Accordo per 6 euro al chilo d’olio. Sospeso lo sciopero degli olivicoltori

La protesta andava avanti da giorni nell'Agrigentino
Economia
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Sei euro al chilo d’olio. Almeno per i prossimi 10/15 giorni. È l’accordo raggiunto tra produttori olivicoli, frantoiani e commercianti che ha permesso di sbloccare lo sciopero della raccolta delle olive che andava avanti da oltre una settimana nell’Agrigentino. Non solo: ottenuta anche una riduzione di un centesimo al chilo per la molitura di olive (da 15 a 14).
Si è risolta così – almeno parzialmente – dopo forti tensioni, una protesta spontanea nata nel versante interno della provincia di Agrigento (Lucca Sicula, Burgio, Villafranca Sicula, Caltabellotta, Calamonaci, Ribera, Sciacca, Menfi) che ha visto una crescente adesione di olivicoltori stretti nella morsa di aumenti progressivi tra concimi, agrofarmaci, gasolio ed energia da una parte e nessuna certezza sul prezzo d’acquisto del loro olio dall’altra. Qua – giusto per chiarimento – la filiera funziona più o meno così: il produttore olivicolo porta le olive a molire, lascia al frantoiano – commerciante il compito di piazzare l’olio all’ammasso e viene retribuito per la parte spettante. Solo una piccola parte vende direttamente le proprie olive. E così, di fronte ad una mancata certezza del prezzo di vendita, che ovviamente il frantoiano – commerciante non è in grado di stimare ad inizio campagna – tanto più in vista del certissimo aumento delle bollette energetiche, oltre che di un mercato tutto da decifrare – si è creata una sorta di protesta spontanea che ha visto assemblee in più Comuni dell’Agrigentino (come nella foto ripresa da Ripost), ed una crescente adesione di olivicoltori nell’incrociare le braccia che ha coinvolto anche parte del Trapanese.
“Non è la soluzione a tutti i problemi – ha chiarito uno dei rappresentanti del comitato spontaneo, Giovanni Maniscalco – e infatti le nostre iniziative vanno avanti”. Ma, almeno per il momento, la raccolta è ripresa.
Non vogliono considerarsi controparte i frantoiani e commercianti, a partire da due degli imprenditori più importanti della zona, vale a dire Bono e Barbera. “La protesta dei produttori è comprensibile e doverosa – spiega Michele Bono dell’omonima azienda – perché vedono tutto ciò che è legato all’agricoltura crescere, mentre i loro prodotti restano al palo come prezzo. Ma siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remare assieme. Certamente deve intervenire la politica, perché qui siamo in zone svantaggiate dove per molti produttori non è possibile innovare e fare nuovi impianti. Ad ogni modo l’annata di scarica in tutto il bacino del Mediterraneo lascia sperare che il prezzo di 6 euro possa essere mantenuto. Comunque manterremo aperto il confronto”.

Tags: Agrigento, Bono, in evidenza

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