Tignola dell’olivo: tabù da sfatare e interventi circoscritti

Ruggero Petacchi: "Nessun problema per la prima generazione di aprile-maggio"
Tecnica e Ricerca
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“La tignola dell’olivo (Prays oleae) è un insetto fitofago la cui dannosità spesso rimane circoscritta ad alcuni areali olivicoli e, laddove si presenta, va affrontata solo nella seconda generazione, quella di giugno detta “carpofaga” che danneggia le olive. Strumenti per monitorare tale insetto e capire se e quando eventualmente intervenire non mancano di certo”.
Chiamato da Italia Olivicola ad un approfondimento online su questo tipo di avversità, Ruggero Petacchi, ricercatore di entomologia agraria della Scuola Sant’Anna di Pisa (nella foto), prova a sfatare qualche tabù.
“La tignola dell’olivo è un insetto spesso sovrastimato in merito alla sua dannosità – spiega Petacchi – a partire dal fatto che le infestazioni spesso si presentano a scala territoriale circoscritta. Infatti, probabilmente per motivi microclimatici o varietali e comunque di difficile interpretazione, il suo danno è spesso limitato ad areali olivicoli limitati. Ritengo comunque che sia molto importante migliorare sempre più le conoscenze degli addetti al settore (tecnici e olivicoltori) sulle problematiche legate a questo insetto fitofago e questo è possibile soprattutto attraverso una efficace attività di ricerca, che ultimamente è mancata. Comunque, i disciplinari di produzione integrata, disponibili a livello regionale, forniscono indicazioni su come effettuare un corretto monitoraggio e su come controllare il fitofago. A questo proposito è importante dire che nell’oliveto occorre sempre più cercare di rispettare l’ambiente di coltivazione riducendo il più possibile l’utilizzo del mezzo chimico di sintesi. In questo modo si mantenere la biodiversità legata soprattutto alla presenza di insetti utili.
Dunque, tornando alla tignola dell’olivo, va detto innanzitutto che non deve destare preoccupazione la prima generazione, quella che si sviluppa a carico del fiore in aprile-maggio. A giugno è bene eseguire il monitoraggio sulla seconda generazione, quella in cui le larve, appena nate dalle uova deposte sull’oliva, entrano dentro alle olive in fase di accrescimento. Successivamente, la larva, dopo essersi alimentata del seme dentro il nocciolo, fuoriesce nella zona dell’attaccatura del picciolo e determina la cascola precoce dell’oliva, detta anche cascola verde. Per monitorare l’andamento del volo degli adulti di tignola, le trappole a feromoni sono un ottimo strumento e il conteggio settimanale delle catture fornisce indicazioni utili anche sui tempi per eventuali interventi di controllo del fitofago. Qualora si decida di intervenire con prodotti a basso impatto ambientale attualmente è consentito l’utilizzo del Bacillus thuringiensis, batterio che porta alla morte della larva dopo che questa lo ingerisce. Ovviamente è difficile definire la percentuale di mortalità delle larve conseguente all’utilizzo di questo prodotto, ma rimane una carta da giocarsi, consigliata anche nei disciplinari di produzione integrata. L’utilizzo di prodotti chimici di sintesi potrebbe essere preso in considerazione solo nel caso in cui si è in grado di definire la reale perdita di produzione di olio dovuta a questo insetto fitofago. E in questo caso occorre una metodologia di lavoro e campionamento più complessa rispetto al conteggio della percentuale di uova presente sulle olive”

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Tags: in evidenza, Petacchi, Tignola

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