In un’epoca in continuo mutamento come quella attuale a volte è necessario fermarsi un po’ a riflettere, a osservare e a trarre le conclusioni. Occupandomi di olivicoltura a 360 gradi sarebbe sciocco non ammettere che siamo nel mezzo degli effetti dei cambiamenti climatici. Passeggiando per i paesaggi olivicoli (ma anche di qualsiasi altra coltura) vi renderete conto di quanto le cose siano cambiate e continueranno a farlo. Le previsioni degli scienziati da qui al 2100 (che osservando il tempo in ere geologiche sono un soffio di vento!) sono aberranti! Il report IPCC del 2023 descrive conseguenze climatiche catastrofiche se la risposta non sarà tempestiva. Si parla di “codice rosso”, proprio perché gli scienziati hanno mostrato che l’attuale riscaldamento di 1,1°C ha già causato un pericoloso sconvolgimento della natura e del benessere umano in tutto il mondo.
A metà aprile i terreni hanno le caratteristiche fisiche di agosto… In alcune aree del sud Italia, gli olivi sono in “mignolatura completa”, tipica fase fenologica prossima alla fioritura. Direi che siamo almeno avanti di un mese circa! Se questa condizione dovesse perdurare fino alla piena fioritura, le piante sarebbero sottoposte ad uno stress importante con ripercussioni sulla biologia fiorale, già delicata nell’olivo. I fiori dell’olivo non producono nettare e gli insetti raccolgono solo i granuli di polline. Condizioni critiche come venti forti e secchi, pioggia e alte temperature influenzano l’impollinazione e possono ridurne l’allegagione.
I granuli di polline si posano sullo stigma e germinano producendo il tubo pollinico, che scende attraverso lo stilo per fertilizzare gli ovuli che formeranno gli embrioni. I tubini pollinici necessitano di una appropriata temperatura per crescere bene. In ambienti freddi, crescono lentamente e possono fallire la corsa verso gli ovuli o possono raggiungerli dopo la loro degenerazione. Alte temperature inibiscono anche la germinazione del polline e rallentano o fermano il tubulo pollinico.
E mentre chi coltiva seriamente spera in una pioggia imminente che aiuti l’olivo a ripristinare le condizioni ideali al suo sviluppo, dall’altra c’è chi pensa che progettare nuovi impianti (rispetto alla vecchia olivicoltura) sia la soluzione a tutti i problemi, magari dotando gli olivi di moderni sistemi di irrigazione.
Ma siamo sicuri che l’acqua sarà sempre disponibile? O sarebbe meglio ripristinare, tutelare la biodiversità locale? Impianti ultrasecolari, seppure poco razionali e con grosse difficoltà nella gestione, da secoli hanno vissuto e “assorbito” condizioni climatiche molto eterogenee e pertanto rispondono con una certa sicurezza allo stress idrico.
Una cosa è certa, siamo nel mezzo di un cambiamento e nonostante siamo pronti con diverse strategie di mitigazione, bisognerà convivere e agire in piena coscienza.