Con “turismo delle radici” o “turismo di ritorno” si intende un particolare tipo di turismo rivolto a tutti coloro che, discendenti di persone emigrate, viaggiano per ritornare a visitare le città, i paesi, i luoghi in cui sono vissuti i propri antenati. È un segmento particolare dell’offerta turistica in cui sono coinvolte professionalità diverse e complementari.
E dal “turismo delle radici” potrebbe arrivare un interessante impulso per la vendita dell’olio extravergine di oliva, specialmente da parte dei piccoli produttori che utilizzano varietà olivicole del posto.

Tema sviluppato da Sonia Ferrari, docente di Marketing del Turismo e Marketing Territoriale all’Università della Calabria nel corso dell’incontro promosso dall’Oleificio Torchia a Tiriolo (Cz) che ha visto coinvolti numerosi ed autorevoli esponenti del settore olivicolo oleario.
Nel suo intervento la professoressa si è soffermata sull’importanza delle risorse agricole e agroalimentari come attrattori turistici. In un panorama in continua evoluzione, in cui i visitatori sono sempre più consapevoli ed attenti alle identità delle destinazioni, i turisti ricercano, infatti, l’autentico ed un contatto sempre più stretto con le comunità locali.
In particolare, molti dei turisti delle radici, emigrati e loro discendenti . se ne contano 60 milioni in giro per il mondo – vanno in vacanza nel luogo di origini familiari per riconnettersi appunto con le proprie radici, mostrando grande interesse per i ‘prodotti nostalgia’, che hanno il sapore di casa e ricordano la madre patria.
Prendendo spunto dall’ultima sua ricerca “Turismo delle Radici e dei Prodotti Agroalimentari. Percorsi e strategie per valorizzare l’olivicoltura e le aree rurali” realizzata insieme a Tiziana Nicotera ed Anna Lo Presta, in collaborazione con il CREA, la Ferrari ha evidenziato – citando l’indagine statistica condotta su oltre 600 turisti delle radici – che gli italiani emigrati che tornano come turisti sono fortemente legati alla terra dei propri avi (71%), ne apprezzano la cucina (83%), acquistano e consumano prodotti agroalimentari italiani anche al ritorno dopo il viaggio (oltre il 61% li ha acquistati negli ultimi 6 mesi e oltre la metà li ha consumati anche più volte a settimana) e li promuovono presso parenti e amici una volta tornati a casa (più dell’87% del totale).
Per quanto riguarda l’olio di oliva, emerge un forte appeal che questo prodotto esercita nei confronti dei turisti delle radici. Infatti, oltre l’87% dei rispondenti dichiara di averlo acquistato, mentre solo il 12,7% dichiara di non averlo mai fatto. In particolare, il 53,3% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato olio in Italia durante un viaggio per portarlo nel proprio paese di residenza. Oltre 73% riconosce che quello italiano è di qualità superiore, nonostante il mercato poco sviluppato all’estero, sia per la difficoltà a reperire il prodotto che per i prezzi elevati. L’indagine, in verità, ha mostrato anche una scarsa consapevolezza sul mondo dell’olio extra vergine di oliva italiano, ma anche l’interesse a conoscerlo meglio.
La Ferrari ha sottolineato che alcune aree rurali stanno dimostrando grande interesse e stanno realizzando investimenti sull’oleoturismo che i turisti delle radici apprezzano perché offre esperienze e percorsi in cui c’è una relazione diretta con le imprese e i territori. L’aggancio tra il segmento dei turisti delle radici e le aziende olivicole che si aprono all’accoglienza, è stata la conclusione, può dunque rappresentare un modello di diversificazione del reddito, un valore aggiunto per turisti e aziende, una opportunità per le aree rurali caratterizzate da un vasto patrimonio olivicolo.