Negli ultimi anni, gli oliveti presenti in diverse aree del nord Italia (dalla Liguria alla Toscana, dalla Lombardia alla zona del lago di Garda) stanno affrontando una graduale diffusione di due lepidotteri xilofagi: l’Euzophera pinguis e l’Euzophera bigella.
Questi insetti, appartenenti alla famiglia Pyralidae, sono noti per il loro comportamento, che consiste nello scavare gallerie tra la corteccia e il legno degli olivi, causando disseccamenti e indebolimenti strutturali.
Sebbene la loro presenza sia considerata marginale rispetto ad altre avversità tradizionali come la Mosca dell’olivo, le segnalazioni sono in aumento e destano preoccupazioni tra gli olivicoltori.
Ciclo biologico e danni
Entrambe le due specie di Euzophera spp. hanno due generazioni all’anno, in annate particolarmente calde si potrebbe sviluppare una terza. Il ciclo biologico inizia quando le femmine depongono le uova, nelle vicinanze di ferite o lesioni presenti sulla corteccia degli olivi. Le larve, una volta schiuse, penetrano nel legno dell’olivo, scavando gallerie di nutrizione sotto la corteccia, compromettendo il flusso della linfa e indebolendo i rami colpiti.
Le larve delle due specie, Euzophera pinguis ed Euzophera bigella, nei primi stadi del loro sviluppo hanno un colore bianchiccio, con il progredire della crescita. L’Euzophera pinguis assume un tono verde chiaro accompagnato da una testa di colore marrone. L’Euzophera bigella sviluppa, invece, una colorazione più scura nel corpo e nella testa.
Queste differenze cromatiche rappresentano un elemento utile per la loro identificazione visiva nei diversi stadi larvali.
Per entrambe le specie, l’insetto adulto è una farfalla, dalla lunghezza di 15-20 mm e da un’apertura alare di circa 12-14 mm; la colorazione è marrone scuro con tonalità beige, con ali che hanno una zona basale di colore bruno arricchita da una linea a zig-zag più chiara.
Tra le due principali specie, l’Euzophera bigella ha dimensioni leggermente inferiori, pur rientrando nella fascia di lunghezza di 15-20 mm. Entrambe le specie hanno un comportamento prevalentemente notturno. Gli adulti sono molto attivi in primavera e nell’autunno, questo dinamismo si riduce nei mesi estivi. Le differenze tra le due specie sono poco visibili a occhio nudo; tuttavia, i loro patrimoni genetici differiscono nei cicli riproduttivi, nelle caratteristiche ambientali o nella resistenza a determinate condizioni. Entrambi i tipi convivono nello stesso ambiente, ma potrebbe esserci una leggera differenza negli adattamenti ambientali.
Danni
Le larve di Euzophera spp scavano gallerie subito sotto la corteccia, nella zona chiamata floema, che è essenziale per il trasporto della linfa grezza e degli zuccheri all’interno dell’albero. Questi tunnel non solo interrompono il flusso linfatico, ma creano anche vulnerabilità strutturali, indebolendo la stabilità delle branche. La corteccia delle branche infestate presenta fessurazioni ed ingrossamenti, diventano più fragili e suscettibili alla rottura, specialmente durante eventi climatici, come vento o grandine.
Le gallerie poi fungono da via d’ingresso ideale per batteri, come lo Pseudomonas savastanoi, responsabile della Rogna dell’Olivo, e consorzi di funghi che peggiorano ulteriormente la salute dell’albero, causando un declino generale.
Sulle branche colpite, si notano foglie di colore verde pallido o ingiallite, che possono successivamente disseccare, effetto che è spesso il primo segnale visibile di un’infestazione. Nel tempo, la chioma appare impoverita, con sezioni di rami che seccano progressivamente e risultano più evidenti nelle esposizioni a sud o nei versanti caldi, condizioni queste che favoriscono l’attività dei lepidotteri.
Le possibili cause
A prevalere nelle infestazioni è l’Euzophera pinguis, rispetto all’Euzophera bigella. La maggior presenza di Euzophera pinguis non è del tutto chiara, potrebbe trattarsi di una combinazione di fattori ambientali, come il clima o la presenza di altre piante ospiti, come il frassino. Sembra che l’Euzophera pinguis preferisca ovideporre in ferite superficiali causate da grandine o vento. Le sue larve tendono a creare gallerie di alimentazione poco profonde, concentrandosi tra la corteccia e il legno superficiale.
Euzophera bigella, invece, sembra privilegiare ferite che penetrano più profondamente nei tessuti, come quelle causate da interventi di potatura. Anche se non sempre profonde, queste ferite ampie o estese possono creare condizioni favorevoli per la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve, che scavano gallerie nei tessuti legnosi interni.
Strategie di monitoraggio e controllo
La lotta chimica è complessa, dato che le larve si sviluppano sotto la corteccia. Sinora l’approccio più efficace è la prevenzione e il costante controllo in campo. Vanno evitate le ferite, vanno rimossi i rami secchi o infetti, limitate le potature di riforma o con elevati tagli.
Pure le eccessive fertilizzazioni azotate potrebbero favorire l’insediamento del lepidottero, perché portano i tessuti vegetali ad essere più teneri e meno resistenti, facilitando la penetrazione delle larve.
Per il controllo di Euzophera pinguis ed Euzophera bigella, risultano utili le trappole a feromoni, come Traptest e Sumitrap, che sfruttano l’attrattività degli adulti, facilitando il monitoraggio delle popolazioni. Questi strumenti rappresentano una valida opzione per la gestione integrata delle infestazioni, sebbene siano necessarie ulteriori verifiche sulla loro capacità di ridurre significativamente il danno.
Sinergie con la Rogna dell’olivo
Sovente le infestazioni più gravi di Euzophera spp si registrano in oliveti dove vi è presenza di Rogna dell’olivo, le cui lesioni rappresentano veri e propri “accessi privilegiati” per la deposizione delle uova, aumentando la vulnerabilità degli oliveti.
Le misure di contrasto al Pseudomonas savastanoi, responsabile della Rogna dell’olivo, potrebbero fungere da difesa indiretta contro l’Euzophera. L’utilizzo di prodotti a funzione battericida, come i sali rameici integrati con distillato di legno, o formulazioni a base di Bacillus subtilis, contribuisce a ridurre la formazione di infezioni e lesioni che favoriscono la deposizione delle uova da parte dei lepidotteri, migliorando così la resilienza degli oliveti.
Conclusioni
Il fenomeno è in crescita e solo una strategia di prevenzione, di monitoraggio e gestione colturale potrà aiutare a limitare i danni e la produttività degli oliveti colpiti.