Forte calo nelle importazioni di olio d’oliva dalla Cina, ma anche da Giappone, Brasile, Australia e altri importanti consumatori extraeuropei. Lo evidenzia l’ultimo rapporto sul mercato mondiale dell’olio d’oliva pubblicato dal Consiglio oleicolo internazionale (CIO), che pure sottolinea come le importazioni di olio d’oliva nei principali paesi importatori siano aumentate dell’1,3% tra ottobre 2023 e luglio 2024, rispetto allo stesso periodo della stagione olivicola 2022/2023.
In Cina più che dimezzato l’import
Nel periodo considerato, la Cina ha infatti importato complessivamente 13.086 tonnellate, rispetto alle 29.913 della campagna precedente, con un calo del 56,3%. Anche i dati relativi alle importazioni di olio d’oliva del Giappone mostrano un significativo segno meno, pari 16,8%,: si è infatti scesi da 42.821 tonnellate importate nel 2022/23 a 35.648 nel periodo tra il 2023 e il 2024. Secondo gli analisti, questo potrebbe essere attribuito ai prezzi elevati dell’olio d’oliva negli ultimi due anni, che hanno indirizzato i consumatori asiatici verso gli oli tradizionali, cioè gli oli di semi.
Non va meglio in Sudamerica. Il Brasile ha ridotto le importazioni di olio d’oliva, del 12,2%, scendendo a 67.709 tonnellate rispetto alle 77.082 del periodo precedente. E così anche l’Australia, con 22.224 tonnellate, che tradotto significa un calo del del 6,1% rispetto al periodo precedente (23.671 tonnellate).
Bene il Nord America
Segni positivi, viceversa, nel nord America. Il Canada ha aumentato le importazioni di olio di oliva del 2,,5% salendo così a 42.773 tonnellate e soprattutto gli Stati Uniti – il Paese che importa i maggiori quantitativi in assoluto, ha registrato un aumento dello 0,2% toccando le 307.903 tonnellate nel periodo ottobre 2023-luglio 2024. Anche i restanti paesi extraeuropei hanno aumentato significativamente le loro importazioni, per un totale di 179.946 tonnellate, il 30,5% in più rispetto al periodo precedente.