Con la campagna olearia che comincia a prendere il via in maniera significativa anche al sud Italia – dove si concentra la maggiore produzione – si vanno delineando i prezzi delle olive. Tema sempre molto caldo, questo, dal momento che ad incidere sulle quotazioni vi sono molteplici fattori: la qualità innanzitutto, di pari passo con la resa in olio e necessariamente la varietà olivicola. Oltre al fattore tempo di raccolta.
Di certo, dai frantoi del centro-nord – dove la quantità di olive quest’anno è decisamente minore rispetto alla precedente campagna e dove pesa, e non di poco, l’effetto della mosca – ci si attendo un acquisto significativo di olive: dalla Puglia principalmente, ma qualcosa anche dalle altre regioni a maggiore vocazione olivicola.

Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi, evidenzia: “Ad oggi, e chiarisco ad oggi, registro che le quotazioni di olive a doppia attitudine, come Leccino e Peranzana, laddove perfettamente sane per l’impiego da mensa, vengono quotate dalle 140 alle 150 euro, un 20/30 euro in più rispetto allo scorso anno. Per le olive da olio, viceversa, siamo su una media intorno ai 100 euro al quintale. Parliamo di primi prezzi, perché, come noto, per il futuro le quotazioni le farà direttamente il mercato. Probabilmente subiranno variazioni. Interessante notare è che quest’anno le rese si annunciano decisamente migliori rispetto a quelle dello scorso anno e questo, per olivicoltori e frantoiani, rappresenta un segnale incoraggiante”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Caroli, presidente dell’Associazione frantoiani di Puglia: “La nostra è una grande regione, con areali differenti e cultivar. Parlando di olive sane, siamo in una forbice compresa tra gli 80 ed i 110 euro a seconda delle varie province, della qualità che comunque è abbastanza buona un po’ ovunque e ovviamente della resa che ad oggi varia dall’11 al 16% e dunque con differenze importanti. Quello che ci tengo a sottolineare è che i frantoiani hanno raggiunto un livello di alta qualità nella produzione dell’olio extravergine di oliva e dunque auspichiamo che venga riconosciuto un prezzo adeguato così da ripartire una giusta retribuzione a tutti i componenti della filiera”.
Anche Alberto Amoroso, presidente di Aifo, l’Associazione frantoiani oleari, conferma il range. “Ho per il momento solo i dati della mia regione, l’Abruzzo – ci dice – e qui le quotazioni ora variano dagli 80 ai 100 euro al quintale. Qualità della drupe e resa sono ovviamente fattori determinanti”.
Non cambiano i valori in Calabria che quest’anno registra un surplus produttivo, ma dove il mercato delle olive resta generalmente circoscritto all’interno dei confini regionali: anche qui siamo su una media di 100 euro al quintale.

Situazione diversa in Sicilia, come spiega Mario Terrasi, presidente del Consorzio dell’Olio Igp dell’isola, dove la campagna olearia è iniziata con largo anticipo rispetto al resto del paese, a partire dalla zona sud-orientale: “Siamo qui su valori più alti – spiega –. Abbiamo la Biancolilla che va a 120 euro al quintale, mentre la Nocellara del Belice tocca valori dai 130 ai 150 euro. Per quanto riguarda le olive da mensa il discorso è diverso, perché raggiungono quotazioni molto più elevate: siamo infatti generalmente ben al di sopra dei 200 euro” al quintale.

Nel nord Italia è Enzo Gambin, direttore di Aipo, l’Associazione interregionale produttori olivicoli ha darci le quotazioni: “Per le olive da olio acquistate in zona i prezzi variano dai 90 ai 120 euro al quintale. Parliamo di olive sane, che purtroppo qui sono poche, perché la mosca ha fatto registrare danni notevoli, specialmente a chi non ha condotto pratiche agronomiche adeguate. Ripeto sempre che seguire i consigli del bollettino olivicolo, monitorando la situazione e intervenendo nei momenti opportuni con le soluzioni suggerite, consente all’olivicoltore di portare a casa un risultato più che soddisfacente anche in annate difficili come questa”.



















