Marciume delle olive? Una presenza simultanea di più funghi

Sbalzi termici che alternano alte temperature a picchi di umidità stanno generando effetti fitopatologici significativi negli olivi, con lo sviluppo di più specie fungine contemporaneamente
Tecnica e Ricerca
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di Elisa Bandiera e Enzo Gambin

La stagione olivicola 2025 si sta caratterizzando per una marcata instabilità climatica, con temperature elevate alternate a bruschi abbassamenti, lunghi periodi siccitosi seguiti da improvvisi innalzamenti dell’umidità relativa. Questa discontinuità meteorologica ha generato effetti fitopatologici significativi, creando un microclima favorevole allo sviluppo di sindromi fungine complesse, in cui coesistono e interagiscono più specie fungine, anche appartenenti a generi diversi.

Osservazioni di campo

Durante i sopralluoghi effettuati in oliveti del Nord Italia, sono stati rilevati sintomi evidenti su olive verdi come marciumi, necrosi e fenomeni di mummificazione. Le drupe presentavano lesioni brunastre con margini irregolari, disseccamenti localizzati e deformazioni morfologiche, come documentato nelle immagini raccolte.

L’analisi visiva ha permesso di ipotizzare la presenza di diversi agenti patogeni:
Colletotrichum gloeosporioides, agente della lebbra dell’olivo, responsabile di marciumi e mummificazione dei frutti.
Spilocaea oleaginea, causa dell’occhio di pavone, che colpisce principalmente le foglie ma può manifestarsi anche sui frutti con piccole macchie brunastre infossate.
Pseudocercospora cladosporioides, responsabile della piombatura, che provoca imbrunimenti fogliari e può determinare lesioni brunastre e cascola prematura delle olive.

A questi si aggiungono membri delle Botryosphaeriaceae, come Neofusicoccum spp. e Diplodia spp., noti come cancri rameali, per causare disseccamenti dei rami e necrosi delle drupe, con cascola anticipata anche in stadi avanzati di maturazione.

Interazioni sinergiche e consorzi fungini

La presenza simultanea di più patogeni, i cosiddetti “consorzi fungini”, amplifica l’effetto dannoso sulla pianta. È possibile che  il fungo della lebbra dell’olivo  colonizzi frutti già indeboliti da infezioni fogliari di occhio di pavone o piombatura, mentre i funghi responsaibli di cancri rameali potrebbero penetrare attraverso ferite causate da stress idrico o da altri agenti patogeni.

Le oscillazioni climatiche registrate in questa annata hanno creato un microambiente favorevole alla produzione, al rilascio e alla dispersione simultanea delle spore fungine all’interno dell’oliveto.

Strategie di gestione integrata

La difesa fitosanitaria deve essere integrata, calibrata e preventiva.  Tra le pratiche agronomiche più efficaci spicca la potatura di alleggerimento, che migliora la circolazione dell’aria nella chioma e riduce i ristagni di umidità, limitando le condizioni favorevoli allo sviluppo dei funghi. Questa visione sistemica impone di superare l’approccio mirato al singolo patogeno, orientandosi verso la gestione dell’intero ecosistema patogeno.

Il concetto di “consorzio fungino” si afferma come chiave di lettura necessaria per una difesa efficace e non è sufficiente intervenire con un singolo trattamento, ma è necessario combinare interventi chimici, agronomici e preventivi. Le misure devono essere adattate alle condizioni ambientali specifiche dell’annata, come umidità, temperatura, stress idrico, e allo stato fisiologico dell’olivo, che varia in base all’età, alla cultivar e alla gestione colturale.

Ruolo del tecnico e monitoraggio

Il monitoraggio costante, attraverso sopralluoghi visivi mirati, rimane uno strumento indispensabile per intercettare precocemente i sintomi e orientare gli interventi. Sebbene l’analisi di laboratorio rappresenti un supporto fondamentale per confermare la presenza di più patogeni e calibrare le strategie di difesa, nella pratica di campo risulta spesso poco attuabile per la mancanza di strutture, attrezzature e personale qualificato.

In assenza di strumenti diagnostici avanzati, un ruolo centrale nella gestione fitosanitaria dell’oliveto lo ha il tecnico, che deve affidarsi alla propria esperienza, alla capacità di osservazione visiva e alla tempestività d’azione.

In un contesto climatico sempre più instabile, il tecnico fitosanitario deve essere in grado d’interpretare i segnali della pianta e intervenire con prontezza. La gestione dei consorzi fungini richiede competenze multidisciplinari, osservazione costante e una visione integrata dell’oliveto come ecosistema.

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Tags: in evidenza, Lebbra dell'olivo, Occhio di pavone, oliveto, olivicoltura, patogni dell'olivo, piombatura dell'olivo

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