La migliore gestione degli stress abiotici in oliveto

Come meglio prevenire i danni ossidativi cellulari della pianta
Tecnica e Ricerca
Views: 2K

di

La coltivazione dell’olivo richiede sempre più competenze specifiche per affrontare al meglio le campagne olearie attuali e quelle del futuro. La sfida ai cambiamenti climatici sarà dura per una specie così delicata di suo, in primis dal punto di vista della biologia fiorale, ma anche della difesa e nutrizione.

Assistiamo a quadri metereologici nettamente diversi: l’Italia è in una situazione climatica quasi invernale (oserei dire) al nord, con abbondanti piogge, grandine e temperature basse da circa 40 giorni, mentre al sud governa un clima di caldo torrido (sono state registrate massime di oltre 35°C). In Calabria iniziano ad osservarsi modificazioni anatomiche delle foglie, come se fossimo ad agosto inoltrato, compatibili con stress idrico prolungato.

Siamo approssimativamente nella fase dell’indurimento del nocciolo, in cui si assiste alla sclerificazione dell’endocarpo che andrà a proteggere l’embrione, ma è anche il momento ideale per la generazione carpofaga della tignola (Prays oleae, Bernard 1788), la quale, tra qualche mese se non opportunamente gestita, porterà alla cascola delle drupe.

L’olivo ha sviluppato dei meccanismi morfo-fisiologici per adattarsi al clima Mediterraneo che includono una efficiente abilità nel controllo della traspirazione fogliare (cuticola spessa, alta densità di tessuti fogliari e strati di peli) e nella regolazione dell’apertura stomatica, regolazione osmotica e la capacità di estrarre acqua dal suolo con bassi potenziali idrici.

Tuttavia, l’investimento energetico richiesto nei meccanismi di difesa, compromette la crescita e la resa. Sia il deficit idrico che il calore possono ridurre lo stato idrico delle piante, diminuire l’apertura stomatica e pregiudicare la fotosintesi.
La prevenzione dei danni ossidativi cellulari è uno dei primi meccanismi di tolleranza agli stress. Per controllare l’aumento delle ROS (specie reattive all’ossigeno), l’olivo attiva una serie di antiossidanti, un complesso enzimatico come la superossido dismutasi, la catalasi, la glutatione reduttasi, il perossido ascorbato, il guaiacolo perossidasi e investe nella produzione di diversi metaboliti antiossidanti, come ascorbato, glutatione, carotenoidi e composti fenolici.

Tornando alla gestione degli stress abiotici, è questo il momento ideale per iniziare a gestirli. È bene sempre giocare d’anticipo, evitare che la pianta venga sottoposta a lunghi periodi siccitosi. Tra le alternative valide rientrano sicuramente le polveri di roccia come il caolino, argilla di colore bianco (con varie sfumature) la cui funzione principale è quella di riflettere i raggi solari, abbassare la temperatura della pianta, modulare la traspirazione eccessiva e i carichi di calore (“heat load”). Il biofilm formato dal caolino, che deve essere il più possibile omogeneo, oltre ad apportare i benefici sopra indicati avrà un ruolo importante nella gestione della mosca olearia, fungendo da deterrente per le ovideposizioni delle femmine.

Oltre al caolino, rivestono un ruolo importante nella gestione dello stress idrico prolungato diversi osmoprotettori, come la glicinbetaina, la prolina, il mannitolo, ecc.

Un recente studio del 2023 ha posto l’attenzione sull’utilizzo di estratti acquosi di moringa spp. sul comportamento fisiologico di piante della cv. arbequina su un impianto superintensivo. Le diverse tesi erano costituite da 20 repliche ciascuna, su cui sono stati analizzati la crescita vegetativa, lo stato idrico, gli antiossidanti, i parametri qualitativi dell’olio, lo scambio di gas fogliare e la fluorescenza della clorofilla. I risultati hanno mostrato una risposta significativa in seguito ai trattamenti con gli estratti di moringa in virtù della fotosintesi netta, la conduttanza stomatica e l’evaporazione.

Vatrano et al. (2022), hanno dimostrato preliminarmente che l’utilizzo della zeolite cubana, su piante di olivo cv. carolea in Calabria, mantiene livelli di attività fotosintetica e di resistenza agli stress indotti dalle alte temperature maggiori rispetto alle piante controllo.

Per rimanere sempre aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter qui!

Iscriviti alla nostra newsletter!

Tags: Cascola, in evidenza, stress idrico, Thomas Vatrano

Potrebbe piacerti anche

Nuovo corso per frantoiani e tecnici di frantoio
Cascola olive, come riconoscere quella che non è fisiologica

Potresti leggere