Che ci faccio con le potature dell’olivo? Un’idea: il pellet!

Uno studio del Crea ne conferma sostenibilità e valore economico
Le Aziende informano
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Ed ora che le potature sono completate o in via di completamento, che ci faccio con le ramaglie? Le brucio perdendo però il contributo di 220 euro ad ettaro previsto dall’eco-schema 3, oppure le riutilizzo, trinciandole, come ammendante per il terreno? Nel dubbio, vale la pena ricordare una terza via: dare alle potature un reale valore economico, e dunque un guadagno per l’olivicoltore, trasformando tali potature in pellet.

Uno studio specifico

Per capirne l’opportunità, ci viene in soccorso un recente studio del CREA – Centro di Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, dedicato proprio ad approfondire la produzione di pellet da residui di potatura. I ricercatori hanno preso in esame la biomassa residuale fresca ottenuta dalla potatura degli oliveti su un ettaro, scegliendo 30 piante a campione dalla quale sono stati prelevati, in maniera casuale, 10 rami per un totale di 300 necessari per la caratterizzazione. Sono stati esaminati, tra gli altri, contenuto idrico, massa volumica, dimensioni, contenuto di ceneri, potere calorifero.

Innanzitutto, è stata stimata la quantità media di biomassa con una potatura biennale, risultata pari a 2,36 tonnellate ad ettaro anno (con 100 piante, disposte 10 x10). Poi è stata misurata l‘umidità, passata dal 27% di aprile quando è stata effettuata la potatura all’11,45% a distanza di un mese e dopo esposizione del materiale al sole per 24 ore. Percentuale scesa sotto il 10%  (e dunque nel rispetto dei limiti di legge) con la pellettizzazione della biomassa raffinata sottoposta a forti pressioni con un evidente aumento della temperatura: procedimento questo che favorisce la coesione delle particelle, dovute alla parziale fusione della lignina. Dalle analisi condotte è risultato che il diametro era poco superiore ai 6 mm e la lunghezza del pellet era di 16,66 mm, anche in questo caso rispondenti alle normative vigenti. Positivo anche il potere calorifero, parametro più importante da considerare per caratterizzare una sostanza come combustibile (16,83 MJ/kg, superiore alla soglia minima di 16,5 MJ/Kg).

Leggermente superiore la percentuale di ceneri registrate (2,54% contro un valore consentito massimo del 2%), ma problema superabile considerando la possibilità di miscelare, in percentuali variabili, le potature di olivi con legno di altre specie arboree. I risultati hanno insomma confermato buoni contenuti su tutti i fronti, nel sostanziale rispetto dei requisiti della normativa vigente, con la conclusione che “sembrerebbe possibile produrre pellet di discreta qualità utilizzando come materiale di partenza biomassa residuale”.

La macchina pellettatrice

Per capire come funziona una macchina per la produzione di pellet da potature di olivi, abbiamo chiesto maggiori informazioni alla Metalmecc, azienda con 25 anni di esperienza nello studio di soluzioni per valorizzare gli scarti di alberature, attraverso la progettazione e la realizzazione di pellettatrici con caratteristiche particolari. “Ve ne sono diverse sul mercato – ci viene spiegato –. Noi abbiamo progettato e sviluppato una particolare trafila adatta a pellettizzare il cippato delle potature, perfettamente utilizzabile nell’oliveto, con un processo particolarmente apprezzato nelle piccole e medie aziende in ambito agricolo e forestale”.

Si tratta di pellettatrici che, a differenza di quelle per uso domestico o piccole produzioni, presentano alcune caratteristiche uniche ed originali. “Un esempio – spiegano dalla Metalmecc  – è il sistema di raffreddamento in trafila e depulviscolazione che mantiene basse le temperature durante la lavorazione. Questo consente di ottenere un pellet dalle potature di olivo di alta qualità non solo per uso come combustibile di camini, stufe o caldaie, ma anche come pellet da fertilizzante in sostituzione della trinciatura, consentendo così un assorbimento più uniforme e mirato nel terreno, con facilità di spargimento e stoccaggio”.

Ma come fare per capire se una macchina del genere è idonea per la propria azienda? Ecco la risposta: “Vi è la possibilità, da parte di un cliente, di effettuare prove con il proprio materiale, con tanto di documentazione filmata e campioni di ritorno, così da aiutarlo nella valutazione economica. Vi è poi un corso formativo nel corso del quale si è seguiti nelle prime fasi di pellettizzazione e istruiti non solo nell’uso e nella manutenzione del macchinario, ma anche nella gestione del proprio materiale”.

Tags: in evidenza, pellet, potatura olivo

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