di Roberta Ruggeri e Francesca Gambin
Ufficio Economico AIPO
Nei primi mesi del 2025, il prezzo dell’olio extravergine d’oliva in Italia ha evidenziato un incremento annuo del +3,27%. Pur trattandosi di una variazione non trascurabile, essa risulta contenuta rispetto agli aumenti registrati da altri beni alimentari e si colloca all’interno di un contesto macroeconomico europeo ancora caratterizzato da significative disomogeneità territoriali.
L’inflazione alimentare nell’area euro
Nel primo trimestre del 2025, l’inflazione alimentare nei Paesi membri dell’Eurozona ha mostrato un andamento differenziato, riflettendo specificità nazionali in termini di politiche agricole, approvvigionamento e consumi interni.
In Francia, l’indice dei prezzi al consumo per i prodotti alimentari ha registrato ad aprile un +1,2%, tra i più bassi dell’intera Unione. La moderazione è in parte attribuibile alla strategia di contenimento dei margini nella grande distribuzione, nonché al rafforzamento delle filiere locali sostenuto dal Piano Nazionale di Sovranità Alimentare.
In Spagna, a marzo, il tasso di inflazione alimentare si è attestato al +2,4%: una dinamica in rallentamento rispetto al 2024, ma accompagnata da un calo della domanda interna di olio d’oliva, a causa dei prezzi ancora elevati seguiti alla crisi produttiva del biennio precedente.
In Italia, ad aprile, l’inflazione alimentare ha raggiunto il +3,2%.
La Germania ha segnato a marzo un +3,42%, con particolare pressione sui prodotti importati, tra cui gli oli vegetali.
Portogallo e Grecia presentano i livelli più alti tra i Paesi considerati: rispettivamente +3,5% e +4,1% nel mese di marzo, quest’ultima con dinamiche inflattive ancora condizionate dalla volatilità dei mercati agricoli e da una forte dipendenza dall’importazione di derrate.
La media ponderata dell’inflazione alimentare nei Paesi dell’eurozona nel primo trimestre si colloca attorno al +2,5% annuo, valore peraltro che nasconde divergenze significative tra le economie centrali e quelle periferiche dell’area, sia in termini di pressione sui costi sia di reazione della domanda.
Dinamica dei prezzi dell’olio extra vergine d’oliva
L’incremento del +3,27% del prezzo dell’olio extra vergine d’oliva in Italia si pone dunque in linea con il tasso inflattivo nazionale e marginalmente superiore alla media dell’area euro. Questo dato, tuttavia, assume un valore più significativo se confrontato con altre voci del paniere alimentare: ad esempio, gli ortaggi freschi hanno registrato un +8,6%, mentre i prodotti da forno, in alcuni Paesi, hanno superato il +10%.
Nel contesto del cosiddetto “carrello della spesa”, l’olio extra vergine d’oliva continua a rappresentare un bene primario, il cui contributo all’inflazione complessiva risulta marginale.