Come sopperire allo scarso apporto idrico su radici e foglie

Le possibili soluzioni per affrontare il calo di precipitazioni
AIPO
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La persistente scarsità di precipitazioni su molte aree olivicole sta preoccupando sia gli olivicoltori, sia i mercati dell’olio extra vergine d’oliva. C’è ovviamente tutto il tempo per recuperare una sufficiente quota di piogge, anche se, al momento, i valori delle precipitazioni si avvicinano a quelli del 2022.
Si sa che l’olivo è una pianta che resiste alla siccità, ma lo fa a scapito della produttività. Dobbiamo considerare pure che, la pianta d’olivo, ha un maggior bisogno d’acqua in pre-fioritura, nell’allegagione, nell’iniziale crescita dell’oliva e poco prima il periodo di inolizione, che avviene dopo la seconda metà di agosto.
Dopo l’allegagione, in particolare, si ha infatti un’intensa moltiplicazione delle cellule presenti nell’area del mesocarpo, la polpa. Questo è un momento di intensa attività metabolica della pianta che consuma quantità notevoli d’energia ed ha così la necessità di assorbire azoto. Ma, per attuare questo, il terreno deve avere a disposizione, tra le particelle che lo compongono, una sufficiente quantità di liquido circolante. Se manca umidità nel terreno, le radici inviano meno linfa alle foglie e, queste, di conseguenza, riducono la sintesi clorofilliana. Perciò vi sarà una minore energia anche all’interno della polpa delle piccole olive. In questo modo si riduce la velocità della divisione delle cellule: in pratica si forma polpa, con il risultato che avremo olive più piccole e con minore olio dentro. La carenza d’acqua nella fase dell’allegagione può anche accrescere la naturale cascola delle piccole olive, che avviene in luglio. Si ricorda che, per ottenere sufficienti produzioni, gli olivi si dovrebbero avere a disposizione tra i 750 e gli 800 mm di pioggia, meglio se superiori. Ma veniamo nel dettaglio

Radici – La carenza idrica per la pianta d’olivo si verifica quando non c’è abbastanza acqua nel terreno per compensare le perdite per evapotraspirazione della chioma. Le radici, in carenza d’umidità, rallentano la crescita, mentre aumenta la possibilità che le piccole radici, preposte all’assorbimento mediante i peli radicali, muoiano. A protezione del suo intero apparato, le radici potrebbero porre in atto una lignificazione e suberificazione dei peli radicali, così da preservare questa parte assorbente, che può rappresentare oltre il 60% della superficie della radice.
Non appena le condizioni tornano favorevoli e si ripristina l’umidità nel terreno, le radici e i peli radicali riprendono le loro funzioni e l’accrescimento, anche se questa ripresa non è immediata.
Come reagire – In periodi di siccità, per favorire lo sviluppo e la funzionalità degli apparati radicali e far trattenere maggiore umidità ai terreni va aumentato il contenuto di sostanza organica, attraverso letame, compost e sovescio. Questa garantisce la fertilità del terreno attraverso un buon equilibrio tra macropori e micropori: nei primi c’è aria, nei secondi c’è la riserva di umori utilizzati dalle radici.
La sostanza organica, inoltre, favorisce, sia direttamente e sia indirettamente, il rinnovo delle radici. Poi vi è il controllo dell’inerbimento, che si attua con sfalci quando l’erba raggiunge i 20 cm di altezza, per non creare competizione idrica con le piante d’olivo. Sarebbe pure opportuno eseguire delle leggere lavorazioni del terreno ogni 50 – 60 giorni, ad iniziare da metà aprile, con delle erpicature: 10 – 15 cm di profondità, anche con erpici a dischi, in modo da intercettare in maniera migliore l’acqua di pioggia e facilitare la sua infiltrazione negli strati più profondi del terreno. Negli oliveti non inerbiti le lavorazioni superficiali limitano sia la traspirazione, perché controllano le piante infestanti, sia l’evaporazione, perché rompono gli strati più superficiali e creano una leggera zollosità, che ha un effetto pacciamante. È pur vero che un terreno appena sarchiato si disidrata più velocemente ma, questo, riguarda solo lo strato superficiale, mentre mantiene l’umidità in quelli sottostanti.

Le foglie – Altro aspetto della carenza idrica riguarda le foglie e la gestione della chioma, perché se vi è carenza di umidità la foglia chiude gli stomi, per regolare l’evapotraspirazione. La chiusura degli stomi impedisce gli scambi gassosi tra l’interno della foglia, ossia tra il parenchima lacunoso e l’atmosfera. Agendo in questo modo si ha un effetto indesiderato, che è quello di avere all’interno della foglia una elevata presenza di ossigeno, che ne attua una saturazione, e una mancata entrata di anidride carbonica, quest’ultima necessaria per la sintesi clorofilliana. Situazione, questa, che determina il blocco della stessa fotosintesi clorofilliana e la sintesi degli zuccheri, che danno l’energia alla pianta per formare poi tutte quelle molecole che servono alla sua sopravvivenza, come gli amminoacidi, i fenoli, le sostanze aromatiche, gli ormoni. Le conseguenze sono che la pianta d’olivo, se ha un carico di olive, ne provoca la cascola, poi blocca lo sviluppo delle parti vegetative.

Come reagire – Ove sia possibile, lo stress idrico va evitato con irrigazioni di soccorso, con apporti minimi settimanali, da fine giugno alla prima decade di agosto, con circa 130 – 150 litri settimanali di acqua per pianta. Oppure con l’utilizzo di corroboranti e fertilizzazioni organiche come:
Concimi organici – Sono composti da amminoacidi liberi rapidamente assimilabili, alghe (Ascophyllum nodosum), oligosaccaridi, acidi umici, acidi fulvici.
Distillato di Legno – È un estratto vegetale a base di tannini ottenuto dalla linfa del legno distillata in corrente di vapore durante il processo di gassificazione grazie alla tecnologia all’avanguardia appositamente studiata per rispettarne le proprietà chimiche, fisiche e biologiche. Questa sostanza naturale, ricca di tannini e polifenoli, ottenuta dall’estrazione acquosa di legno esclusivamente con procedimenti fisici, senza aggiunta di reagenti chimici, migliora la resistenza delle piante agli stress biotici ed abiotici
Glicina betaina – È una sostanza che le piante producono naturalmente in situazioni di stress, ed è presente in quantità e proporzioni adeguate per regolare lo scambio idrico delle cellule vegetali, migliorando la resistenza delle piante a situazioni di stress provocati da carenza idrica, temperature elevate.
Lecitina – Sono fosfolipidi presenti nella lecitina ed esplicano un effetto positivo sulla salute delle piante, inducendo meccanismi di difesa naturale finalizzati alla resistenza a stress biotici e abiotici. Il fosfolipide è costituito da una miscela di digliceridi degli acidi oleico, palmitico e stearico, legati all’estere colinico dell’acido fosforico. La lecitina si trova sia nelle cellule vegetali che in quelle animali come elemento strutturale, soprattutto della parete cellulare. La lecitina viene estratta prevalentemente dai semi di soia e in quantità minore da altre fonti come semi di colza, di girasole e dal tuorlo d’uovo.

Riepilogando – La corretta gestione del terreno e l’utilizzo di biostimolanti e fertilizzanti aiutano la pianta a superare periodi di stress idrico, completano l’insieme delle azioni nella lavorazione dei terreni e sfalci e, ove possibile, l’utilizzo di irrigazioni di soccorso.

Direttore AIPO 
Associazione Italiana
Produttori Olivicoli

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Tags: Aipo, Gambin, in evidenza, stress idrico

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