Tignola dell’olivo: come agisce, gli effetti e quando intervenire

Il trattamento a volte può rilevarsi antieconomico
AIPO
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La difesa contro la Tignola dell’olivo della seconda generazione – quella carpofoga, che va sulle olive – non sempre è giustificata da livelli di dannosità tali da dover ricorrere a interventi con agrofarmaci. Agire contro la Tignola può rivelarsi antieconomico: d’altra parte, non è mai stata definita una soglia economica d’intervento, perché varia in ragione del carico di olive e della varietà.
Genericamente, si considera necessario un trattamento fitosanitario contro la generazione carpofaga quando si supera il 10% delle infestate o alla fine del picco del volo, prima dell’indurimento del nocciolo.
La valutazione deve essere molto tempestiva, perché, quando la larva ha raggiunto il seme, la sostanza attiva di un agrofarmaco difficilmente riesce a esserle letale. Per questo, gli interventi con insetticidi eseguiti tardivamente si rivelano inefficaci.
Le uova della generazione carpofoga sono deposte prevalentemente sul calice delle piccole olive, meno frequentemente sull’epicarpo (buccia) della drupa. Dopo circa 6-9 giorni esce la larva: di solito questa penetra nell’oliva direttamente dalla parte della membrana dell’uovo, che è aderente all’epidermide, passando così dall’ovulo alla drupa. La larva percorre la strada verso l’interno dell’oliva lungo i fasci fibrovascolari, che sono quei canali formati da cellule specializzate che conducono i liquidi linfatici all’interno dell’oliva. In questo modo la larva raggiunge il nocciolo, che è ancora tenero, e vi s’insedia, erodendolo dalla parte del seme.
Nel momento in cui la larva si addentra nell’oliva, è possibile che ne provochi la caduta, causando la cascola verde. Le larve entrano nelle olive sino a che il nocciolo non si è lignificato: questo avviene all’incirca dopo la seconda decade di luglio, periodo in cui però le temperature facilmente superano i 30°C e le umidità relative non sono elevate, condizioni che portano a perire sia le uova e sia le larve.
Da prendere pure atto che, in natura, esiste un gran numero di parassitoidi della Tignola dell’olivo.
A questo punto, se le azioni a contrasto della Tignola potrebbero avere poco significato economico, per quello che riguarda le soglie d’intervento, assumono, invece, importanza nella difesa fitosanitaria se consideriamo confacente che l’utilizzo di un insetticida non solo limita i danni dalla Tignola, ma contiene pure le popolazioni di altri parassiti di stagione, ben presenti nell’olivo, come la Mosca dell’olivo, le Cocciniglie, la Margaronia, i Curculionidi e i Cerambicidi.
In questo caso il trattamento fitosanitario oltre ad avere come organismo bersaglio la Tignola dell’olivo è importante perché riduce la numerosità d’adulti di Mosca, la cui sua prima generazione estiva, generalmente, si posiziona tra la seconda e la terza decade di luglio. In questo caso gli eventuali danni del dittero potrebbero essere limiti e, presumibilmente, avendo diminuito la sua popolazione, si riesce a controllare le ovideposizioni con repellenti o antideponenti.
Gli insetticidi a disposizione per contrastare la Tignola dell’olivo sono:
• Acetamiprid (esempio Epik con azione sistemica);
• Spinetoram (esempio Delegate ™ WDG con attività trans laminare);
• Deltametrina (esempio Decis Evo che agisce per contatto e ingestione prima che il parassita penetri nel vegetale).
Questi tre insetticidi sono ad ampio spettro d’azione, sono efficaci nei confronti d’insetti parassiti appartenenti a vari ordini, soprattutto ad apparato boccale pungente e succhiante.
Per la difesa con tecniche biologiche è possibile usare il Bacillus thuringensis, o piretrine naturali o azadiractina.
Un’attenzione particolare va posta all’uso di prodotti a base di Bacillus thuringiensis, il quale, agendo unicamente per ingestione, non ha la possibilità di essere ingerito da quelle larve penetrano nei frutti direttamente dalla parte in cui l’uovo aderisce all’oliva. In caso di un suo utilizzo, si raccomanda di ripetere l’applicazione; se l’acqua utilizzata per la miscela ha pH superiore a 8 è necessario acidificarla prima di preparare il composto, ad esempio aggiungendo acido citrico circa 100g/hl per abbassare di 1 punto il pH; eseguire il trattamento di sera, perché il prodotto è fotolabile; eseguire quindi un’uniforme e diligente bagnatura delle chiome.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

Tags: in evidenza, Tignola

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