Lo sapevate che siamo noi italiani, indirettamente, a finanziare buona parte della promozione degli oli di oliva spagnoli nel mondo? E già, lo facciamo mediamente con circa 2,3 milioni di euro l’anno!
Lo ha spiegato perfettamente Mauro Meloni (nella foto), direttore del Ceq (Consorzio extravergine di qualità), nel recente incontro dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio dove è stato chiamato a relazionare sulla qualità del prodotto e le politiche di valorizzazione delle produzioni.
Meloni ha rimarcato l’incapacità dell’Italia di presentarsi unita come sistema paese all’estero nella promozione dell’olio di oliva. Evidenziando, in questo senso, la forte differenza con gli spagnoli che hanno organizzato una Interprofessione con politiche erga omnes che coinvolgono e vanno a favore di tutti i produttori del paese. L’Interprofessione è l’organismo che mette insieme – senza divisioni, primogeniture o bandiere – i produttori olivicoli, i frantoiani ed i confezionatori della Spagna. Uniti per ottenere qualcosa di significativo insieme. Cosa fa l’Interprofessione? “Gestisce l’immagine – ha spiegato Meloni – quella immagine che paradossalmente gli abbiamo regalato noi senza renderci conto. Quanto abbiamo approvato la legge sul made in Italy eravamo tuti contenti che c’era una legge sull’obbligatorietà dell’origine. Che bello, nessuno ci avrebbe potuto più copiare, avevamo la nostra etichetta italiana! Peccato, però, che diventando obbligatorio indicare l’origine, questa legge è valsa anche per coloro che l’identità sulla produzione alimentare ancora non ce l’avevano, come nel caso degli spagnoli, a cui non volendo abbiamo fatto un grandissimo favore. Loro, a differenza di noi, per l’olio di oliva si sono organizzati in maniera davvero efficace e l’identità l’hanno saputa valorizzare molto bene all’estero. Gestendo ottimamente la promozione. Ad esempio hanno stabilito, con l’Interprofessione, che andavano versarti per la promozione dell’olio spagnolo 6 euro a tonnellata per ogni transazione: 3 euro dalla parte produzione e 3 euro dalla parte commerciale. Parliamo di qualcosa come 8/10 milioni di euro l’anno che gli operatori puntualmente pagano. E dal momento che 380 mila tonnellate di quell’olio lo acquistano i nostri confezionatori, il giro di affari che le transazioni italiane generano è pari a circa 2,3 milioni (somma che ovviamente viene redistribuita poi nel prezzo finale delle bottiglie d’olio negli scaffali del supermercato). Soldi, questi, interamente destinati alla promozione dell’olio spagnolo nel mondo”.
Un piccolo esempio dei risultati che si ottengono con tale promozione? Ce lo ha rivelato proprio qualche giorno fa Mercacei, il magazine olivicolo-oleario del paese iberico: grazie ad una promozione mirata e puntuale dell’Interprofessione, la Spagna, nel suo insieme, e dunque – è bene ripeterlo – senza concorrenza di etichette o marchi, ha esportato lo scorso anno in Cina il quantitativo record di 45 mila tonnellate di olio di oliva per un controvalore di 168 milioni di euro. Nel paese cinese il 90% di olio che viene importato è proprio di origine spagnola.