La caduta precoce delle foglie dell’olivo? Strategia di sopravvivenza

La risposta della pianta a stress termici e irradiativi: quali sono i meccanismi fisiologici e le strategie agronomiche per mitigare questa senescenza foglliare
AIPO
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La caduta precoce delle foglie dell’olivo, sempre più frequente in annate particolarmente calde come questo 2025, non è solo un sintomo di debolezza o di malattia, ma può rappresentare una vera e propria strategia di sopravvivenza della pianta.

L’olivo è dotato di una straordinaria capacità di adattamento, può mettere in atto meccanismi metabolici che gli permettono di affrontare condizioni ambientali sfavorevoli, limitando i danni e preservando le strutture vitali.
Quando la pianta si trova esposta per più giorni consecutivi a un forte stress, come temperature elevate durante il giorno, notti insolitamente calde, luce intensa e assenza di pioggia, si attivano segnali interni che la portano a fare “scelte” energetiche per risparmiare risorse.

Uno dei primi organi ad essere sacrificato è la foglia, la quale, se non riesce più a svolgere pienamente le sue funzioni o consuma più energia di quanta ne produce, la pianta può decidere di eliminarla, per proteggere se stessa nel suo insieme. Questa eliminazione non è un evento casuale è attivato un processo noto come “senescenza fogliare”, che porta la foglia a interrompere gradualmente le sue attività metaboliche, fino a cadere.

I segnali che guidano questa scelta provengono da ormoni naturali prodotti dalla pianta e da segnali genetici interni, che indicano un superamento delle soglie di tolleranza ambientale.

La foglia come una centrale di produzione

Per comprendere meglio cosa accade all’interno della foglia in queste situazioni, è utile immaginarla come una centrale di produzione. Qui, grazie alla luce del sole, avviene la fotosintesi, processo che trasformare l’acqua e l’anidride carbonica in zuccheri e libera ossigeno. Per utilizzare gli zuccheri prodotti, la pianta ha pure bisogno di consumare ossigeno, che avviene all’interno di cellule chiamate “mitocondri”.

Quando le temperature salgono troppo e la luce è eccessiva, la pianta consuma più ossigeno e zuccheri, ma ne produce meno, perché la fotosintesi, sotto stress, rallenta. In questo processo si generano sostanze di scarto che, se non neutralizzate in tempo, possono danneggiare le cellule dei tessuti.

La pianta, se si trova in queste condizioni, inizia ad alleggerire il proprio carico energetico eliminando alcune foglie, in questo modo limita la diffusione del danno.

I controlli in campo

Per indagare e valutare come contenere questo fenomeno in campo, tra il 2021 e il 2024, sono stati condotti controlli con apporti di corroboranti e biostimolanti. Le osservazioni si sono concentrate su parametri visivi di facile rilievo agronomico, come l’ingiallimento uniforme delle foglie, la loro consistenza e il turgore, eventuali curvature o caduta localizzata. In più casi, la mancanza di necrosi o lesioni ha suggerito che non si trattasse di una malattia, ma di un processo selettivo e controllato, attivato in risposta a stress climatici.

Nello stesso periodo sono stati registrati negli oliveti oggetto di osservazione i parametri meteo, come le temperature massime diurne costantemente oltre i 32–33 °C, spesso accompagnate da temperature minime notturne superiori ai 20–21 °C; le radiazioni solari giornaliere oltre i 27 MJ/m² per molti giorni consecutivi, con punte fino a 29 MJ/m²; l’assenza di piogge significative, con suoli progressivamente meno ossigenati.

Questo quadro ha creato un ambiente sfidante per la pianta, con aumento della richiesta di energia da parte delle foglie, ma minore capacità di produrla in modo efficace.

In queste condizioni, il meccanismo di caduta fogliare è apparso come una risposta dell’olivo per preservarsi.
Per mitigare questi effetti è stata testata una strategia agronomica basata sull’applicazione fogliare di corroboranti e biostimolanti quali: estratti di alghe (Ascophyllum nodosum); distillato pirolenico di legno; glicina-betaina; idrolizzati proteici di leguminose; miscele di amminoacidi liberi come prolina e serina. Queste sostanze non agiscono come fertilizzanti tradizionali, ma aiutano la pianta a gestire meglio lo stress, migliorando l’assorbimento dell’acqua, stabilizzando l’equilibrio cellulare e mantenendo in funzione gli organi interni delle cellule anche in condizioni difficili.

Gli interventi fogliari sono stati effettuati prima che si verificassero fenomeni d’ingiallimento fogliare, con temperature non troppo elevate e in assenza di vento, per massimizzare l’assorbimento del prodotto.
I risultati ottenuti sono stati incoraggianti: le piante trattate hanno mostrato, in confronto agli olivi non trattati, una minore caduta di foglie, mantenendo più a lungo il colore verde e il turgore delle foglie.

Sebbene non sia stato possibile identificare con certezza il principio attivo più efficace, l’insieme degli interventi ha dimostrato che, supportare la pianta durante le fasi critiche, può fare la differenza.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: foglio di olivo, in evidenza, Ingiallimento fogliare, olivicoltura, olivo

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