Oramai il processo di maturazione delle olive è in fase avanzata e la raccolta, se non già cominciata, andrà a iniziare tra pochi giorni. La pianta d’olivo è impegnata a completare l’inolizione, ad accumulare riserve nutritive, necessarie per superare il periodo invernale e sostenere la ripresa vegetava primaverile, a compiere le ultime fasi della differenziazione delle gemme o induzione fiorale. Ben sapendo che poi le tecniche d’abbacchiatura – per quanto diligenti nel non provocare danni a rami e foglie – causeranno, loro malgrado, ferite a rami e foglie. La pianta dovrà, così, cicatrizzare in fretta queste lesioni che potrebbero rappresentare una via d’accesso per funghi e batteri patogeni, capaci di provocare l’insorgenza d’infezioni.
È possibile aiutare le piante d’olivo ad affrontare con successo questi momenti utilizzando sostanze capaci di farle stimolare la formazione di sostanze di difesa, chiamate fitoalessine, di favorirne l’attività fotosintetica e, nel caso che le olive siano oggetto di disidratazione, di mantenerne o migliorarne la loro turgidezza.
Da alcuni anni sono presenti sul mercato prodotti in grado di assecondare tutte queste necessità, sono composti chiamati elicitori e sono ottenuti da sostanze naturali, consentite in agricoltura biologica. Questi prodotti non svolgono un’azione diretta nei confronti di funghi o insetti, ma hanno la capacità di stimolare nella pianta lo sviluppo di fitoalessine, sostanze sintetizzate ex novo dalla pianta o presenti normalmente in piccole quantità che le permettono di resistere a infezioni.
Tra questi, troviamo le glicinbetaine, piccoli amminoacidi che agiscono nella pianta regolando e proteggendo le cellule contro fattori che tendono a peggiorare la concentrazione dei loro liquidi interni, come ad esempio la siccità. Nelle olive potrebbero regolare in maniera più uniforme la degradazione della clorofilla, ancora presente nell’oliva; inoltre, limiterebbero le perdite di acqua per evapotraspirazione, mantenendo così una migliore idratazione delle cellule, preservando la naturale presenza degli enzimi, importanti e fondamentali nei processi di molitura. Il mantenimento del turgore nella polpa dell’oliva consentirebbe maggiore facilità di frangitura, gramolazione e separazione dell’olio.
Altro elicitore è il distillato di legno, chiamato anche aceto di legno o acido pirolegnoso, una sostanza naturale, considerata un corroborante, in grado di potenziare le difese naturali e migliorare la disponibilità degli elementi nutritivi interni alla pianta; inoltre, il suo odore acre di affumicato fa da repellente per gli insetti, come la Mosca delle olive. Il distillato di legno, costituito per oltre l’80% da acqua e con un pH acido, è una miscela di composti organici e inorganici, il principale è l’acido acetico, a cui si aggiungono più di 200 altre molecole, suddivise in acidi organici, alcani, fenoli, alcoli ed esteri. A dare l’odore pungente al distillato di legno sono i fenoli, dai quali deriverebbe l’attività antimicrobica.
Sia la glicinbetaina e sia il distillato di legno possono essere utilizzati con applicazioni fogliari, il loro impiego è consentito in agricoltura biologica.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli