Gli effetti benefici dell’olio di oliva sulle malattie infiammatorie intestinali

Gli studi che confermano le risposte salutistiche su colite ulcerosa e non solo
Tecnica e Ricerca
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L’olio di oliva è stato utilizzato per millenni, per le sue particolari qualità, sia tal quale, alla stregua di un farmaco, che per veicolare molecole provenienti dall’ambiente vegetale, in entrambi i casi come rimedio curativo.
Il primo reperto scritto, di queste proprietà salutistiche, le ritroviamo nel papiro di Georg Ebers (risalente al 1550 a.C.) dove, in ieratico, vengono descritte alcune malattie, i loro sintomi, le diagnosi e le prescrizioni da seguire con addirittura 876 rimedi.

Tra le malattie curabili con l’olio di oliva, nell’antico Egitto, troviamo le gastriti, le ferite, gli ascessi, le ustioni ed i disturbi dell’apparato genitale.

In seguito, sia gli antichi Greci, che i Romani, utilizzavano l’olio di oliva sulle piaghe, sulle ustioni, sulle ulcere cutanee, nelle infiammazioni acute e croniche, nelle otiti, nei mal di gola e mal di denti, nelle gastriti ed ulcere gastriche. Gli antichi Romani curavano con l’olio di oliva (“oleum ex albis ulivis” e “oleum viride”), ricavato da una molitura precoce del frutto, anzi quasi acerbo, con le caratteristiche sensoriali di amaro e pungente.

Oggi sappiamo che l’olio contiene composti fenolici con attività antibatterica, antivirale e antifungina, addirittura con un’azione battericida nei confronti dell’Helicobacter pylori, un germe implicato nelle gastriti, nelle ulcere e nei tumori dello stomaco, per questo nel 1994 è stato classificato, dall’OMS, come cancerogeno di Classe I.

I composti bioattivi presenti nell’olio d’oliva sono molteplici, tra questi i tocoferoli, gli acidi grassi insaturi, i carotenoidi, lo squalene oltre a un gran numero di composti fenolici, quest’ultimi unici nel mondo vegetale.

Dal secolo scorso è stata ampiamente studiata l’attività antinfiammatoria e gli effetti immunomodulatori dell’olio d’oliva e sono stati segnalati i suoi potenziali effetti benefici, nonché preventivi, contro le malattie cardiovascolari e le malattie infiammatorie, comprese quelle intestinali (IBD, acronimo di Inflammatory Bowel Disease).

Tanideh e collaboratori, con le loro ricerche (1), hanno dimostrato che la somministrazione orale di olio d’oliva può attenuare i livelli elevati di citochine infiammatorie, come l’interleuchina 1 beta (IL-1β), ed il danno ossidativo, che troviamo nella colite dei ratti. Questo miglioramento è ancora più energico somministrando EVOO potenziato con genisteina, il principale isoflavone contenuto nella soia.

In uno studio di Takashima e Coll., nel quale è stato utilizzato olio d’oliva al 5%, al fine di verificare una eventuale azione salutistica sui ratti, ai medesimi è stata indotta una colite sperimentale mediante la somministrazione di destrano (destrano sodio solfato, DSS).

Dopo un trattamento di 5 settimane sono stati sacrificati e si è riscontrato un aumento dell’espressione della proteina STAT3 (Signal Transducer and Activator of Transcription 3, cioè trasduttore di segnale e attivatore della trascrizione in molti processi cellulari come la crescita e la morte programmata), pSTAT3 (STAT3 fosforilato, cioè attivato), dell’enzima COX-2 (Ciclossigenasi, prodotta occasionalmente e solo nelle cellule coinvolte nella risposta infiammatoria o immunitaria), dell’enzima iNOS (Inducible Nitric Oxide Synthase cioè Ossido Nitrico Sintasi Inducibile, enzima caratteristico dei macrofagi che viene attivato durante l’infiammazione con funzione sia segnalatoria che battericida) tutte queste molecole sono state indotte dal destrano.

Questi aumenti sono stati alleviati dall’olio d’oliva, indicando che l’assunzione, a lungo termine, anche del solo 5% di EVOO, può migliorare l’infiammazione cronica, per lo meno, in queste cavie (2). Gli effetti benefici dell’olio d’oliva sulla colite possono richiedere una durata di assunzione più lunga nel tempo, al fine di ottenere risultati migliori.

