di THOMAS VATRANO
Dott. Agronomo, PhD
www.thomasvatrano.com
Siamo nell’era dei cambiamenti climatici. Da nord a sud della penisola eventi climatici avversi sferzano portando dietro distruzione, ingenti danni all’agricoltura e, purtroppo, a volte anche vite umane. Grandine delle dimensioni di una pallina da tennis, temperature di gran lunga oltre i 40°C, nubifragi: saranno questi gli eventi meteorici che caratterizzeranno gli scenari del futuro? Allo stato attuale sembra proprio di sì, purtroppo.
È ora di cambiare rotta! Non c’è più tempo per riflettere, bisogna scendere in campo ed agire con immediatezza. Ultimamente sentiamo parlare di mitigazione dei cambiamenti climatici, di neutralità carbonica, di carbon farming, agricoltura 4.0, ecc. Tutti validi elementi che, se ben coadiuvati, saranno un valido aiuto per affrontare l’emergenza climatica dei prossimi anni. Secondo quanto riportato nell’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) del 2021 bisognerà lavorare in modo da contenere l’innalzamento climatico e mantenerlo a 1,5°C entro il 2050. Gli scienziati da anni lanciano allarmi continui. Se non metteremo un freno alle emissioni di CO2 gli scenari saranno allarmanti e si andrà incontro a eventi climatici estremi, ondate di calore, carestie, perdita di biodiversità, esodi di massa, ecc.
Occorre aggiornare il know-how di tecnici e professionisti del settore. Proprio perché bisogna proteggere le piante. Tale affermazione potrà sembrare strana, ma alla luce di quanto sopra citato servirà gestire le colture agrarie in modo diverso. Intanto rispettandole, successivamente conoscendone la fisiologia e avendo cure di agire in equilibrio con l’ambiente!
L’olivo, specie di importanza storica ed economica del bacino del Mediterraneo, è tra le piante arboree più colpite dai fenomeni dei cambiamenti climatici con ripercussioni sulle rese e sulla vocazionalità dei territori olivicoli. A testimonianza di ciò diversi sono i lavori scientifici, tra cui quello di Viola F. et al. (2013) in cui si ipotizza una diminuzione delle rese a causa di estati sempre più calde, poco piovose e aumento termico. Pare che nei prossimi 120 anni ci sarà una riduzione delle rese pari ad una perdita di 8 q.li/ha.
Nei nostri territori si assiste spesso ad un aumento dell’umidità relativa nel periodo della fioritura, che ostacola lo scambio del polline con conseguente mancata impollinazione. Questa manifestazione è aumentata proprio negli ultimi anni ed è spesso associata all’aumento termico nelle ora più calde.
Nel periodo autunno-vernino l’aumento di acqua sulle foglie, intesa come umidità relativa, ha portato ad un aumento della patogenicità di crittogame dell’olivo un tempo considerate secondario. È il caso della cercospora dell’olivo, la quale causa ingente filloptosi su diversi areali olivicoli calabresi, soprattutto nelle varietà più suscettibili. Oltre a ciò, si stima anche uno sfhit dell’epoca di fioritura di circa 6/17 giorni tra il 2021 e il 2050 e il 2071-2100 in comparazione con il periodo storico 1981-2010.
Ma andiamo ad osservare bene cosa avviene nella pianta d’olivo esposta a questi stress ambientali. Considerando lo stress idrico, quest’ultimo influisce diminuendo la resa delle colture, ne altera la clorofilla, interferisce con l’attività fotosintetica e modifica l’attività degli enzimi coinvolti nel metabolismo del carbonio e nei processi antiossidanti. Inoltre, in questi casi si assiste ad un aumento delle ROS (sostanze reattive all’ossigeno), come il perossido d’idrogeno, i radicali idrossili, il superossido, ecc. L’aumento di tali sostanze può cagionare danni irreversibili agli acidi nucleici, proteine, carboidrati, lipidi e enzimi e alte concentrazioni di ROS causano una disparità nel processo di trasporto degli elettroni nei mitocondri e nei cloroplasti.
Una delle reazioni immediate delle piante allo stress idrico è la chiusura degli stomi, che, oltre a promuovere l’aumento delle ROS, porta inevitabilmente all’inibizione della fotosintesi. Gli olivicoltori, soprattutto coloro che mirano alla qualità, sono costretti a gestire la raccolta in condizioni ambientali ostative, con temperature che spesso arrivano a 30°C e con ripercussioni negative sulle caratteristiche organolettiche dell’olio extravergine di oliva. Diverse case produttrici di sistemi di estrazione lavorano da tempo per contenere l’aumento termico della pasta di olive durante la lavorazione.
Un accenno di quelli che sono gli effetti dei cambiamenti climatici su una specie già colpita da una crisi del mercato dell’olio.
References
Viola F, Caracciolo D, Pumo D, Noto LV (2013) Olive Yield and Future Climate Forcings. Procedia Environ Sci 19:132–138. doi: 10.1016/J.PROENV.2013.06.015