Dalla Spagna giunge un grido d’allarme sulle ripercussioni agronomiche derivanti dal divieto sistematico di principi attivi nei fitofarmaci: una politica restrittiva, viene sottolineato, che sta scombussolando l’equilibrio naturale delle coltivazioni, favorendo la diffusione di parassiti che fino a poco tempo fa erano considerati di secondaria importanza.
A farsene portavoce è Asaja, l’organizzazione agricola più grande della provincia di Córdoba, in Andalusia, forte di oltre 5 mila soci, secondo la quale “questi nuovi parassiti stanno distruggendo i raccolti e causando la morte degli alberi, lasciando gli agricoltori senza produzione e privi di strumenti efficaci per reagire”.
Da parassiti secondari a minacce letali
Un esempio particolarmente preoccupante è quello del cotonello dell’olivo (Euphyllura olivina), un insetto tradizionalmente classificato come parassita secondario. Tuttavia, in aree come il sud di Cordova e in alcune zone di Jaén – tra quelle a più alta densità di oliveto – l’impatto è stato così devastante da causare la perdita totale delle coltivazioni di olivi. Nonostante questa situazione critica, evidenzia l’associazione, gli organismi fitosanitari dell’Andalusia continuano a descrivere il cotonello dell’olivo come un parassita che non provoca danni significativi.
Anche la cocciniglia cotonosa dell’olivo (Hysteropterum grylloides), che in passato causava danni di lieve entità, avrebbe assunto un’importanza maggiore a causa della mancanza di un efficace controllo chimico. La scarsità di principi attivi autorizzati, ricorda l’associazione, unita a pratiche di gestione del suolo più restrittive, sta contribuendo a far sì che questo parassita provochi persino la morte degli alberi in alcune zone di produzione.
Resistenza, inefficacia e abbandono di soluzioni efficaci
Asaja sottolinea come i pochi principi attivi ancora consentiti non solo si stiano dimostrando inefficaci contro i parassiti attuali, ma il loro uso ripetuto sta generando fenomeni di resistenza, peggiorando ulteriormente la situazione. Casi come gli acari nei mandorli e nel mais, il capnodio (Capnodis tenebrionis) o lo stesso cotonello dell’olivo sono sempre più diffusi e dannosi.
Concorrenza internazionale e un’ingiusta disparità
La situazione, ricorda l’associazione, è resa più critica dal fatto che prodotti come il dimetoato o il clorpirifos, un tempo efficaci e ampiamente utilizzati, sono stati abbandonati. L’utilizzo del dimeteoato, come noto, è stato vietato con il mancato rinnovo dell’approvazione europea, ai sensi del regolamento (UE) 2019/1090. Come più volte ricordato da L’OlivoNews, peraltro, vi sono valide alternative attraverso corrette gestioni agronomiche.
Tuttavia, viene fatto notare, questi stessi prodotti sono autorizzati in Marocco e Tunisia, paesi che competono direttamente nel mercato dell’olio d’oliva.
Richiesta urgente di interventi straordinari
Per tutti questi motivi, Asaja ha sollecitato sia l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Andalusia che il Ministero dell’Agricoltura ad attivare con urgenza autorizzazioni eccezionali per l’impiego di fitofarmaci su colture che presentano gravi problematiche. Tra le richieste più recenti figurano proprio il dimetoato e il clorpirifos per gli oliveti.
“Il settore necessita di soluzioni concrete e immediate. Se le autorizzazioni continueranno a essere negate senza una base tecnica o agronomica, le conseguenze economiche e sociali saranno irreparabili per molte aziende agricole,” conclude Asaja.