I pilastri per il rilancio dell’olivicoltura pontina

Malgrado sia trainata da una ottima varietà a duplice attitudine come l'Itrana, anche la prossima campagna si preannuncia poco soddisfacente per la provincia di Latina. E si studiano le possibili soluzioni
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La provincia di Latina, con circa 7.400 ettari in produzione coltivati a olivo, oltre 2.000 aziende attive e 37 frantoi, è un’area chiave dell’olivicoltura laziale con la varietà Itrana protagonista per un olio di alta qualità, ma anche per olive da mensa insieme alla varietà Gaeta. E qui la campagna olivicola 2025/26 si apre con prospettive purtroppo ancora una volta non soddisfacenti. Dopo gli ultimi anni difficili, segnate da eventi climatici avversi e da una forte contrazione produttiva, non ci sono presupposti di un anno migliore degli ultimi 3-4 anni con condizioni primaverili di grande fioritura, ma bassa allegagione.

E proprio la bassa produzione, insieme a minori rese, spese elevate e impegno, sono alcune delle motivazioni del fenomeno continuo di abbandono degli oliveti. La frammentazione produttiva, l’insufficiente organizzazione commerciale e la sottodichiarazione dei volumi reali – con una parte significativa di olio venduto fuori dai circuiti ufficiali – continuano inoltre a rappresentare un freno alla crescita.

“Per questo – spiegano il presidente di Confagricoltura Latina, Luigi Niccolini e il direttore Mauro D’Arcangeli è necessario un piano di rilancio basato su più direttrici: semplificazione amministrativa, regolarizzazione della produzione, incentivi agli investimenti tecnologici e alla riconversione varietale, sostegno alla filiera corta, rafforzamento della DOP Colline Pontine e delle certificazioni di qualità. Fondamentale anche il supporto alle imprese per lo sviluppo dell’oleoturismo e per il posizionamento del prodotto nei canali HoReCa e GDO premium, con particolare attenzione alla comunicazione delle specificità territoriali. Il consumatore oggi cerca autenticità, tracciabilità e salubrità – sottolineano ancora Niccolini e D’Arcangeli – e il nostro territorio ha tutte le carte in regola per intercettare questa domanda. Ma serve una regia condivisa che metta al centro il lavoro agricolo, la sostenibilità e la valorizzazione del patrimonio rurale. L’olivicoltura pontina – concludono – ha già dimostrato di saper produrre eccellenza. Con un adeguato supporto istituzionale e una strategia orientata al mercato, si può ripartire con un nuovo ciclo di crescita, fondato sulla qualità, sulla trasparenza e sul legame profondo tra olio e territorio”.

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Tags: itrana, olio di oliva, olivicoltura

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