Gli errori più ricorrenti di un olivicoltore? Sono diversi e riguardano un po’ tutte le fasi di gestione di un oliveto. Ma c’è una generale volontà di imparare e migliorarsi e questo facilita anche il lavoro di quanti, spesso a servizio di frantoi cooperativi, svolgono attività di assistenza tecnica.
Alessandro Tincani è uno di questi. Affiancato da altri due tecnici, è responsabile dell’assistenza agronomica dell’oleificio Ol.Ma., in provincia di Grosseto, cooperativa con un migliaio di soci, 500 aziende olivicole assistite in maniera continuativa ed altrettante a chiamata.
Tincani, quali sono gli errori più comuni che si riscontrano in oliveto?
“Essenzialmente due quelli più rilevanti e che possono causare maggiori effetti su produzione e qualità delle olive: uno riguarda la gestione del suolo, l’altro la potatura”.
Andiamo con ordine: cosa andrebbe fatto per il suolo ed invece non viene eseguito?
“L’errore più ricorrente è quello di confondere l’inerbimento con l’abbandono. L’inerbimento è una pratica importante che incide positivamente sulle caratteristiche del suolo, sulla regimazione idrica, sul contenimento dell’erosione e sulla produttività delle piante. Ma va evitato che sia incontrollato, perché porta inevitabilmente ad un compattamento del terreno che, viceversa, va lavorato di tanto in tanto, per aiutarlo ad immagazzinare meglio sia l’acqua delle precipitazioni meteoriche, sia la stessa aria per l’apparato radicale. L’erba, tra l’altro, va tenuta bassa e sarebbero utili dai 3 ai 4 passaggi l’anno per tenerla al livello del terreno. Questo, tra l’altro, permette all’inerbimento di non entrare in competizione con l’apparato radicale delle piante più giovani. E, al tempo stesso, evita una eccessiva umidità che può causare l’insorgere di malattie fungine, a cominciare dall’occhio di pavone. O, non è escluso, l’attacco di insetti come l’oziorrinco che dall’erba alta può arrivare alle foglie della pianta”.
Tutto chiaro, passiamo alla potatura, tema sempre molto delicato. Come la mettiamo?
“Sbagliare potatura è un errore grave che ha effetti importanti sulla produzione, oltre che sull’insorgenza di malattie. Registriamo ancora chi non sa intervenire, chi non adotta un vaso policonico o comunque un vaso libero. E ancora registriamo capitozzature, rimozione eccessiva di succhioni che devitalizza il ligno della branca, o ancora non si lascia nel taglio idoneo legno di rispetto tra il ramo che viene asportato e la branca. Sono errori comuni anche perché spesso ci si avvale di potatori non qualificati: costeranno meno degli altri, ma possono creare danni gravi alle piante”.
Concetti puntuali anche questi, ben ripresi da Giorgio Pannelli a Toscoleum, la manifestazione all’interno della Fiera del Madonnino tenutasi lo scorso fine settimana a GrossetoFiere, proprio a due passi dalla Ol,Ma. Altre criticità che le vengono in mente?
“Citerei l’epoca di trattamento dei fitosanitari che vanno dati al momento giusto e con il dosaggio giusto. Con l’abolizione del dimeteoato, ad esempio, per la lotta alla mosca vi sono prodotti che hanno efficacia diversa e che vanno utilizzati con appropriatezza sia nei tempi, sia nelle quantità. Ecco, anche qui vedo che vi è una costante necessità di aggiornamento, che da parte nostra viene assicurata anche con puntuali bollettini settimanali. Stesso discorso vale per la concimazione che non può essere generica, ma mirata su cosa dare in funzione di quello che è stato asportato dalla pianta. Utile, in questo caso, una analisi del terreno che permetta di avere precise indicazioni sulle carenze nutrizionali del suolo e dunque stilare un piano di concimazione che dura 5 anni”.
Ha citato l’utilizzo di potatori non qualificati. È un problema quello di reperire manodopera professionale in oliveto?
“Sì, ed è un problema che sta aumentando progressivamente. C’è difficoltà nel reperire squadre sia per la potatura che per la raccolta. Nel primo caso vanno seguite, laddove non vi siano operatori professionali riconosciuti; nel secondo non è sempre facile, perché si prova a dare consigli sul periodo giusto di raccolta, ma spesso non coincide con la disponibilità della squadra esterna chiamata ad effettuare tale lavoro”