Raccolta meccanica olive, ecco lo studio che svela le migliori tecniche

L'altezza dell'attacco dello scuotitore è fondamentale, ma per un'ottimale raccolta giocano un ruolo importante anche potatura dell'olivo, suolo e, ovviamente, la tipologia della pianta. Ecco perché
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Negli ultimi anni la raccolta meccanica delle olive è diventata una pratica sempre più diffusa, soprattutto negli impianti intensivi. Gli scuotitori del tronco – quelle macchine che afferrano l’albero e lo fanno vibrare per staccare i frutti – sono strumenti efficaci, ma il loro funzionamento non è così semplice come può sembrare a prima vista. L’albero, infatti, non è un corpo rigido: reagisce alle sollecitazioni in maniera complessa, distribuendo e dissipando l’energia lungo il tronco, le radici e la chioma.

Un recente studio condotto da Ghonimy M. et al. (2025)  su olivi della cultivar Picual ha cercato di capire meglio questo comportamento, analizzando come l’energia si trasmette e si smorza quando l’albero viene scosso a diverse altezze del tronco. Il lavoro ci offre spunti interessanti sia per chi progetta macchinari agricoli sia per chi si occupa di gestione del frutteto.

L’altezza di attacco fa la differenza

Nelle foto, alcuni modelli Sicma, azienda leader negli scuotitori

Lo scuotitore è stato fissato al tronco in cinque posizioni, da 40 a 80 centimetri da terra. È emerso che l’altezza di attacco condiziona fortemente la risposta dell’albero.

In basso (attacco a 40 cm) la maggior parte dell’energia viene assorbita e dissipata dal sistema tronco-radici. È come se l’albero “ammortizzasse” le vibrazioni, riducendo la trasmissione verso la chioma.

Più in alto (70–80 cm) la pianta risponde in modo più elastico: immagazzina energia e la trasmette meglio ai rami, favorendo il distacco delle olive. Non a caso, la potenza elastica massima è stata registrata proprio a 80 cm, con un picco vicino a 9 kW.

Questo significa che non basta scuotere l’albero: bisogna farlo nel punto giusto per ottenere il miglior compromesso tra efficienza e riduzione dei danni.

Tronco e branche: chi assorbe e chi amplifica

Gli accelerometri hanno permesso di tracciare un quadro dettagliato di come si muove l’albero durante lo scuotimento. Lungo l’asse longitudinale (x) le vibrazioni aumentano man mano che si sale verso le branche. In pratica i rami, essendo più flessibili, funzionano come amplificatori e arrivano a vibrare con accelerazioni quasi dieci volte superiori a quelle della base.

Lungo l’asse laterale (y) il comportamento è opposto: il tronco trattiene gran parte dell’energia e i rami ne ricevono poca.

Lungo l’asse verticale (z) si osserva una trasmissione più uniforme, con valori elevati soprattutto nelle porzioni intermedie dei rami.

Il risultato complessivo è che la chioma si muove molto di più del tronco: un effetto voluto, perché sono i rami a dover “scrollare via” le olive.

Il ruolo del suolo

Non bisogna dimenticare che le vibrazioni non si fermano nell’albero: una parte si trasmette al terreno attraverso le radici. In questo studio, condotto su un suolo franco sabbioso, è emerso che l’energia si dissipa rapidamente con la distanza. Già a tre metri dal tronco le accelerazioni diventano trascurabili. Questo conferma che il terreno agisce come un grande ammortizzatore naturale, anche se le sue caratteristiche (texture, umidità, compattezza) possono modificare molto l’efficacia dello smorzamento.

Cosa significa in pratica

Dai risultati emerge un messaggio chiaro: per sfruttare al meglio gli scuotitori bisogna considerare la meccanica dell’albero.

Attaccare la macchina troppo in basso significa sprecare energia che viene “inghiottita” dal tronco e dal terreno.

Attaccarla troppo in alto può aumentare le vibrazioni nei rami ma anche il rischio di stress meccanico e rotture.

Una via di mezzo, tra i 60 e gli 80 cm, sembra garantire il miglior equilibrio tra efficienza di distacco e contenimento dei danni.

Per i progettisti di macchine agricole questo significa poter ottimizzare i dispositivi di presa e vibrazione; per i frutticoltori, vuol dire che la gestione della forma di allevamento e della potatura può aiutare a rendere l’albero più “collaborativo” durante la raccolta.

Conclusione

L’olivo, quando viene scosso, non è un corpo passivo: reagisce, assorbe, trasmette e dissipa energia. Capire questa dinamica è la chiave per rendere la raccolta meccanica più efficiente e sostenibile. Lo studio ci mostra che dietro a un gesto apparentemente semplice – lo scuotimento del tronco – si nasconde una vera e propria danza di forze tra legno, radici, chioma e suolo. Una danza che, se ben interpretata, può aiutare a raccogliere meglio, risparmiare energia e rispettare la salute dell’albero.

Ma è ancora più importante sottolineare come la corretta potatura dell’olivo rappresenti un fattore chiave per la buona riuscita delle operazioni di raccolta. Troppo spesso, purtroppo, questa pratica viene ancora affidata a personale non qualificato, con conseguenze che si riflettono sia sulla produttività sia sulla salute delle piante.

La potatura, infatti, ha una duplice finalità:

  • garantire il ripristino e il mantenimento dell’equilibrio vegeto-produttivo;
  • modellare la struttura architettonica dell’albero in modo da agevolare le operazioni di raccolta e, al tempo stesso, salvaguardarne la stabilità e la longevità.

Una gestione impropria della chioma porta spesso a veri e propri “incidenti di percorso” durante lo scuotimento meccanico. Non è raro che, in piante mal allevate, le vibrazioni causino lo scortecciamento con esposizione del cambio (il tessuto legnoso). Questo danno non è soltanto una ferita estetica: significa esporre l’albero all’aria e all’attacco di patogeni.

Le conseguenze sono gravi:

  • si compromette la funzionalità dei vasi xilematici e floematici, bloccando la circolazione della linfa grezza ed elaborata e riducendo la capacità idraulica dell’albero;
  • si aprono porte d’ingresso a funghi lignicoli (come quelli della carie) e a batteri (come l’agente della rogna dell’olivo), che minano la stabilità meccanica della pianta e ne compromettono lo sviluppo vegetativo;
  • nei casi più severi, con ampio decorticamento, la pianta non riesce a riprendersi e può andare incontro a morte.

Il risultato è una combinazione pericolosa di crescita stentata, riduzione della produttività e rischio di crolli strutturali. Per questo motivo la potatura non deve essere considerata un intervento secondario, ma una pratica strategica e specialistica, da affidare a personale formato e certificato, capace di conciliare esigenze produttive, sanitarie e meccaniche.

Bibliografia:

Ghonimy, M., Alharbi, A., & Ibrahim, M. M. (2025). Damping behavior of olive trees under trunk shaking. Scientific Reports, 15, 11615. https://doi.org/10.1038/s41598-025-96515-4

www.thomasvatrano.com

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Tags: in evidenza, oliveto, olivicoltura, olivo, raccola olive, scuotitore

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