La copertura del suolo: strategia chiave per l’olivicoltura sostenibile

I molteplici vantaggi per l'oliveto con l'inerbimento o l'impiego di residui vegetali come le potature. E l'interessante ritorno economico sotto forma di crediti di carbonio
Tecnica e Ricerca
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Il suolo è una risorsa preziosa e insostituibile per l’olivicoltura, ma spesso viene messo a dura prova da pratiche che lo lasciano scoperto e vulnerabile. L’erosione, la perdita di sostanza organica e la riduzione della capacità di trattenere l’acqua sono conseguenze comuni nei terreni gestiti senza una copertura adeguata. Questo degrado progressivo compromette non solo la fertilità del suolo, ma anche la sostenibilità delle produzioni agricole e la loro capacità di resistere agli stress climatici.

La copertura

Una strategia semplice ed efficace per proteggere il suolo consiste nel mantenerlo coperto. Questo può avvenire in due modi principali: attraverso la vegetazione spontanea che cresce naturalmente tra le colture, oppure mediante l’impiego di residui vegetali, come quelli ottenuti dalle potature. Anche una copertura parziale del suolo può produrre effetti significativi.

La presenza di materiale organico sulla superficie riduce l’impatto diretto della pioggia, limita la formazione di croste e rallenta il ruscellamento dell’acqua. In questo modo, si frena l’erosione, si favorisce l’infiltrazione idrica e si conserva l’umidità nei primi strati del terreno.

Il carbonio organico

Ma i benefici non si fermano qui. La copertura del suolo contribuisce anche alla conservazione del carbonio organico, un elemento chiave per la fertilità e la struttura del suolo, oltre a contrastare naturalmente la crescita delle infestanti, riducendo così la necessità di ricorrere a trattamenti chimici. I residui vegetali, spesso considerati uno scarto, si rivelano invece una risorsa preziosa: lasciarli sul campo, sotto forma di pacciamatura, consente non solo di proteggere il suolo, ma anche di migliorare nel tempo le sue proprietà fisiche, chimiche e biologiche.

Queste tecniche non richiedono grandi investimenti né modifiche radicali alle pratiche agricole esistenti. Possono essere introdotte in modo graduale, adattandole ai diversi contesti pedoclimatici e colturali. Il vantaggio è duplice: da un lato, si tutela una risorsa essenziale come il suolo; dall’altro, si pongono le basi per un’agricoltura più stabile, efficiente e resiliente.

I crediti di carbonio

Un esempio concreto di questo approccio è rappresentato dal lavoro di aziende innovative come Alberami S.r.l., realtà italiana che ha fatto della rigenerazione del suolo e della sostenibilità ambientale il cuore della propria attività. L’azienda promuove l’adozione sistematica di pratiche rigenerative e agroforestali, valorizzando la biodiversità e favorendo l’incremento del contenuto organico nei suoli agricoli. Alberami integra, inoltre, tecnologie avanzate per il monitoraggio e la certificazione del carbonio sequestrato nel suolo, rendendo questo processo tracciabile e trasparente grazie alla blockchain. Il sistema consente di trasformare il miglioramento ambientale in valore economico attraverso la generazione di crediti di carbonio, che possono essere venduti sul mercato volontario, offrendo così un’opportunità concreta di reddito aggiuntivo per le aziende agricole.

Integrare nella gestione agricola soluzioni basate sulla copertura del suolo e sull’olivicoltura rigenerativa rappresenta quindi un passo decisivo verso un modello produttivo più rispettoso dell’ambiente, capace di coniugare sostenibilità ecologica e sostenibilità economica. Prendersi cura del suolo non è solo una buona pratica agronomica: è un investimento sul futuro dell’agricoltura e del pianeta.

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