Con le potature in corso, una chiacchierata con Giorgio Pannelli, punto di riferimento del settore olivicolo e presidente della Scuola Potatura Olivo che porta il suo nome, è sempre utile e formativa. L’occasione ce la fornisce l’annuncio della sua partecipazione all’interessante incontro pubblico in programma alla prima edizione della fiera Toscoleum il 26 aprile prossimo a GrossetoFiere (all’interno della Fiera del Madonnino).
Dottor Pannelli, sono ripartite le potature. Cosa è utile ricordare?
“Che l’olivo cresce come un grande cespuglio, tanto che i botanici lo definiscono come un albero a portamento cespuglioso sostenuto da più tronchi. La specie è eliofila, basitona, dicotomica ed anche resiliente vista la straordinaria capacità di superare numerose avversità, tra cui l’uomo, con la sua arma strategica che è la lentezza, ovvero il tempo. La porzione di chioma più efficiente, sia sotto il profilo vegetativo che produttivo, è quella periferica superiore perché meglio illuminata e rifornita. Ovviamente, essendo la più lontana dal terreno, è la più scomoda per il produttore”.
Dunque?
“Dunque, bisogna fare in modo che la parte più efficiente si trasferisca in basso, così che potatura e raccolta diventino più agevoli. E bisogna farlo in maniera razionale, tenendo conto delle peculiari esigenze fisiologiche della specie, in primis del rapporto volumetrico tra chioma e radici e dell’esercizio della dominanza apicale della vegetazione”.
Tradotto in senso pratico?
“Nel primo caso si tratta di conservare inalterato il volume della chioma, anche se diradata nella sua porzione superiore, pena uno squilibrio tra attività vegetativa, che tenderebbe a prevalere, e produttiva che tenderebbe a soccombere. Ancora, la pianta utilizza gli apici vegetativi naturali per la produzione di ormoni inibitori di crescita (auxine) che migrando in direzione basipeta esercitano la dominanza apicale organizzando e controllando l’attività dell’intera chioma. Necessita, quindi, conservare una parte della porzione superiore di chioma per evitare un immediato tentativo di ripristino nel caso venga praticata la cimatura o la capitozzatura”.
Insomma, un vaso policonico!
“La forma di allevamento a vaso policonico resta, ad oggi, il miglior compromesso possibile tra le esigenze fisiologiche dell’olivo e quelle economiche del produttore. La pianta vedrà soddisfatta la sua primaria esigenza di produrre abbondanti frutti, così come il produttore che, limitando al minimo indispensabile l’attività della porzione superiore di chioma a favore di quella inferiore ricca di rami a frutto, ora meglio riforniti ed illuminati, vedrà trasferito in basso il naturale potenziale produttivo. Il tutto ricorrendo prima ad una potatura di riforma “senza se e senza ma” su qualsiasi tipologia di pianta opportunamente distanziata dalle altre, poi a semplici, rapide e sicure (da terra) operazioni annuali di manutenzione (senza mai più riformare) che, su piante ben equilibrate, consentiranno di operare per decenni ad un ritmo medio di appena 10 minuti/pianta”.