di Michalis Ainatzoglou
membro della Società Scientifica
degli Enciclopedisti Olivicoltori (4E)
Alla luce dei nuovi dati climatici è ragionevole preoccuparsi di una possibile riduzione della produttività degli oliveti, dovuta alle elevate temperature estive. Un approccio scientifico consisterebbe nell’applicare i dati a un modello sviluppato affidabile per produrre una previsione pertinente. Purtroppo questo non esiste e quindi le possibili previsioni si basano solo sull’esperienza a lungo termine.
La mia esperienza personale riguarda il Peloponneso orientale, il cui clima è abbastanza diverso da quello occidentale. È caratteristico che l’oliveto tradizionale dell’Est sia costituito quasi esclusivamente da alberi delle varietà Manaki-Agouromanako e Megaritiki, mentre manca Koroneiki. Dato che l’oliveto tradizionale non viene irrigato da molti secoli, concludiamo che queste due varietà hanno prevalso per la loro resistenza alla siccità dei mesi estivi e per la loro capacità di riprendersi con le prime piogge autunnali.
Intorno alla metà di giugno, cioè dopo la delicata ed ormai instabile fase di fioritura-fruttificazione, la produzione matura è più o meno evidente, essendosi completata anche l’attesa, multifattoriale, iniziale fruttificazione. Ora si prevede che lo stress da caldo sarà elevato. La temperatura supera ormai regolarmente le condizioni delle ondate di caldo (37° C), ma il soleggiamento quotidiano è anche il più lungo dell’anno. Tuttavia, l’effetto sulla produzione finale non sembra essere significativo, poiché l’olivo possiede, in generale, una notevole resilienza e adattabilità. In generale, nei climi xerotermici l’intero ecosistema è “abituato” a sopravvivere in condizioni di sei mesi di pioggia e sei mesi di assenza di pioggia.
Condizioni di caldo prolungate, ma non estreme, possono incidere positivamente sulla quantità e qualità finale dell’olio d’oliva, in quanto influiscono negativamente sulle malattie fungine e anzi modificano la biosintesi delle sostanze. Si registra già nei rapporti dell’IPCC (Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) dove si prevede, a causa dei cambiamenti climatici, un progressivo cambiamento delle caratteristiche organolettiche di tutti gli alimenti prodotti, poiché la biosintesi sarà differenziata.
È ormai noto, ma non sufficientemente studiato, che la riduzione della cosiddetta “Green Water” (acqua piovana) ha un effetto maggiore sulla natura e sulle piante coltivate rispetto all’aumento della temperatura. Green Water è la quantità totale di acqua disponibile per le piante. Sfortunatamente, è in costante calo, in tutto il mondo.
La resilienza degli ecosistemi e soprattutto dei nostri oliveti dipende direttamente dall’acqua piovana, che è direttamente collegata al fenomeno della desertificazione dei terreni. Una caratteristica del suolo desertificato è la sua incapacità di trattenere quantità sufficienti di acqua per nutrire le piante. Cioè, l’acqua a disposizione delle piante non viene ridotta semplicemente dalla mancanza di precipitazioni sufficienti, ma anche dall’incapacità di trattenerla. A questo punto dovremmo rivolgere la nostra attenzione per aumentare la durabilità, poiché non possiamo causare pioggia.
La mente e le pratiche dei coltivatori dovrebbero essere decisamente dirette allo sviluppo e al mantenimento di un terreno sano, ricco di materia organica e con la massima capacità idrica possibile. In questo modo gli alberi, oltre all’acqua, acquisiranno altri poteri difensivi, contro gli stress biotici e abiotici.
È comunemente accettato che l’irrigazione non sostituisce le precipitazioni, ma le integra. L’irrigazione dell’olivo è una questione molto importante, per quanto riguarda la sua necessità, le quantità d’acqua, la frequenza, le tecniche di applicazione, ecc.
Naturalmente, l’irrigazione generalmente aumenta la resilienza e la produttività, ma non dobbiamo dimenticare che è un’arte, per giunta difficile! È facile allontanarsi dall’obiettivo originario, che è principalmente quello di aumentare il reddito piuttosto che semplicemente un aumento ben retribuito della produzione.
Personalmente non credo che l’aumento della temperatura estiva sia di per sé un motivo sufficiente per ridurre significativamente la resa degli oliveti con alberi sani e robusti, ben adattati alla natura, che ricevono un’attenta lavorazione e una dose cruciale di irrigazione.
Tratto da www.olivenews.gr