Ha raggiunto i 3 miliardi di euro il valore dell’export dell’olio di oliva italiano nel 2024, in crescita del 45% rispetto all’anno precedente, secondo quanto riferito da Matteo Zoppas, presidente Agenzia-Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Verso quali mercati va il nostro olio lo ha poi individuato l’istituto Nomisma: sono complessivamente 160 Paesi, ma il 65% del valore delle vendite all’estero è realizzato nei 5 top mercati. Prevalgono su tutti gli Stati Uniti in testa a quota 32% seguiti – a distanza – da Germania (15,5%}, Francia (7,9%}, Canada (4,7%} e Giappone (5,3%). Non mancano tuttavia segnali di dinamismo in altri paesi come Corea del Sud, Australia e Messico.
Qualità al primo posto
Ma cosa cercano i consumatori stranieri quando acquistano l’olio extravergine di oliva italiano? Una domanda pertinente, perché ad essa deve necessariamente fare riferimento il produttore nel momento in cui si approccia ai mercati esteri. Meritano attenzione al riguardo le considerazioni espresse da Denis Pantini, responsabile Agricoltura e industria alimentare di Nomisma, secondo il quale “da indagini che abbiamo realizzato in questi anni, nei diversi mercati mondiali è emerso che, nella percezione del consumatore, l’extravergine italiano figura al primo posto per qualità. Lo si riscontra nel 58% dei consumatori statunitensi, nel 53% dei giapponesi e nel 43% dei tedeschi. Tra i fattori, rispetto a quello dei concorrenti, in tutti i mercati analizzati emergono caratteristiche organolettiche, valori nutrizionali e qualità salutistiche”.
La forza dell’identità
Dunque qualità a tutto tondo. Qualità che fa spesso rima anche con identità. “L’origine territoriale – ha aggiunto infatti l’esperto di Nomisma – può essere un valore in più in Germania e Stati Uniti, dove alcune regioni vengono percepite come territori ad alta vocazione produttiva di extravergine di qualità, Toscana e Sicilia in primis. In Giappone invece, la conoscenza dei territori è meno sviluppata e assumono più importanza la confezione, il packaging e l’abbinamento con la cucina locale”.
Ecco perché, specialmente per i mercati cosiddetti occidentali, una importante leva di promozione per l’olio di oliva è rappresentato da tutte quelle iniziative che promuovono il territorio, come la cucina, il turismo enogastronomico e l’oleoturismo. “In tutte le nostre consumer survey, nel definire l’identikit del consumatore di food&wine made in Italy – ha rimarcato Denis Pantini – emerge un consumatore che è stato nel nostro paese negli ultimi anni per vacanza o lavoro. Aspetto da tenere in considerazione, quello della promozione del territorio dunque, per sviluppare l’export di qualsiasi prodotto agroalimentare. E l’olio di oliva figura a pieno titolo in questa casistica”.