Una risorsa per l’oliveto l’azoto rilasciato dai residui di potatura

Ramaglie e foglie triturate diventano un prezioso apporto per il suolo e per la pianta
AIPO
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Nella prima fase della ripresa vegetativa, la pianta dell’olivo ha una importante necessità di disporre di composti azotati organici, come amminoacidi, proteine e acidi nucleici, perché deve produrre nuove foglie, sviluppare rami e radici, ma andrà ad utilizzare quelli che aveva accumulato come sostanze riserve durante la stagione precedente in rami e radici. Successivamente, quando le radici avranno la possibilità di assorbire l’azoto, la pianta utilizzerà questo elemento per sintetizzare le nuove molecole organiche ed è quello il momento in cui attuare la fertilizzazione azotata.

L’olivo reagisce con grande rapidità alle sue somministrazioni, purché le condizioni idriche del terreno siano ottimali, poi, dato che l’azoto è dilavabile è necessario che il suo apporto avvenga in modo frazionato.

Piano di fertilizzazione azotata frazionata

La quantità di azoto necessaria per un ettaro di oliveto dipende da diversi fattori, come la densità di impianto, la produttività prevista, lo stato nutrizionale del suolo e delle piante. In media, un oliveto produttivo richiede una dose annuale compresa tra 60 e 120 kg di azoto per ettaro, con un valore medio di 100 kg/ha di azoto come riferimento per impostare il questo frazionamento:
alla ripresa vegetativa (inizio marzo): apportare circa il 50% della dose annua, 50 kg/ha di azoto, preferibilmente con fertilizzanti contenenti azoto ammoniacale (NH₄⁺) o ureico, come solfato ammonico (21% di azoto) circa 215 kg/ha o urea (46% di azoto) circa 100 kg/ha;
– in pre fioritura (fine aprile – primi di maggio): apportare il 30% della dose annua, 30 kg/ha di azoto, con fertilizzanti contenenti azoto nitrico (NO₃⁻) o una miscela di azoto nitrico e ammoniacale, come nitrato ammonico (33-34% di azoto) circa 75 kg/ha o nitrato di calcio (15,5% di azoto) circa 160 kg/ha;
– all’allegagione e primo sviluppo dell’oliva (metà giugno): apportare il restante 20% della dose annua, 20 kg/ha di azoto, preferendo fertilizzanti a rilascio controllato o organici, come compost di qualità contenente 0,6-0,8% di azoto, con dosi di 2-3 t/ha.

La gestione dei residui di potatura
e il loro impatto sull’azoto

Un altro aspetto della concimazione azotata è il suo rapporto con la gestione dei residui di potatura, come rami e foglie; se sono triturati e lasciati sul terreno rappresentano una risorsa per il suolo, poiché contribuiscono all’apporto di sostanza organica, che può ritenersi una riserva a lenta cessione di macro e microelementi, migliora la struttura e la capacità di trattenere l’umidità e la fertilità complessiva.

Durante il processo di decomposizione di queste sostanze legnose, però, i microrganismi terricoli preposti alla loro trasformazione in humus, principalmente batteri e funghi, utilizzano azoto per svolgere la loro attività di degradazione. Questo fenomeno, noto come immobilizzazione dell’azoto, può temporaneamente ridurre la quantità di azoto disponibile per gli olivi, generando una competizione nutritiva tra le radici delle piante e questi microrganismi. È quindi essenziale bilanciare questa sottrazione con un’adeguata somministrazione di azoto, sia per sostenere l’attività microbica sia per evitare carenze nutrizionali negli olivi.

Considerando così un oliveto con una densità di 220-270 piante per ettaro e una potatura di media intensità, si lasciano sul terreno circa 10-15 kg di sarmenti per pianta, per un totale di oltre 30 quintali di ramaglia per ettaro. Una volta triturati e interrati a una profondità di 10-15 cm, questi residui apportano materiale organico ricco di lignina, cellulosa ed emicellulosa, che si decompongono lentamente, impiegando fino a tre anni per trasformarsi in humus stabile che costituisce una riserva di elementi nutritivi utili per le piante. La graduale mineralizzazione dell’humus rilasciato potrebbe fornire fino a 6-8 q.li/ha di humus e quantitativi non trascurabili di elementi minerali. Privarsi di questa fonte di fertilità ci costringe ad apportare annualmente all’oliveto concimazioni organiche e minerali dall’esterno.

Vi è però un aspetto critico dato dalla necessità dei microrganismi decompositori che prelevano azoto dalla soluzione circolante del suolo per soddisfare le loro esigenze di vita, perché anche questi hanno la necessità di prodursi amminoacidi, proteine, acidi nucleici. Di conseguenza, si verifica una competizione per l’azoto tra i microrganismi e gli olivi, con un possibile impoverimento della disponibilità di azoto per i peli radicali. Questo fenomeno può indebolire la crescita vegetativa, ridurre la capacità fotosintetica e compromettere lo sviluppo dei frutti, specialmente nelle fasi fenologiche più critiche, come la fioritura e l’allegagione.

Per compensare l’azoto immobilizzato dai microrganismi durante la decomposizione dei residui, è necessario apportare una quantità di azoto aggiuntiva pari a 1,0-1,2 kg per quintale di residui di potatura. Con 30 quintali di ramaglia per ettaro, servono circa 32 kg/ha di azoto.

Utilizzando un fertilizzante come l’urea agricola (46% di azoto), sarà necessario un ulteriore apporto di 60 – 70 kg/ha di urea.

Benefici a lungo termine della gestione integrata

La necessità d’integrare azoto durante la decomposizione dei residui di potatura non è sempre costante anno dopo anno. Una volta avviato il processo di decomposizione sarà possibile ridurlo progressivamente, ma questo dipende da vari fattori, se il livello di sostanza organica nel suolo aumenta stabilmente nel tempo grazie alla gestione dei residui, la fertilità del terreno migliora, e una parte del fabbisogno di azoto può essere soddisfatta dalla mineralizzazione dell’humus.

Dopo i primi anni di incorporazione regolare dei residui, i microrganismi del suolo possono stabilizzarsi, riducendo il fabbisogno netto di azoto per la decomposizione.

Il calcolo iniziale dell’azoto necessario per compensare l’immobilizzazione è importante, quindi, nei primi anni di gestione dei residui. Tuttavia, nel medio-lungo termine, con un accumulo stabile di sostanza organica e una gestione ottimale del suolo, potrebbe essere possibile ridurre gli apporti di azoto aggiuntivi, adeguandoli alle reali necessità del sistema pianta-suolo.

Una gestione attenta della concimazione azotata e dei residui di potatura può migliorare significativamente la salute e la produttività degli olivi. L’adozione di strategie mirate, come la somministrazione frazionata di azoto e l’integrazione delle perdite legate alla decomposizione dei residui, contribuisce non solo a ottimizzare i raccolti, ma anche a promuovere la sostenibilità a lungo termine degli oliveti.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: Aipo, azoto, Enzo Gambin, in evidenza, potatura, Ripresa vegetativa

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