In un altro studio di Sanchez-Fidalgo e Coll. è stata somministrata, ai topi, una certa quantità di olio d’oliva per 30 giorni consecutivi, prima di indurre la colite da destrano, a seguito di ciò si è scoperto che l’olio d’oliva, mediante una modulazione delle citochine, determina una riduzione di COX-2 / iNOS, una iporegolazione di p38 MAPK (acronimo di p38 Mitogen-Activated Protein Kinases, proteine coinvolte nella differenziazione cellulare, nell’apoptosi e nell’autofagia attivate soprattutto dallo stress ossidativo, ma anche da altre forme di stress come quello osmotico, termico nonché dalle radiazioni) in grado di migliorare la colite cronica riducendo i livelli di iNOS e potenziando la capacità antiossidante nei topi (3).

I ricercatori hanno scoperto, in un esperimento che valutava gli effetti antifiammatori intestinali della porzione insaponificabile dell’olio d’oliva, che questi componenti dell’olio era in grado di alleviare lo stress ossidativo e ripristinare i livelli di espressione delle proteine ​​proinfiammatorie fino a portarle a livelli normali attraverso p38 MAPK e il fattore di trascrizione NF-κB (Nuclear Factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells) cioè attraverso queste vie di segnalazione cellulare (4).

La malattia infiammatoria intestinale (IBD) comprende la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, le cui cause esatte sono ancora sconosciute e la loro caratterizzazione riguarda l’area del tubo digerente che è coinvolta (nella colite ulcerosa l’infiammazione interessa il retto fino all’intero colon e nel 90% dei casi di morbo di Crohn l’ileo e l’inizio del colon, in questo caso con un aspetto a chiazze e con l’infiammazione interessando la parete dell’intestino in profondità).

Nella colite ulcerosa, non è presente la conformazione a chiazze e l’infiammazione rimane al livello della mucosa superficiale, ma si possono presentare ulcere che possono produrre muco e pus. Invece nella malattia di Crohn si possono formare fistole che mettono in comunicazione con l’esterno o con organi che lo non dovrebbero essere, stenosi del tubo digerente o granulomi nei reperti bioptici (5).

Numerosi studi hanno confermato che la dieta è uno dei principali fattori ambientali associati alle IBD, poiché può regolare il microbiota intestinale, ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo (6).

Poiché il consumo di olio è essenziale nella dieta, il miglioramento delle patologie legate alla IBD, si ottiene anche dal contributo, dei composti fenolici dell’olio di oliva, per le sue potenziali attività salutistiche.

Bibliografia:
1. Tanideh N., et al. Protection by pure and genistein fortified extra virgin olive oil, canola oil, and rice bran oil against acetic acid-induced ulcerative colitis in rats. Food Funct. 2020; 11:860–870. doi: 10.1039/C9FO01951K.
2. Takashima T., et al. Feeding with olive oil attenuates inflammation in dextran sulfate sodium-induced colitis in rat. J. Nutr. Biochem. 2014; 25:186–192. doi: 10.1016/j.jnutbio.2013.10.005.
3. Sánchez-Fidalgo S., et al. Influence of extra virgin olive oil diet enriched with hydroxytyrosol in a chronic DSS colitis model. Eur. J. Nutr. 2012;51: 497–506. doi: 10.1007/s00394-011-0235-y.
4. Sánchez-Fidalgo S., et al. Dietary unsaponifiable fraction from extra virgin olive oil supplementation attenuates acute ulcerative colitis in mice. Eur. J. Pharm. Sci. 2013; 48: 572–581. doi: 10.1016/j.ejps.2012.12.004.
5. University of California Los Angeles – Ulcerative Colitis vs Crohn’s Disease
https://www.uclahealth.org/gastro/ibd/ulcerative-colitis-vs-crohns-disease
6. Yaxi Zhou et al. The Potential of Natural Oils to Improve Inflammatory Bowel Disease. Nutrients, 2023; 15(11), 2606; https://doi.org/10.3390/nu15112606
https://www.mdpi.com/2072-6643/15/11/2606

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Tags: in evidenza, malattie infiammatorie intenstinali, Vujovic

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