Insieme all’azoto e al potassio, il fosforo è uno dei tre principali macroelementi essenziale per le piante. Svolge un ruolo fondamentale in numerosi processi fisiologici: dalla produzione di energia alla formazione dei frutti, ed è indispensabile per garantire raccolti abbondanti e di qualità. Sebbene sia noto da tempo come un pilastro della nutrizione vegetale, solo negli ultimi decenni la ricerca agronomica ha permesso di comprendere appieno le sue funzioni e le sfide legate alla sua somministrazione. Parallelamente, sono emerse innovazioni nei fertilizzanti a base di fosforo, che promettono di migliorare l’efficienza e la sostenibilità della sua applicazione.
Il ruolo del fosforo
Il fosforo è essenziale per molteplici funzioni vitali nelle piante, che lo utilizzano per crescere, riprodursi e affrontare condizioni di stress. Tra i suoi principali ruoli troviamo che è un componente chiave dell’ATP (adenosina trifosfato), definita spesso come “la batteria energetica della cellula”. Questa molecola fornisce, infatti, l’energia necessaria per reazioni cellulari fondamentali, come la divisione cellulare e la sintesi delle proteine, la formazione del DNA.
Senza fosforo, le piante non potrebbero convertire l’energia luminosa in forme utilizzabili, compromettendo l’intero processo di fotosintesi.
Questa “batteria energetica della cellula”, ATP, è formata da una molecola composta da azoto, l’adenina, da uno zucchero, il ribosio, e tre molecole di fosfato e queste, quando si staccano o si rompono, rilasciando energia, permettono lo svolgimento di tutti i processi vitali. Una disponibilità adeguata di fosforo favorisce lo sviluppo delle radici, fondamentale per migliorare l’assorbimento di acqua e nutrienti.
Questa funzione diventa particolarmente critica in condizioni di stress idrico o in terreni con scarsa fertilità. Il fosforo è direttamente coinvolto nella formazione di composti organici durante la fotosintesi e nella sintesi delle proteine, accelerando il metabolismo delle piante e promuovendo una crescita vigorosa. Durante la fase riproduttiva, il fosforo gioca un ruolo cruciale nella formazione dei frutti, quindi delle olive, migliorando la qualità del raccolto e rendendolo più uniforme. Sempre per l’olivo, contribuisce alla produzione di olive di dimensioni e caratteristiche superiori, aumentando il valore commerciale del prodotto.
Una difficile assimilazione
Nonostante la sua importanza, il fosforo presenta numerosi ostacoli alla sua assimilazione da parte delle piante.
Queste difficoltà riguardano sia l’assorbimento radicale che quello fogliare, richiedendo approcci specifici per massimizzare l’efficacia della fertilizzazione.
L’assimilazione del fosforo da parte delle radici dipende fortemente dal pH del suolo e dalla presenza di altri elementi. In terreni alcalini o ricchi di calcio, il fosforo si lega chimicamente formando composti insolubili, come fosfato di calcio, che le piante non possono assorbire. Questa limitazione è particolarmente rilevante nei suoli mediterranei, dove prevalgono condizioni alcaline.
La somministrazione fogliare di fosforo presenta ulteriori difficoltà perché le molecole di fosforo, come i fosfati, sono grandi e complesse, il che ne ostacola il passaggio attraverso la cuticola delle foglie, una barriera naturale progettata per limitare la perdita d’acqua e proteggere la pianta da agenti esterni. Questa struttura riduce l’efficacia della concimazione fogliare tradizionale. Una volta che il fosforo è poi entrato, si aggiungono anche altre problematicità. Infatti, le membrane cellulari delle piante sono strutture molto selettive, funzionando come una sorta di “porta di sicurezza”, che consente solo a specifiche sostanze di entrare o uscire dalla cellula attraverso dei canali spefici. Questi canali o trasportatori, sono progettati per riconoscere e far passare determinati nutrienti, come l’azoto o il potassio. Il fosforo, invece, che si presenta principalmente sotto forma di molecole complesse e relativamente grandi come i fosfati, non si adatta facilmente immettersi in questi questi canali. Tutto questo rende più difficile il trasporto del fosforo attraverso la membrana e, di conseguenza, la sua assimilazione da parte delle cellule delle piante.
Una possibile soluzione
Negli ultimi anni, la ricerca agronomica e le tecnologie applicate ai fertilizzanti hanno portato allo sviluppo di prodotti avanzati, progettati per superare le limitazioni nell’assorbimento del fosforo. Tra le soluzioni più promettenti si distingue Cereaphos, prodotto dalla Perfosfati di Cerea. Questo fertilizzante rappresenta un’innovazione significativa nella nutrizione fogliare. Formulato con fosforo a basso peso molecolare, garantisce una maggiore solubilità e penetrazione, migliorando l’assorbimento del fosforo tramite le foglie.
Cereaphos contiene, inoltre, nutrienti complementari come zolfo, boro e zinco, che rafforzano le radici, migliorano la fioritura e ottimizzano le proprietà organolettiche dei raccolti.
È in atto anche l’evoluzione dei nano fertilizzanti, Nano.T, nanoparticelle di dimensioni nanometriche, che migliorano l’efficienza della somministrazione di fosforo e altri nutrienti. La ridotta dimensione di queste particelle aumenta la superficie di contatto, favorendo un assorbimento più rapido e uniforme.
La loro maggiore efficienza consente di ridurre i dosaggi, diminuendo l’impatto ambientale. Questi fertilizzanti possono essere utilizzati sia per concimazione fogliare che per fertirrigazione, adattandosi a diverse colture, compresi gli olivi. Per massimizzare l’efficacia della fertilizzazione con fosforo, è importante somministrarlo nei momenti più opportuni del ciclo di crescita della pianta d’olivo. Sebbene la somministrazione primaverile sia comune, negli ultimi anni si è riconosciuto che fornire fosforo in autunno offre vantaggi significativi. Durante l’autunno l’olivo accumula sostanze di riserva nutritive, che saranno utilizzate nella successiva stagione di crescita.
Questo periodo è ideale per supportare la formazione di proteine e di altre sostanze di riserva. che sia disponibile in autunno per formare le sostanze di riserva, alla ripresa vegetativa per la formazione di nuovi germogli e foglie, durante la fioritura e la formazione delle olive. Eventualmente è possibile intervenire con un apporto di soccorso agli inizi d’estate.
Per un oliveto di 15 – 20 anni, una densità media di 250 – 300 piante ad ettaro, un pH del terreno tra 7 e 7,5 il fabbisogno annuale di fosforo può variare tra i 40 e i 50 kg di fosfato.
Conclusione
Il fosforo rimane un elemento cruciale per la produttività agricola, ma la sua gestione richiede un approccio scientifico e tecnologico. Grazie a innovazioni come Cereaphos e Nano.T, oggi è possibile superare le barriere tradizionali legate alla sua assimilazione, garantendo colture più sane, raccolti più abbondanti e una maggiore sostenibilità ambientale. Questi progressi segnano un capitolo promettente per il futuro dell’agricoltura globale.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli