Basta farsi un giro tra gli scaffali del supermercato e rendersi conto che sempre più marchi, specialmente quelli orientati all’alta qualità, utilizzano olio extravergine di oliva in luogo dell’olio di oliva per i prodotti in scatola (come il tonno) o in vetro (come i carciofini). E puntano molto a a rimarcare tale differenza che giustifica un prezzo maggiore.
L’arrivo dell’estate, che tradizionalmente spinge i consumatori a fare maggiore uso di questi prodotti (a partire dall’immancabile insalata di riso), ci ha spinto a cercare di capire se potrebbe aprirsi in questo senso un nuovo segmento di mercato per l’extravergine, in particolare quello di alta gamma. Tema che abbiamo affrontato con Renzo Ceccacci (nella foto), che racchiude in sé l’esperienza sotto il profilo salutistico-nutrizionale e sensoriale, essendo stato primario di anestesia, rianimazione e analgesia e da 6 anni è presidente di Olea (Organizzazione Laboratorio Esperti e Assaggiatori).
Dott. Ceccacci, quali sono i vantaggi di un prodotto conservato in olio extravergine rispetto ad uno in olio di oliva?
“Molteplici, l’extravergine, se di buona qualità, ha un perfetto equilibrio di grassi e contribuisce ad una migliore conservazione del contenuto grazie alle sostanze antiossidanti e alla vitamina E. Non solo, migliora il prodotto conservato anche sotto il profilo organolettico. Vi è inoltre una totale assenza di sostanze derivanti dalla raffinazione propria degli oli di oliva, a partire dai glicidil esteri o acidi grassi trans. Si crea infine una splendida sinergia promozionale tra prodotto e olio, entrambi sinonimo di qualità”.
Il prezzo naturalmente maggiore del prodotto potrebbe essere un freno per il consumatore?
“Non credo. Qualcuno potrebbe vedere uno svantaggio nel costo maggiore, tenuto conto tra l’altro che normalmente l’olio è pari ad un terzo del peso del prodotto in scatola e un po’ più in quello in vetro. Ma non va perso di vista un fatto: in genere l’olio d’oliva usato per i prodotti in scatola o in vetro non si consuma e viene buttato via. Mettiamoci in quella scatola o in quel vasetto di vetro un extravergine di alta qualità e vedrete che la sua gradevolezza lo rende non solo appetibile per essere consumato insieme al prodotto, ma anche per condire altri piatti, come ad esempio la pasta”.
Secondo lei può dunque crescere questa consapevolezza?
“Me lo auguro. Attenzione, però. Il semplice fatto che sia un extravergine non significa garantire tempi lunghi di conservazione e migliore qualità del prodotto. Sappiamo bene che ci sono extravergini ed extravergini. Per questo la strada da seguire semmai è quella dell’olio di alta gamma, ovviamente 100% italiano, che non resti troppo a lungo negli scaffali del supermercato e che sia conservato nella maniera corretta”.
Una opportunità, questa, che magari potrebbe essere colta da qualche Consorzio di Tutela per sposare il proprio extravergine ad uno dei tanti marchi che confezionano il loro prodotti sott’olio, sia esso in scatola che in vetro e creare, incanalandosi in un mercato ancora tutto da scoprire, in una sinergia promozionale vincente.
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