Gli effetti dello stress idrico in oliveto

Come incide nei processi vegetativi e riproduttivi della pianta
Tecnica e Ricerca
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L’Italia è divisa a metà: mentre al nord si registrano abbondanti piogge, il sud è caratterizzato da una prolungata siccità. In entrambi i casi si segnalano notevoli disagi alle aziende agricole. Questa disparità climatica evidenzia le crescenti sfide legate alla gestione delle risorse idriche nel paese e la necessità di interventi mirati per sostenere le aree più colpite dalla carenza d’acqua.

Si segnalano zone in cui non piove quasi da novembre, dove l’olivo è messa realmente a dura prova, presentando bruscature sulle foglie (foto 1). Sembra quasi un paesaggio surreale! L’olivo, specie considerata arido resistente in netta difficoltà…

Il deficit d’acqua implica un significativo impatto sulle relazioni idriche, il tasso di assimilazione carbonica, fenomeni ossidativi, assorbimento dei nutrienti e uso e produzione di biomassa in termini di crescita e resa.

La produzione dell’olivo dipende da processi vegetativi e riproduttivi che avvengono lungo un ciclo biennale. Sebbene entrambi i processi si ripetano ogni anno, la crescita dei rami si completa all’interno dello stesso anno, mentre la fruttificazione richiede due stagioni consecutive.

Nel nostro emisfero (quello boreale) si osservano due flussi di crescita: il principale va da marzo a metà luglio, e il secondo da settembre a metà ottobre, a condizione che l’acqua non sia un fattore limitante. La temperatura ottimale per la crescita vegetativa varia tra 10 e 30 °C, ma quando supera i 35 °C lo sviluppo vegetativo può essere limitato.

La siccità impatta direttamente sulla fisiologia dell’olivo e riduce la sua crescita mediante l’insorgenza di uno squilibrio tra la produzione e l’accumulo di ROS (specie reattive all’ossigeno) che comportano danni cellulari, spesso irreversibili.

Durante i periodi di siccità, la pianta può rispondere allo stress riducendo l’area fogliare, poiché foglie grandi comportano maggiori perdite d’acqua. Inoltre, può curvare la lamina e, in alcuni casi, farle cadere anticipatamente. In brevi periodi di siccità, la pianta può rallentare lo sviluppo delle foglie. Diversi ricercatori concordano sul fatto che l’ampiezza della superficie fogliare si modifica in climi aridi o in condizioni di stress idrico prolungato.

Una delle strategie dell’olivo in condizioni di carenza idrica estrema è quella di portare a maturazione (forzata) le drupe, aumentando la quantità di pigmenti che determineranno la loro invaiatura e una progressiva colorazione. Anche durante il periodo dell’inolizione (accumulo progressivo di acidi grassi) l’assenza di acqua disponibile nel terreno comporterà uno scarso accumulo di olio, con perdita in resa durante la raccolta. Dal punto di vista sensoriale, drupe raggrinzite conferiranno all’olio d’oliva prodotto il caratteristico difetto di “legno”/”cotto”.

La coltivazione dell’olivo sta affrontando sfide senza precedenti a causa dei cambiamenti climatici. Le temperature estreme, la siccità prolungata e la variabilità delle precipitazioni stanno mettendo a dura prova questa coltura millenaria, fondamentale per l’economia e la cultura di molte regioni mediterranee.

Per garantire un futuro sostenibile all’olivicoltura, sarà necessario un impegno collettivo, che coinvolga non solo gli agricoltori, ma anche i governi e le istituzioni scientifiche. Solo attraverso una collaborazione concertata sarà possibile mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e assicurare la sopravvivenza e la redditività degli oliveti per le generazioni future.

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Tags: in evidenza, ondate di calore, siccità, stress idrico

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