La Rete di ispezione e allerta fitosanitaria dell’Andalusia ha messo in guardia gli olivicoltori dall’arrivo di un fronte nuvoloso associato a diverse precipitazioni che potrebbero aumentare lo sviluppo e la diffusione del fungo responsabile dell’Occhio di Pavone. Di qui l’invito ad adottare misure preventive per il controllo di questo fenomeno. Dal momento che anche l’Italia, secondo le previsioni, sarà interessata nei prossimi giorni dall’arrivo di aria fredda e forti perturbazioni che dureranno a lungo, abbiamo chiesto al Direttore dell’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, Enzo Gambin (nella foto), alcune indicazioni al riguardo.
Dottor Gambin, quali sono le condizioni ideali per la formazione dell’Occhio di Pavone?
“Lunghe ore di bagnatura fogliare e elevati tassi di umidità, superiori al 90%, con temperature comprese tra i 10 e i 17°C. formano una perfetta camera umida per lo sviluppo di parassiti fungini, Occhio di Pavone, in particolare, patologia chiave nella difesa fitosanitaria dell’olivo”.
Come si capisce se l’oliveto è sotto questo particolare attacco fungineo?
“Vi è il metodo della diagnosi precoce su campioni di foglie. Vanno messe in soluzioni al 5% di idrossido di sodio o di potassio a temperature 28 – 30°C per circa 10-15 minuti. Se il fungo ha attecchito nelle foglie sottoposte ad analisi risaltano visivamente le classiche piccole macchie grigiastre e tondeggianti, che indicavano i punti dove erano collocate le infezioni del patogeno. Questo metodo di diagnosi precoce, non particolarmente complicata, permette di stabilire con largo anticipo se l’infezione è presente. Ciò consente di capire se è necessario intervenire con agrofarmaci, che possono essere dati dai prodotti rameici, che hanno azione preventiva – se l’attacco è limitato – o con altri agrofarmaci -se l’attacco è consistente – e, questa volta, con sostanze attive ad azione curativa”.
Perché è bene fare una diagnosi precoce in particolari situazioni meteo?
“È giustificata dal fatto che l’Occhio di Pavone causa la caduta delle foglie infette prevedibilmente tra luglio e agosto, momento in cui l’oliva sta ingrossando e accumulando sostanze, che trasformerà poi in oli. Nella chioma, data la perdita di foglie, si avrebbe una minore sintesi della clorofilla, perciò meno amidi e, di conseguenze, meno energia per la pianta”.
Vogliamo approfondire questa infezione?
“La causa diretta dell’Occhio di Pavone è data da un fungo, lo Spilocaea oleaginea, che provoca le caratteristiche macchie sulle foglie di olivo, rotondeggianti, di colore bruno scuro, contornate da un alone giallastro. Le foglie infette cadono precocemente e, se la presenza del patogeno nella pianta è elevata, sono interessati all’infezione anche i rametti e le stesse olive. Le spore fungine, i conidi, prodotte per la riproduzione di Spilocaea oleaginea sono disseminate dalla pioggia. Di conseguenza le maggiori infezioni avvengano in corrispondenza di precipitazioni. La diffusione del patogeno è limitata a brevi distanze dalla sorgente di inoculo, ossia dalla foglia infettata, e, nell’oliveto, la propagazione della malattia è lenta”.
Quali sono le foglie maggiormente sensibili?
“Le foglie maggiormente sensibili alle infezioni sono quelle giovani, che hanno i tessuti più teneri e succosi, dove il patogeno, mediante i conidi, penetra con facilità e formano colonie di ife subito sotto la cuticola. Dalle ife si formano nuove spore, che, mediante la rottura dell’epidermide della pagina superiore delle foglie, escono e infettano altre foglie. Inizialmente le macchie, più o meno diffuse sulla superficie fogliare, presentano una colorazione bruno scuro per la presenza dei conidi del fungo, successivamente assumono un aspetto tipico, con aree clorotiche concentriche sulla pagina superiore di dimensioni molto variabili, 5-12 mm, in relazione al tempo di incubazione e alla dimensione delle foglie”.
Quali misure preventive adottare?
“Le misure agronomiche preventive limitano lo sviluppo del fungo, come le potature annuali, che favoriscono l’arieggiamento della chioma e ridurre le zone ombreggiate, la gestione in maniera ottimale delle concimazioni, evitando eccessi di azoto e irrigazioni”.
E per le azioni di contrasto una volta infettate le foglie?
“L’azione di contrasto all’Occhio di Pavone dovrebbe avvenire quando si riscontra Il 30-40% di foglie infette, soprattutto dopo 2 o 3 giorni di pioggia continua, elevata umidità ambientale e temperature comprese tra i 5 e i 20 ° C. In base alla gravità dell’infezione in campo, è possibile intervenire con rame, che ha funzione preventiva, o dodina, che ha funzione curativa, a queste sostanze attive è possibile aggiungere:
– Tebuconazolo + Trifloxystrobin;
– Difenoconazolo + Azoxystrobin;
– Difenoconazolo;
– Pyraclostrobin; _
– Fosfonato di potassio.
La cura dell’Occhio di Pavone in agricoltura biologica prevede, oltre all’utilizzo dei prodotti rameici, il Bacillus subtilis ceppo QST 713, il Bicarbonato di sodio e potassio, che hanno dimostrato di essere adeguate alternative per prevenire e contenere questa fitopatia”,
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