La gestione estiva della chioma, in passato ritenuta intervento accessorio, sta progressivamente assumendo un ruolo centrale nell’ottimizzazione del bilancio tra attività vegetativa e fruttificazione, in risposta alle mutate condizioni climatiche.
Tra le operazioni estive più rilevanti, la rimozione selettiva di polloni e succhioni, sia in impianti tradizionali che intensivi (300–400 piante per ettaro), si configura come una pratica agronomica ordinaria, volta al contenimento della vigoria, al controllo dell’architettura della chioma e al miglioramento della penetrazione luminosa nelle zone fruttifere della pianta.
I polloni
I polloni, che si sviluppano tipicamente alla base del tronco o dal colletto radicale, rappresentano un rilevante spreco energetico per la pianta, soprattutto nei periodi critici di disponibilità idrica. Quando crescono in modo vigoroso, possono superare il metro e mezzo di altezza nel giro di poche settimane, riducendo l’efficienza fotosintetica e compromettendo la distribuzione della linfa verso i rami produttivi.
Numerose osservazioni di campo indicano che la rimozione manuale dei polloni mediante strappo risulta più efficace nei mesi caldi, in particolare quando l’attività meristematica è fisiologicamente rallentata. In questa fase, il rischio di rigenerazione è inferiore e si riduce la possibilità che nuove gemme latenti vengano stimolate fino alla primavera successiva.
I succhioni
I succhioni si formano prevalentemente in posizione dorsale o apicale lungo le branche principali, come risposta a potature troppo energiche, stress idrici o squilibri nutrizionali. Nonostante il loro rapido accrescimento, non tutti vanno eliminati indiscriminatamente, alcuni possono rivelarsi utili nel rinnovamento della chioma.
In ambito operativo, si distingue spesso tra succhioni a sviluppo verticale e vigoroso, scarsamente produttivi nei primi anni, e succhioni più contenuti e con portamento orizzontale, che possono essere conservati per reintegrare le porzioni spoglie della chioma. Questa distinzione, sebbene non formalizzata in letteratura scientifica, è frutto dell’esperienza empirica di tecnici e potatori, e trova riscontro nella pratica di potatura conservativa.
Approccio prudente
Ancora più rilevanti sono i cosiddetti “maschioncelli”, ovvero ramificazioni secondarie che portano anticipi produttivi o gemme a fiore, particolarmente adatte nelle operazioni di riforma di oliveti invecchiati o danneggiati.
Le linee guida agronomiche attuali suggeriscono un approccio prudente anche durante la potatura verde. È consigliabile non superare il 20% della massa fogliare rimossa, per non compromettere la capacità della pianta di far fronte agli stress idrici estivi. Gli attrezzi utilizzati devono essere ben affilati e disinfettati, per evitare infezioni secondarie e lacerazioni che possano esporre i tessuti ai colpi di calore.
La gestione estiva della vegetazione non è più una pratica opzionale, ma uno strumento strategico di adattamento alle nuove sfide climatiche. Se eseguita con criterio, la potatura verde contribuisce a mantenere l’equilibrio tra vigoria e produttività, a migliorare la penetrazione della luce nella chioma e a ridurre la pressione parassitaria. La sua efficacia, tuttavia, dipende da un’attenta osservazione fenologica e da interventi calibrati sul contesto pedoclimatico e varietale. In un’ottica di olivicoltura sostenibile, la potatura verde rappresenta oggi una leva gestionale da valorizzare con competenza e consapevolezza scientifica.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli