tutti gli effetti extravergine, sarà necessario un altro anno di osservazione e di analisi dei campioni.
Lo ha annunciato il presidente del Crea, Enzo Perri (nella foto) ad Agrilevante in corso alla Fiera di Bari, sottolineando l’assurdità di una decisione che è in contrasto con il buon senso e che coinvolge varietà olivicole che rappresentano gran parte della produzione di Puglia e Sicilia. Ma c’è di più: Perri ha evidenziato che, finiti i tre anni di studio, non sarà previsto alcun abbassamento del limite degli steroli, semplicemente si dirotterà sul cosiddetto “albero decisionale”, vale a dire si esamineranno gli altri parametri che consentono agli organismi di controllo la valutazione analitica per evidenziare l’eventuale aggiunta fraudolenta di oli di semi desterolati negli extravergini.
È evidente in ciò l’interesse della Spagna, che monopolizza il Coi, di non voler accordare alcuna concessione all’Italia, tanto più su una questione – quella degli steroli totali – che di fatto penalizza le esportazioni di questi monovarietali all’estero (soprattutto i mercati Usa fanno gola agli iberici), obbligando i produttori italiani a miscelarli con altre varietà per superare sia la soglia minima che i relativi controlli.
Il parametro analitico relativo agli steroli è annoverato, come noto, tra i parametri di purezza e dovrebbe essere utilizzato per evidenziare l’aggiunta negli oli di oliva di sostanze grasse di altra origine genetica (oli di semi ad alto contenuto in acido oleico) debitamente desterolati.
Dal punto di vista qualitativo va puntualizzato che oli extravergini di oliva con steroli al di sotto dei 1000 mg/Kg non sono certamente di qualità sensoriale o salutistica inferiore a quelli che superano tale valore. “Il valore di 1000 mg/Kg degli steroli totali – aveva avuto modo di ricordare il prof. Maurizio Servili in un incontro all’Accademia dei Georgofili – venne fissato più di trenta anni orsono sulla base delle caratteristiche compositive degli oli estratti dalle olive e presenti sul mercato in quel periodo e non è mai stato aggiornato”.
Negli ultimi anni, l’entrata sul mercato degli oli monovarietali ha portato alla ribalta un problema che, all’epoca della norma, non poteva essere previsto perché gli oli a quel tempo erano tutti provenienti da più varietà. Lo stesso prof. Servili, nel corso di una lezione tenuta ad Ancona, aveva evidenziato che su 317 campioni di olio di Coratina, Nocellara del Belice, Biancolilla, ma anche Cerasuola e Tonda Iblea (di cui tra il 2016 e il 2022 sono stai misurati il contenuto in steroli totali, risultati tutti inferiori ai 1000 mg/kg stabiliti dalla norma) confermavano che il contenuto in steroli, almeno fino a che permane questo limite, non poteva assolutamente essere considerato un parametro di purezza dell’olio extravergine di oliva. Va ricordato che un problema analogo lo vive anche la Grecia, visto che la sua varietà prevalente, la Koroneiky, ha lo stesso problema del basso contenuto in steroli totali. Nessuna delle varietà spagnole, viceversa, presenta questo problema. E dunque, per il Coi, diventa un “non problema”.