L’olio di sansa di oliva in cerca di riscatto

Gli obiettivi di Giuseppe Masturzo, eletto al vertice dell'associazione che riunisce i sansifici
Economia
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Rilanciano con forza il principio del “first food” (prima il cibo) e rimarcano la lotta impari con gli impianti a biogas che beneficiano dei contributi del GSE (Gestore Servizi Energetici). Sono i sansifici italiani – una ventina in tutto – che rivendicano il loro ruolo all’interno della filiera olivicola-olearia, benché l’avvento dei frantoi a due fasi prima e quello dei biodigestori poi ne abbiano progressivamente ridimensionato le potenzialità.

Pur nelle difficoltà del rincaro dei costi di produzione, nell’ultimo anno l’aumento dei prezzi dell’olio extravergine di oliva ha permesso all’olio di sansa di oliva di recuperare anche una fetta di consumatori tra quanti cercano un prodotto a buon mercato. E malgrado la concorrenza spagnola si faccia sentire, la stessa remunerazione che i sansifici riconoscono ai frantoi conferma che si intende restare sul pezzo, visto che si è arrivati a pagare la sansa fino a 5/6 euro al quintale nella scorsa campagna, quando in passato non si superavano i 2/2,5 euro per le migliori partite (dal 3 al 7% la resa in olio di sansa grezzo destinato poi alla raffinazione).

Cambio al vertice dell’associazione

Giuseppe Masturzo

In questo scenario, sanno di stimolante sfida gli obiettivi di Giuseppe Masturzo, nuovo presidente del Gruppo olio di sansa di ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia aderente a Federalimentare e Confindustria.

Affiancato da Michele Martucci (che ha ceduto il testimone) e Silvio Borgioli, nei ruoli di vice, ha chiara una mission: “Dare nuova forza e visibilità ad un settore maturo come quello della sansa, che ha saputo reggere l’urto delle ultime, difficili campagne olearie”.

La sua esperienza all’interno delle aziende del gruppo oleario di famiglia – tra cui la storica Inol in provincia di Potenza attiva nel settore della sansa da 75 anni – lo rendono pronto a guidare il comparto.

“Storicamente – confida – i sansifici rappresentano un segmento importante del mondo olivicolo-oleario. Siamo creatori di valore aggiunto, perché, pur non essendo destinatari di alcun sostegno, diretto o indiretto, sotto forma di incentivi pubblici, da un sottoprodotto come la sansa vergine produciamo un olio alimentare. In questo modo l’intera filiera dell’olio d’oliva diventa un circolo virtuoso e sostenibile”.

Apripista per l’olio di oliva nei nuovi mercati

Il neopresidente tiene a ricordare che da sempre l’olio di sansa ha il suolo di apripista dell’olio d’oliva nei nuovi mercati esteri, in particolare nei Paesi non ancora abituati al gusto dell’extravergine. “Negli ultimi anni le aziende hanno affrontato gli effetti negativi della siccità e dei rincari – ha affermato Masturzo –. Tuttavia, siamo riusciti a mantenere posizioni anche nell’export, a conferma della resilienza del nostro comparto”.

Gli ultimi dati Assitol (anno 2023) parlano al riguardo di 38 mila tonnellate destinate ai mercati esteri, in aumento rispetto all’anno precedente. E dal momento che a produzione nazionale di olio di sansa di olive è di circa 20 mila tonnellate – forse quest’anno si scenderà a 15 mila per via dell’annata di scarica pugliese – emerge la dinamicità dei sansifici italiani anche nel commercio con l’estero.

Nella contesta tra l’utilizzo della sansa per olio alimentare o per biomasse, Masturzo ricorda la vocazione dei sansifici squisitamente alimentare. “Possiamo ben dire di aver promosso il principio del ‘food first’ – osserva il presidente del Gruppo olio di sansa – ben prima che diventasse uno dei principi della UE. In vista della transizione ecologica lo abbiamo sostenuto anche a Bruxelles, ottenendone il rafforzamento all’interno della Red III. Ed è su questa linea che intendiamo impegnarci, in Italia come in Europa”.

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Tags: in evidenza, Masturzo, sansa

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