I danni da mosca dell’olivo? Prodotti inefficaci ai fattori climatici

Principi attivi tecnicamente adeguati, ma operativamente limitati, che non hanno evitato alla mosca di arrivare anche alla quinta generazione con livelli di infestazione mai raggiunti nel Centro-Nord
AIPO
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La campagna olivicola 2025 nel Centro–Nord Italia si è distinta per una pressione eccezionalmente elevata di mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), con livelli di infestazione che, in molte aziende, hanno superato il 50-60% delle drupe.

Nonostante la disponibilità di sistemi di monitoraggio e di allerta tempestivi, l’andamento climatico e la biologia accelerata del fitofago hanno determinato una situazione di forte criticità, difficilmente gestibile con i soli mezzi attualmente disponibili.

L’estate 2025 si è caratterizzata con una seconda metà di luglio insolitamente fresca e umida rispetto alla media stagionale, un agosto termicamente nella media, ma piovoso, e un ottobre insolitamente mite e umido. Queste condizioni hanno favorito la sovrapposizione di due o tre generazioni consecutive della mosca dell’olivo. La popolazione adulta ha mantenuto una fertilità ovarica elevata oltre la metà di ottobre, favorita dalla presenza di drupe turgide e fisiologicamente attrattive, capaci di sostenere l’ovideposizione in modo prolungato. Gli adulti hanno mostrato una longevità superiore alla media (25–30 giorni), grazie a condizioni climatiche favorevoli e ridotto stress termico.

Le ovideposizioni stanno ancora proseguendo, anche con temperature notturne inferiori a 10°C, dimostrando che la mosca ha una notevole resilienza termica e capacità di sfruttare microclimi favorevoli. Le condizioni climatiche, quindi, hanno e stanno sostenuto una dinamica continua del fitofago, con presenza simultanea di adulti, uova, larve e pupe nelle drupe per oltre tre mesi consecutivi.

Analisi critica delle strategie di difesa

I principi attivi e i mezzi di contenimento disponibili nel 2025 si sono dimostrati tecnicamente adeguati, ma operativamente limitati da fattori climatici e applicativi.

L’entità dei danni osservati nella campagna olivicola 2025 non può essere attribuita alla mancanza di principi attivi, bensì alla loro limitata persistenza in un contesto meteorologico instabile e alla difficoltà di mantenere una copertura protettiva efficace e continua.
Le piogge ricorrenti e le rapide fasi di reinfestazione hanno compromesso l’efficacia operativa dei trattamenti, rendendo insufficiente la difesa fitosanitaria tradizionale. Tra i fattori determinanti del danno superiore al 50-60%, si evidenziano innanzitutto le condizioni climatiche favorevoli al ciclo biologico del fitofago. Da agosto a ottobre, le temperature e l’umidità relativa si sono mantenute entro le soglie ottimali per la mosca, con valori compresi tra 21 e 28 °C per l’ovideposizione e umidità superiore al 65% per lo sviluppo larvale.

Questo ha permesso alla mosca di completare una quarta, se non una quinta, generazione, spesso non intercettata dai trattamenti, responsabile della quota prevalente di danno.

A ciò si è aggiunta una ridotta efficacia applicativa, in molti oliveti si è osservata una discontinuità nella protezione, dovuta a ritardi negli interventi, coperture fogliari non omogenee e assenza di coordinamento tra aziende confinanti. In questo contesto, sebbene il trattamento abbia temporaneamente ridotto la popolazione adulta, entro 72 ore si è verificata una ricolonizzazione attiva da parte di individui provenienti dagli oliveti limitrofi, segnalando una dinamica infestante continua e mobilità interaziendale significativa.
In più aziende, il picco di infestazione ha coinciso con la fase di invaiatura, compromettendo la qualità commerciale del prodotto.
Questo ha reso evidente non solo la difficoltà di contenere la popolazione adulta ma, anche, l’impatto diretto sulla redditività aziendale.

Monitoraggio e risposta operativa

Il sistema di monitoraggio e allerta ha operato in modo sistematico e puntuale, fornendo indicazioni tempestive e aggiornate.
La tempestività informativa, però, non si è sempre tradotta in puntualità applicativa, in molte aree, la difesa è risultata reattiva anziché preventiva, con ritardi di 7–10 giorni rispetto al picco biologico della popolazione.

Conclusione

In conclusione, la mosca dell’olivo ha manifestato nel 2025 una plasticità ecologica straordinaria, con cicli sovrapposti e una tolleranza termica ampliata, che ne hanno favorito la sopravvivenza e diffusione nel Centro–Nord Italia. I principi attivi disponibili si sono dimostrati efficaci dal punto di vista entomologico, ma vulnerabili alle variabilità climatiche, richiedendo frequenti ripetizioni e una gestione più adattiva. L’esperienza del 2025 evidenzia la necessità di un approccio territoriale sinergico, in cui monitoraggio e difesa siano armonizzati. Il danno registrato non è dunque il frutto di una singola carenza, ma di una convergenza sfavorevole tra fattori climatici, biologici e gestionali.

La mosca ha beneficiato di una finestra termica eccezionalmente prolungata, mentre molte aziende non sono riuscite a garantire una difesa continua e adattiva. A supporto delle considerazioni precedenti, si riporta di seguito una scheda tecnica sintetica dei principali principi attivi impiegabili nel 2025, con indicazione del meccanismo d’azione, della persistenza media, dell’efficacia potenziale e delle principali criticità operative riscontrate in campo.

Scheda tecnica dei principi attivi disponibili nel 2025

Direttore Aipo
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: in evidenza, Mosca dell'olivo, olio di oliva, olivicoltura

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